LA DISABILITÁ É ANCHE FISICA
Siamo stati nella sede dell’associazione e, in una manciata di minuti, ci siamo trasformati in malati di demenza, usando strumenti che riproducono le difficoltà dei pazienti. Abbiamo indossato occhialini semioscurati che limitano anche la visione periferica e grossi guanti da lavoro con un paio di dita cucite tra loro. Nelle scarpe ci hanno fatto mettere solette con punte di metallo e, intanto, attraverso gli auricolari, un rumore di fondo ci impediva di sentire bene.
Così abbiamo capito cosa significa vivere come un malato: vista ridotta, udito compromesso, mani deformate dall’artrite e un dolore continuo alla pianta dei piedi. Abbiamo dovuto aprire un lucchetto, compilare la lista della spesa, organizzare i farmaci in un portapillole, abbinare calzini. Operazioni probitive se sei malato di demenza.
E alle difficoltà oggettive si è aggiunto lo stress per non riuscire a portare a termine compiti che sai elementari, l’umiliazione, la confusione. «Lo scopo della simulazione è proprio questo: attraverso l’empatia far comprendere meglio la situazione di chi, a causa di una patologia degenerativa che altera le strutture cerebrali e le connessioni tra i neuroni, comincia a perdere il contatto e la capacità di interagire positivamente con l’ambiente», spiega Paola Brignoli, direttore operativo di InsiemeAte (tel 840.000.640, insieme-a-te.it).