LE TERAPIE SONO SOFT
Nella maggior parte dei casi, per la diagnosi di incontinenza bastano l’anamnesi e pochi semplici esami, tra cui le analisi delle urine per escludere infezioni urinarie o problemi più gravi come calcoli o tumori della vescica: «Sono molto utili il diario minzionale, che consiste nel registrare il numero di sedute giornaliere alla toilette e la quantità, e la compilazione di questionari che valutano l’impatto dell’incontinenza sulla qualità della vita del paziente », aggiunge il professore.
La terapia, per entrambi i sessi, si basa su alcuni comportamenti da adottare ogni giorno (vedi qui di seguito) e sugli esercizi riabilitativi, come quelli di Kegel. Supini, con le piante dei piedi a terra e le gambe divaricate, leggermente piegate, si mette una mano sulla pancia e si contraggono i muscoli pelvici, come se si dovesse trattenere la pipì. Eseguiti 2-3 volte alla settimana, danno miglioramenti già dopo 15 giorni. E in 3-6 mesi possono portare anche alla guarigione totale, soprattutto dall’incontinenza da sforzo.
Se il medico lo ritiene necessario, può prescrivere farmaci specifici: «Per bloccare l’iperattività della vescica si usano gli antimuscarinici o i beta3-agonisti, mentre nei casi più seri si inietta nella parete della vescica la tossina botulinica. Per le perdite da sforzo c’è la duloxetina, che rinforza lo sfintere uretrale (la chirurgia mininvasiva viene risevata alle situazioni più complesse)», spiega l’esperto.