Vaiolo delle scimmie: cos’è, cause, sintomi, terapie

Simile al vaiolo, causa una malattia che si risolve spontaneamente nell’arco di poche settimane. Il rischio di complicanze severe può aumentare nelle donne in gravidanza e nelle persone immunodepresse



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Il vaiolo delle scimmie, oggi denominato in modo più "neutro" Mpox (le scimmie, infatti, non sono la fonte primaria di infezione) è causato da un Orthopoxvirus, molto simile al virus del vaiolo, malattia eradicata a livello mondiale negli anni Ottanta, grazie alle campagne di vaccinazione di massa. Generalmente, Mpox – che oggi è presente in forma endemica in diversi paesi dell’Africa centrale e occidentale – causa una malattia, che si risolve spontaneamente nell'arco di poche settimane, ma il rischio di una patologia con complicanze severe aumenta nelle donne in gravidanza e nei soggetti immunodepressi, tra cui le persone con infezione da HIV.

Al momento, gli esperti escludono una pandemia simile al Covid-19, ma invitano comunque alla prevenzione con le normali regole di igiene e comportamento. «Da qualche settimana, il virus è nuovamente finito sotto stretta osservazione da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, che lo ha recentemente dichiarato Public Health Emergency of International Concern, ovvero Emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale», commenta la professoressa Antonella Castagna, primario di Malattie infettive all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e direttore della Scuola di specializzazione in Malattie infettive e tropicali all’Università Vita-Salute San Raffaele. Destano preoccupazione, ma al momento non allarme, il repentino aumento di contagi che si sono verificati principalmente nella Repubblica Democratica del Congo e in alcuni stati limitrofi, ma anche la segnalazione di un caso in aree europee non endemiche, precisamente in Svezia.


Cos’è il Mpox o vaiolo delle scimmie

Storicamente, il primo caso umano di Mpox fu registrato nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo, all’epoca chiamata Zaire. L’infezione era stata rilevata in un bambino di nove mesi, durante un periodo di intensa sorveglianza per eradicare il vaiolo umano. Da quel momento in poi, casi di Mpox sono stati segnalati in molti paesi africani, soprattutto in regioni remote e rurali, dove le persone possono entrare in contatto con animali infetti. A oggi, sono note due varianti (clades) della malattia: il clade 1 è endemico nel bacino del Congo (presenta un maggiore rischio di contagio e si associa a una forma di malattia più grave), mentre il clade 2 è endemico nell’Africa occidentale.

«La patologia è diventata nota a livello internazionale nel 2022, quando si erano verificati dei focolai epidemici in diversi Paesi non endemici, dove non era mai stata documentata la trasmissione interumana di Mpox», descrive la professoressa Castagna. «Nel 2022 i vari focolai erano stati contenuti grazie alla sensibilizzazione sul tema, alle misure di prevenzione e alla disponibilità di un vaccino, somministrato soprattutto ai pazienti più a rischio», riferisce l’esperta. «Ora, dall’inizio del 2024, nella Repubblica Democratica del Congo e in alcuni Paesi limitrofi si è assistito a un nuovo incremento di casi, oltre 15 mila, di Mpox nella sua variante clade 1, dalla mortalità apparentemente più severa», dice la professoressa Castagna. «Da qui sono scattate nuove misure preventive, dovute anche al caso rilevato in Svezia».


Quali sono i sintomi del Mpox

Mpox può presentarsi con febbre, dolori muscolari, linfonodi ingrossati, mal di testa e un’eruzione cutanea caratterizzata da vesciche, pustole e piccole croste, simili alle lesioni tipiche della varicella. Seppure molto meno grave rispetto al vaiolo umano, anche Mpox può portare a complicazioni gravi, specialmente nei soggetti fragili (bambini, donne in gravidanza o persone immunodepresse), come infezioni secondarie, sepsi, broncopolmonite o encefalite.


Come si trasmette il Mpox

Il virus si trasmette attraverso il contatto diretto con lesioni cutanee, fluidi corporei o materiali contaminati come biancheria o indumenti. Un’altra modalità di trasmissione include lo stretto contatto fisico, spesso durante i rapporti sessuali non protetti. «Per il clade 1 non si esclude al momento che il virus possa trasmettersi anche per droplets, cioè attraverso quelle goccioline di saliva più grandi che si emettono starnutendo, tossendo o semplicemente parlando, in caso di esposizione prolungata», tiene a precisare la professoressa Castagna.


Come si tratta il Mpox

Nella maggior parte dei casi, Mpox si risolve spontaneamente nell’arco di 2-4 settimane, stando a riposo e senza terapie specifiche. Eventualmente, al bisogno, possono essere consigliati antidolorifici o antipiretici per lenire i sintomi associati all’infezione. «Solamente nei casi più gravi viene somministrato il tecovirimat, un antivirale che inibisce il ciclo di replicazione del virus, farmaco al momento difficilmente reperibile», commenta l’esperta.


Come si previene il Mpox

Siccome la maggior parte dei contagi avviene per via sessuale, è importante utilizzare il preservativo in caso di rapporti sessuali con persone di cui non è nota la storia clinica. «Un’altra buona norma è evitare la condivisione di posate, stoviglie e biancheria con persone affette da Mpox, ma anche il contatto ravvicinato con persone di cui non si conosce lo stato di salute in caso di grandi eventi di massa oppure di viaggi nelle zone endemiche», raccomanda la professoressa Castagna.

«Altrettanto importante è che le persone con sintomi compatibili con Mpox si rivolgano tempestivamente al proprio medico o al pronto soccorso, in modo da confermare o escludere la diagnosi, per poter mettere in atto tutti i provvedimenti necessari per evitare la diffusione del virus. Per la prevenzione di Mpox è disponibile un vaccino, che era stato utilizzato in precedenza contro il vaiolo, prodotto dalla Bavarian Nordic: l’Italia e gli altri paesi si stanno attrezzando per poter avere dosi sufficienti e definire i criteri di priorità nella vaccinazione con cui affrontare un’eventuale emergenza, che comunque al momento appare improbabile», conclude l’esperta.

5 settembre 2024

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