di Oscar Puntel
I recenti decessi per meningite di tipo C riscontrati in Toscana e il caso della ragazza morta a Milano il 29 novembre hanno riacceso i riflettori su questa patologia e sulla possibilità di prevenirla, con le vaccinazioni (nell'articolo trovi anche in quali Regioni italiane è attivo il servizio). Abbiamo chiesto a Giovanni Villa, medico infettivologo e ricercatore italiano presso l’Università di Liverpool (Regno Unito), di rispondere ai dubbi più comuni.
Perché la Toscana è la regione più colpita dalla meningite?
Non possiamo sapere quali sono le cause di questa iperendemia (cioè la presenza costante di una patologia su un territorio, ma che ha un picco temporaneo). L’Istituto Superiore di Sanità sta ancora indagando.
Dai dati epidemiologici possiamo solo dire che ci sono state una diffusione e un contagio locali. Si sospetta che ci siano, in certe zone di quel territorio, alcuni ceppi (cioè sottotipi del meningococco C) particolarmente virulenti. Ogni tanto si riscontrano questi picchi regionali, proprio come era accaduto in Veneto nel 2013.
Precisiamo però una cosa, a proposito del contagio: evitiamo di farci prendere dall'ansia, perché il batterio del meningococco non si trova nell'aria: il contagio avviene per contatto diretto e stretto, attraverso starnuti, goccioline di saliva, condivisione di posate.
Fra l’altro, alcuni di noi sono portatori sani del batterio: nelle vie respiratorie di molti si annida meningococco di tipo C (e non è detto che queste persone si ammalino); quanto più sono gli individui che ospitano questo batterio, tanto più aumenta la percentuale di rischio dell’infezione.
Quante meningiti si sono verificate in Toscana fino a oggi?
Secondo i dati diffusi dell’Istituto superiore di Sanità, pubblicati in un report su Eurosurveillance, il numero di casi di malattia meningococcica invasiva, la forma più grave dell'infezione causata da meningococco, è passato da 2 casi nel 2014 e 3 nel 2013 a 43 tra il 2015 e fino ad aprile 2016. Trentacinque casi su 43 sono stati causati da un ceppo C ipervirulento. I più colpiti sono stati i giovani tra i 20 e i 29 anni (15 casi) e a seguire i ragazzi tra i 9 e i 19 anni (10 casi).
Chi deve vaccinarsi?
È bene che i toscani si vaccinino, in particolare quelli nei Comuni coinvolti o dove si sono riscontrati più casi. Proprio per questo, la Regione Toscana ha avviato un piano per rendere l’accesso gratuito a tutti, nelle provincie dove si sono registrati i casi.
Sopra i 40-50 anni, inoltre, il vaccino è consigliabile per alcune categorie a rischio, quelle che lavorano in comunità chiuse e aggregate (case dello studente, prigioni, caserme).
Dottore, dopo il caso della studentessa universitaria della Statale di Milano morta il 29 novembre per meningite fulminante di tipo C (ricordiamo che a fine luglio scorso era deceduta un’altra giovane che studiava nello stesso dipartimento), è allarme anche in Lombardia?
«I due casi, essendo troppo distanti nel tempo l’uno dall’altro, non possono essere collegati per concludere che c’è un epidemia in corso. Tuttavia, anche in considerazione di quel che è avvenuto in Toscana, vi è un livello di attivazione maggiore, e considerato che i due casi si sono riscontrati in una stessa comunità (il dipartimento di Chimica dell’Università Statale di Milano), potrebbe esistere la ragionevole probabilità che ci sia un portatore sano, cioè qualcuno che, senza saperlo, alberghi il meningococco in gola (e possa trasmetterlo con starnuti e raffreddori).
Non si può dire che sia un "untore", perché neppure lui sa di portare con sé il meningococco e probabilmente il ceppo batterico su di lui non ha effetto: questi aspetti li chiariranno solo le analisi sul ceppo batterico responsabile della meningite fulminante che nei giorni scorsi ha colpito la ragazza. La misura delle vaccinazioni offerte a 140 studenti di quel dipartimento (la campagna vaccini partirà dopo l’Immacolata e andrà avanti fino a Natale) è il provvedimento migliore, perché permette di costruirsi una difesa immunitaria utile se in futuro si dovesse entrare in contatto con il meningococco, in quella comunità».
Ma se i casi di contagio riguardano soprattutto gli adulti, perché si è puntato sui bambini?
Si punta alla vaccinazione pediatrica perché è come un investimento per il futuro. Ogni vaccino ha una sua memoria, quello della meningite protegge senz’altro, anche se non si sa per quanti anni, perché si tratta di prodotti sviluppati di recente. Di certo, se pure la persona vaccinata venisse attaccata da adulta, la malattia sarebbe meno aggressiva. Insomma, un vantaggio c’è sempre.
La Toscana (assieme a Emilia Romagna, Marche, provincia di Bolzano) è sotto i livelli di guardia per la copertura vaccinale: i bambini vaccinati non superano il 95% del totale. Questa percentuale è la soglia minima per parlare di una popolazione coperta da eventuali epidemie (la cosiddetta “immunità di gregge”, collettiva). I casi di meningite dipendono da questa bassa copertura?
No. Il concetto di copertura vaccinale riguarda le vaccinazioni obbligatorie per legge (difterite, tetano, poliomielite ed epatite B). Il meningococco di tipo C non rientra fra queste, in nessuna regione. Infatti, la campagna attuata dalla Toscana, cioè la messa a disposizione del vaccino in modo gratuito, non è stata il rinforzo di un piano vaccinale previsto e poco seguito dalla popolazione locale, ma un’azione nuova, una misura operativa per qualcosa che non si era coperto.
È bene che si vaccini anche il resto degli italiani?
Non bisogna creare allarmismi. L’eccezionalità del fenomeno ha portato la Toscana a prendere questo provvedimento vaccinale, ma nelle altre regioni non c’è questa emergenza. Dai dati, tutte le altre regioni continuano ad avere i loro casi, che sono stabili (uno o due all’anno). Il primo parametro da considerare è sempre quello geografico.
Quanti vaccini anti meningococco esistono?
Abbiamo un vaccino tetravalente che copre 4 diversi ceppi di meningococco (A, C, W, Y), il vaccino specifico per il ceppo C e quello specifico per il B. In alcune Regioni, per offrire più copertura, si consiglia di fare sia il tetravalente sia il B.
Che differenza c’è fra il vaccino anti meningococco C e B?
Questi vaccini coprono ciascuno un ceppo di meningococco. Chiariamo: esistono 13 sierogruppi di meningococchi, ma 5 di questi (A, B, C, Y, W) sono responsabili della malattia meningococcica invasiva. Tra questi, i principali responsabili in Italia sono i sierogruppi B e C. Ecco perché i vaccini anti B e anti C sono molto caldeggiati, ma la scelta è libera. La situazione, comunque, cambia da regione a regione: alcune le offrono gratis, altre no (per intendersi, il tetravalente ha un costo che può andare da 88 a 97 euro circa, a seconda dei marchi; l'anti C da 64 a 72 euro circa; l'anti B circa 146 euro).
Bisogna fare dei richiami?
In età pediatrica, il vaccino anti B si fa in tre dosi: al terzo, al quinto e al 13esimo mese di vita. L’anti C si fa una sola volta, fra il 13/esimo e il 15/esimo mese. La copertura è buona per 10-20 anni. Dopo non si sa: ma una minima protezione resta e la malattia si presenta in modo meno grave, in caso di contagio.
I vaccini contro la meningite sono gratis o a pagamento?
Dipende dai Piani vaccinali regionali. Il quadro è molto variegato: i singoli centri vaccinazioni o i Dipartimenti di prevenzione di residenza sanno fornire tutte le informazioni. Il vaccino anti-B viene offerto gratuitamente in Basilicata, Puglia, Veneto, Toscana, Sicilia, Liguria, Friuli Venezia Giulia.
Il vaccino quadrivalente antimeningococco ACWY che protegge da quattro ceppi del meningococco viene offerto gratuitamente in Puglia, Basilicata, Molise, Liguria, Veneto, Toscana, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Provincia Autonoma di Bolzano e a Trento. In generale, il cittadino può richiederlo, ma in alcuni casi può essere tenuto a pagare il ticket.
La Regione Lombardia, invece, a partire da gennaio 2017, offrirà il vaccino per la protezione individuale nei confronti dei ceppi di meningococco (A/B/C/W/Y), in co-pagamento, a chiunque ne faccia richiesta (significa che il costo del vaccino a carico del cittadino sarà pari al prezzo di acquisto sostenuto da Regione Lombardia senza ulteriore ricarico. A questo andrà aggiunto il costo di somministrazione definito dal Tariffario delle prestazioni e degli interventi erogati dal Dipartimento di Prevenzione Medico delle Aziende Sanitarie Locali e alcuni costi organizzativi con un risparmio per i cittadini che andrà dal 30 al 60 per cento). Lo ha detto l'assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera in merito all'approvazione in Giunta regionale del decreto Attivazione dell'offerta in co-pagamento in Regione Lombardia per la prevenzione delle malattie invasive batteriche da meningococco.
articolo aggiornato l'8 gennaio 2017
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