Il 95% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ascolta la musica con gli auricolari o le cuffie a un volume che supera di molto i limiti indicati dalle case produttrici di smartphone o altri dispositivi. E il 61% non prende alcuna precauzione quando si trova in ambienti dannosi per l’udito. Sono solo due dati del recente rapporto State of Hearing, condotto su oltre 7200 persone in 5 Paesi europei dall’azienda Cochlear, ma descrivono bene quanto venga sottovalutato il rischio che si corre esponendosi a un livello eccessivo di rumore.
«La fascia di età da 14 a 24 anni è quella più in pericolo, perché tende a frequentare spesso le discoteche o a partecipare ai concerti. Ma i danni si pagano dopo», spiega il professor Alessandro Martini, direttore della Clinica di otorinolaringoiatria e del dipartimento di neuroscienze dell’Azienda ospedaliera Università di Padova.
Come capire qual è il limite da non superare? Se resti a contatto di una fonte sonora superiore a 85 decibel per diverse ore (per esempio se sei in discoteca, dove si superano anche i 110 decibel), rischi di subire un trauma acustico acuto. E, per intenderci sul concetto di rumore, parlare a voce alta corrisponde già a circa 60-70 decibel.
I suoni “esplosivi”
Ci sono dei rumori che possono causare un danno immediato, anche senza bisogno di subirli per ore. «Sono quelli esplosivi, come uno sparo o un petardo. Ma sono molto dannosi anche il clacson di un’auto a brevissima distanza o il suono di una tromba da stadio, se è molto vicino», precisa il professor Martini.
Cosa si rischia? «Nell’immediato un trauma acustico acuto, che si manifesta anzitutto con fischi o ronzii, e un calo dell’udito generalizzato sulle frequenze acute, quelle che ti permettono di riconoscere le consonanti S e T: diventa difficile distinguere tra parole come sessantasei e settantasei. Di solito passa nel giro di 30-60 minuti, ma se non si attenua e perdura dopo 2 ore circa, è consigliabile rivolgersi al medico».
Dopo essersi esposti a un rumore molto forte, bisognerebbe tenere a riposo l’udito per almeno 16 ore. «Ciò non significa però che, subito dopo, si possa tornare ad ascoltare musica a tutto volume come se niente fosse. Il danno precedente non si ripara, ma si cumula con quello successivo. E, a lungo andare, si trasforma in un calo dell’udito», dice il professor Martini.
Ma quali sono le situazioni più frequenti in cui ci si espone a livelli pericolosi di rumore? Vediamole nel dettaglio, con una premessa fondamentale: «Non è possibile fare una classifica che sia valida per tutti nello stesso modo, perché esistono persone più suscettibili di altre al rumore. E non ci sono esami che consentano di accertare a priori questa maggiore sensibilità», puntualizza il nostro esperto.
La musica in cuffia
È forse l’azione più pericolosa in assoluto per la salute dell’udito: «Più è breve la distanza dalla fonte sonora, maggiore è il danno che viene provocato. Ecco perché gli auricolari sono più rischiosi», fa notare il professor Martini.
Le cuffie sono appena più lontane, ma compensano questo divario perché racchiudono tutto l’orecchio al loro interno. «L’unico modo per difendersi è agire sul volume: sarebbe meglio non superare la metà del livello previsto dal dispositivo. E se proprio vuoi fare uno strappo, che non sia per più di qualche minuto».
Alcune case produttrici segnalano visivamente sul display il punto in cui l’intensità sonora comincia a diventare pericolosa, di solito con i colori (per esempio verde e rosso).
Lo stereo in auto
L’ambiente chiuso e ristretto, unito al volume troppo alto rende l’automobile un contesto a rischio: «Ma non pensare che per limitare i danni basti abbassare i finestrini, perché è solo un palliativo. L’unica soluzione è non esagerare col volume», avverte l’esperto.
La festa in casa
Un appartamento può trasformarsi in discoteca: «La musica alta, anche in casa, può avere un effetto deleterio», puntualizza Martini. Ma il danno dipende dalla presenza di tende o tappeti, mobili, librerie, finestre... Più elementi assorbenti ci sono, più il suono viene “diluito”.
Il concerto
In questa situazione ci sono tutti gli ingredienti per poter danneggiare l’udito: «Anzitutto la musica, che è spesso suonata a volumi molto alti», dice Martini. «Fai attenzione a scegliere un posto lontano dalle casse acustiche, che sono pericolose soprattutto quando meno te lo aspetti: prima del concerto, quando vengono provati i livelli dei volumi di ciascuno strumento, può capitare di ritrovarsi a sobbalzare per suoni che vengono “sparati” all’improvviso».
Il traffico
«Diversi studi hanno dimostrato l’esistenza della cosiddetta socioacusia, cioè il danno all’udito causato dall’esposizione ai rumori tipici dei centri molto popolati», spiega il professor Martini. «Chi vive nelle grandi città ha molte più probabilità di avere danni all’udito rispetto a chi vive in campagna o in luoghi isolati. Ma deve trattarsi di un contatto continuo e prolungato con fonti sonore superiori agli 85 decibel, tutti i giorni per almeno 8 ore consecutive», chiarisce l’esperto.
Come difendersi? «Sicuramente utilizzare i tappi è una valida forma di protezione», consiglia il professore.
Anche la nicotina fa male all’orecchio
Vuoi salvaguardare il tuo udito? Non fumare. La nicotina, infatti, oltre a danneggiare l’apparato respiratorio e quello cardiovascolare, è deleteria anche per le orecchie.
«È vasocostrittrice, capace cioè di diminuire il calibro dei vasi sanguigni, e si ripercuote negativamente sulla coclea, quella parte dell’orecchio interno dalla tipica forma a chiocciola indispensabile per l’udito», spiega il professor Alessandro Martini. «La coclea è tra gli organi del corpo umano che più consumano ossigeno. Dunque, se la si priva del suo nutrimento primario, a causa di un minor afflusso di sangue, il danno sarà inevitabile».
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Articolo pubblicato sul n. 18 di Starbene in edicola dal 17/04/2018