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Visite fiscali 2017: cambia davvero qualcosa?

All’inizio di ogni anno i media annunciano novità importanti sulle visite fiscali. Ma si tratta di notizie attendibili? Ne parliamo con uno dei massimi esperti di medicina fiscale

credits: iStock




di Oscar Puntel


A ogni inizio d’anno ci troviamo con l’annuncio di novità importanti sulle visite fiscali, i controlli medici per i lavoratori del settore pubblico e privato che sono in malattia. «Ma puntualmente è sempre la solita storia», ci dice Alfredo Petrone, medico e segretario nazionale della Fimmg-Inps, il segmento della federazione dei medici di famiglia che si occupa di queste visite mediche “a domicilio”. «Basta fare una ricerca sul web e immancabilmente si trovano notizie di aggiornamenti della normativa. Che in realtà non ci sono. E infatti, vengono indicate, senza specificare leggi o circolari Inps vere e proprie, procedure che già conosciamo e che sono in vigore da tempo». “Notizie”, si fa per dire, solo per tornare a parlare dell’argomento.

«La falsa "novità” di questi giorni riguarda il cosiddetto obbligo di reperibilità (che, quanto a orari, non è lo stesso fra chi lavora nel pubblico e chi opera nel privato. Gli statali, infatti, devono farsi trovare a casa per possibili visite del medico fiscale dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18. Mentre, chi è impiegato nel settore privato è tenuto a rendersi reperibile dalle 10 a mezzogiorno e dalle 17 alle 19). Secondo alcuni media, per i lavoratori delle aziende private l'obbligo di reperibilità sarà modificato a partire da gennaio 2017. Ma, in realtà, il cambiamento è già avvenuto e risale a un decreto del Ministero del Lavoro di gennaio 2016. In ogni caso, al di là di queste “sfumature”, è sempre utile capire di che cosa si tratta.


QUANDO C’È L’OBBLIGO DI REPERIBILITÀ

Da gennaio 2016 i lavoratori del settore privato non hanno l’obbligo di farsi trovare a casa dal medico fiscale nelle fasce orarie stabilite, se soffrono di particolari patologie. Per i dipendenti statali, l’esonero è già in vigore dal 2009. «C’è da dire che i lavoratori pubblici godono di un beneficio in più: non hanno, infatti, obbligo di reperibilità, se si trovano in malattia per infortunio sul posto di lavoro o se soffrono di malattie per le quali è stata riconosciuta la causa di servizio, ovvero la patologia è insorta mentre si era al lavoro e a causa della mansione svolta», chiarisce il dottore.

Ma quali sono le malattie per cui non c’è l’obbligo di reperibilità? Si tratta di patologie serie, tali da richiedere terapie salvavita. Riguardano, per esempio, il lavoratore che deve sottoporsi a una chemioterapia e deve andare in ospedale. Oppure i pazienti in dialisi. Sono esonerate anche le persone con invalidità certificata superiore al 67% e che soffrono di problemi connessi a quest’invalidità», aggiunge Alfredo Petrone, fra i massimi esperti di medicina fiscali.


COSA SUCCEDE SE SE NON SI È REPERIBILI DURANTE LA VISITA FISCALE

«Il fatto che ci sia una condizione di esonero non vuol dire che Inps o datore di lavoro non possano mandare il medico fiscale a fare un controllo - aggiunge Alfredo Petrone -. La visita fiscale può essere sempre fatta, ma se il dipendente malato non si trova a casa e fornisce la documentazione giustificativa che attesta le condizioni di non-obbligo di reperibilità, non si va incontro a sanzioni. Il senso dei controlli è sulla correttezza della certificazione e sull’effettivo status patologico della persona e della prognosi che è stata prescritta dal medico».


QUALI SONO LE SANZIONI PREVISTE

Il dipendente avrà 15 giorni di tempo per giustificare la propria assenza al domicilio dichiarato. Se, al momento della visita fiscale, il lavoratore non si trovasse reperibile e fosse sprovvisto di motivazione, la sanzione è pari al 100% della retribuzione per i primi 10 giorni di malattia.

È possibile che il dipendente venga convocato a una seconda visita, direttamente nell’ambulatorio della Azienda Sanitaria di competenza. Se in questa fase il medico verifica l’effettiva malattia, si potrà poi procedere al recupero della normale retribuzione. Si perderà invece il 50% della retribuzione se non ci si presenta. E il 100% se si salta anche la terza visita.


IN ATTESA DELLA RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Chiarisce Alfredo Petrone: «Attendiamo novità dall’ultimo decreto attuativo della riforma della Pubblica Amministrazione. Oggi le competenze sulle visite fiscali sono ripartite in modo complicato fra Inps e Aziende Sanitarie territoriali.

Il controllo dello stato di salute dei lavoratori in malattia lo fanno le aziende sanitarie (il Sistema sanitario nazionale) su richiesta di Inps o di datori di lavoro. Il settore privato deve pagare le Asl per questo servizio, così come gli enti locali (comuni, scuole, amministrazioni periferiche) hanno dei finanziamenti statali con cui pagano le stesse Asl per effettuare questi controlli.

Con l’ultimo decreto attuativo la competenza dei controlli non sarà più ripartita fra Asl e Inps: passerà interamente a carico dell’Istituto nazionale di previdenza. Capiremo come sarà organizzata quando saranno pronti e approvati i decreti, ultimo tassello della riforma della Pubblica Amministrazione».

dicembre 2016

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