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Vaccini: cosa cambia con la nuova legge

Il nuovo decreto legge sul tema ha suscitato diverse polemiche e dato il via a una serie di interrogativi. Gli esperti aiutano a fare chiarezza

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Il nuovo decreto legge sull’obbligatorietà dei vaccini per l’accesso a scuola, oltre ad avere dato il via a una serie di polemiche su una sua presunta incostituzionalità, ha aperto anche una serie di interrogativi su come mettere “in regola” bimbi e ragazzi evitando di incorrere in sanzioni e senza esporli a rischi per la loro salute.

Già, perché da settembre, agli under 6 senza certificato vaccinale sarà negata l’iscrizione a nidi e scuole materne, mentre i genitori dei bambini più grandi che iscriveranno i loro figli non vaccinati alle scuole dell’obbligo saranno puniti con maxi multe, o addirittura con la sospensione della patria potestà. Cosa succederà, dunque? Ecco i chiarimenti dei nostri esperti.


Quanti vaccini si dovranno iniettare?

«La copertura riguarda 12 malattie, ma i vaccini necessari per garantirla sono “solo” 4 perché con il nuovo piano verranno somministrati (peraltro a carico del Servizio sanitario e quindi gratuitamente) soprattutto quelli combinati: l’esavalente che protegge da poliomielite, tetano, difterite, epatite B, pertosse e Haemophilus Influentiae e il vaccino quadrivalente che copre da morbillo, rosolia, parotite e varicella, tra l’altro già obbligatorio per legge sino a maggio 2017», spiega il dottor Fabrizio Pregliasco, virologo.

«Singolo, invece, il vaccino per proteggere dalla meningite di tipo B e quello diretto contro la meningite di tipo C. Per rendere effettivo il nuovo piano vaccinale non saranno necessari tempi lunghissimi, anche perché alcuni vaccini, per esempio quello contro il meningococco C, prevedono una sola dose».


E i bambini che non ne hanno mai fatti?

«Non c’è da temere che un bambino venga sottoposto a una sorta di full immersion vaccinale: anche se al momento non sono note le norme applicative del decreto, è probabile che vengano stilati programmi personalizzati, e quindi con “tabelle di marcia” per i bambini che non ne hanno mai fatti (stimati intorno a 800mila), per quelli che ne hanno già effettuati alcuni in passato e per quelli che hanno magari iniziato un ciclo vaccinale, senza completarlo o senza effettuare i richiami.

Le scadenze per le varie dosi saranno sempre quelle riconosciute dalla scienza come sicure ed efficaci: tra la prima e la seconda dose dell’esavalente, per esempio, devono trascorrere 2 mesi e poi devono passarne altri 6 per effettuare la terza che completa il ciclo di base.

I richiami successivi sono invece fissati a distanza di anni. Anche con la nuova obbligatorietà, non sarà previsto alcun anticipo per regolarizzare in tempi fast i bambini non vaccinati e se le Asl non riusciranno ad evadere le tante richieste, probabilmente farà fede per l’iscrizione alla scuola il fatto che la famiglia si sia rivolta all’azienda sanitaria e abbia fissato un piano per mettere in regola i propri figli, da attuare poi secondo i tempi prestabiliti dai sanitari».


I combinati sono più rischiosi per la salute?

«Alcuni genitori temono che con il loro utilizzo ci sia un incremento dei rischi per la salute e portano come prova i dati dell’Aifa, secondo la quale, solo nel 2013, per l’esavalente sono state segnalate ben 1.343 reazioni avverse, di cui 141 gravi. Ma è una paura infondata perché le probabilità di reazioni avverse con vaccini combinati o singoli è identica, ed è comunque inferiore a quella legata all’utilizzo farmaci di uso comune, come i fans.

Non solo: gli effetti avversi di un vaccino, anche combinato, sono notevolmente inferiori a quelli che il bambino corre se si ammala: se contrae il morbillo ha il 10% di possibilità di avere come complicanza una polmonite e un bambino su 1000 può avere un’encefalite», spiega il dottor Pregliasco.

«Non bisogna dimenticare che il sistema immunitario di un bambino, anche piccolo, si confronta ogni giorno con una quantità di microbi che è 100 volte superiore a quello di tutte le cellule del suo corpo», rassicura il professor Alberto Mantovani, immunologo, direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas, docente di Humanitas University e autore di Immunità e Vaccini.

«Inoltre, i vaccini combinati sono testati in modo rigoroso e non c’è nessuna evidenza scientifica che possiedano maggiori effetti di tossicità o che incrementino le possibili reazioni avverse», continua il professore.


E se si ha già avuto la malattia?

«Un ulteriore timore è quello di rischiare di vaccinare quei bambini che magari hanno già fatto una delle malattie e che hanno perciò già un’immunità permanente, solo perché i genitori non se ne ricordano. Oppure, di vaccinare nuovamente bambini di cui non si conosce lo stato vaccinale, magari perché adottati.

Anche in questo caso, nessuna paura: ripetere il vaccino non li espone a rischi, ma risveglia solo la loro memoria immunologica, cosa che per altro succede naturalmente nella vita quotidiana per tutte le malattie verso le quali si maturano anticorpi», spiega il professor Gian Vincenzo Zuccotti, infettivologo, direttore della Clinica pediatrica dell’ospedale dei bambini Buzzi e docente dell’Università degli studi di Milano.

«Se per esempio abbiamo fatto la rosolia, ogni qualvolta veniamo a contatto con il virus che la provoca non ci ammaliamo, ma il nostro sistema immunitario si mette in moto e rafforza le sue difese verso quel microrganismo.

Stesso effetto con il vaccino fatto una seconda volta: la sua azione, però, è più soft di quel che avviene in natura, visto che contiene solo virus attenuati o frammenti degli agenti infettanti».

Nei casi dubbi, continua il professore: «I genitori che lo vogliono, possono sottoporre il proprio figlio (a loro spese) a un esame del sangue che dosa gli anticorpi nei confronti delle malattie infettive coperte dai vaccini ed esibirla all’Azienda sanitaria. Se le immunoglobuline specifiche sono alte, il vaccino è inutile, se sono basse o assenti, è necessario».


Come cambia la legge

«Senza libretto vaccinale, i bambini da 0 a 6 anni non possono essere iscritti nei nidi e nelle scuole dell’infanzia», spiega il dottor Marino Faccini, responsabile della profilassi malattie infettive dell’Agenzia tutela della salute di Milano.

«Fanno eccezione i bimbi con rare patologie (per esempio immunodeficienze) che possono omettere alcune vaccinazioni richieste, o quelli che seguono terapie croniche (bimbi leucemici, per esempio) che possono differirle. Devono però esibire un certificato del medico di medicina generale o del pediatra di libera scelta che attesti l’incompatibilità delle vaccinazioni con la loro situazione clinica».

Nessun divieto di iscrizione, invece, per i bambini delle elementari e delle medie e per i ragazzi dei primi due anni delle superiori, che non sono in regola con il calendario vaccinale: si tratta di studenti che frequentano la scuola dell’obbligo, un diritto che è perciò inalienabile.

«In assenza di uno o più vaccini, però, il dirigente scolastico è tenuto a segnalare l’irregolarità alla Asl di competenza (se non lo fa incorre nel reato di omissione di atti d’ufficio) che ha l’obbligo di contattare la famiglia, dandole una scadenza per vaccinare il figlio», spiega ancora il dottor Faccini.

«Se i genitori si rifiutano, sono previste multe salate (dai 500 ai 7500 €), comminate dalle Aziende sanitarie. Non solo: i genitori che si rifiutano a oltranza rischiano di essere segnalati dalla Asl anche al Tribunale per i minorenni per la sospensione della potestà genitoriale».


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Articolo pubblicato sul n. 25 di Starbene in edicola dal 6/6/2017

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