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Vishing, l’ultima truffa telefonica

A cascarci non sono gli anziani, ma soprattutto i giovani, perché il rapinatore di dati si documenta sui social per conoscere i profili delle vittime

iStock



Non lo confondere con il phishing, il furto di dati che si innesca via e-mail e che ormai è “passato di moda”, perché (quasi) nessuno ci casca più. La nuova frontiera delle truffe si chiama vishing (da voice phishing), colpisce al telefono e, negli ultimi anni, è sempre più frequente anche in Italia. «Non pensare che le vittime siano gli anziani: sono invece i giovani a cadere più spesso nella trappola», spiega Marisa Marraffino, avvocato specializzato in reati informatici. «Ricevi una chiamata da qualcuno che si spaccia per un dipendente della tua banca, compagnia assicurativa o, magari, la Onlus a cui hai devoluto il 5x1000, e ti ruba dati sul tuo conto bancario (per esempio il codice Cvc di sicurezza della carta di credito) o altre preziose informazioni private».


Ci caschi perché “ti conoscono”

Sembra impossibile, ma la vittima cede perché chi sta dall’altra parte della cornetta dimostra di conoscerla bene, di sapere molto su di lei. Un esempio? “Salve, la chiamo dal suo ufficio bancario: Mario (che magari è davvero un dipendente ed è un amico su Facebook) mi ha detto di chiamarla subito, perché hanno tentato di rubare i codici della sua carta di credito. Per confermare che i suoi dati siano ancora protetti, vorremmo fare un controllo, ma abbiamo bisogno di alcune informazioni”. Questa è la tattica: una vera e propria messa in scena.

«Li chiamano i nuovi furti di identità perché, nell’era dei social network, fare uno screening online delle vittime, scoprire dove abitano e chi sono i loro amici è molto facile», continua l’esperta. «Non ci si rende davvero conto di quanti dati personali si forniscano ogni giorno attraverso Facebook. Il contatto diretto con una persona, il cosiddetto fattore umano, abbassa le difese, a differenza di una e-mail. Modi di fare gentili, delle parole dette al momento giusto e l’arte della persuasione, mista a una certa autorevolezza e (finta) professionalità, possono fare la differenza e spingere ad avere fiducia».


Il risparmio di tempo ingolosisce

«Spesso il truffatore punta sul fatto che con questa chiamata può far risparmiare tempo e velocizzare delle operazioni. Mai fidarsi: con calma, bisogna glissare sulle domande e inventare delle scuse per interrompere la telefonata. Se hai dei dubbi, chiama subito l’ente che ti ha contattato per verificare», dice Maraffino. Anche se è sempre meno frequente, la chiamata che innesca il vishing, può arrivare da un sistema meccanico con voce registrata. «I truffatori sono sempre più preparati, parlano un italiano perfetto anche se sono stranieri, e non commettono errori grammaticali», conclude l’avvocato.


4 regole per difenderti

Ecco i consigli di Gennaro Romagnoli, psicologo (psicologianeurolinguistica.net), per evitare le truffe telefoniche.

  • 1 Se ti dicono “Siamo della banca”, stai all’erta: è una tecnica basata sulla familiarità e l’autorità per far abbassare le difese.

  • 2 Le informazioni private hanno un valore sul mercato: evita di regalarle agli sconosciuti. Se qualcuno sembra “non ricordare” alcuni tuoi dati, potresti essere davanti a una manovra truffaldina. Nel dubbio non rispondere.

  • 3 Ogni volta che ti senti nel dubbio o ti sembra che ci sia qualcosa di poco chiaro, interrompi la discussione con una scusa.

  • 4 Una tecnica di inganno molto comune è chiamata “yes set”. Consiste nel farti dire ripetutamente sì in modo da aumentare la probabilità che tu risponda in modo affermativo a una successiva richiesta.


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Articolo uscito sul n. 1 di Starbene, in edicola dal 18 dicembre 2018

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