La scommessa è sui grandi numeri. Su quel centinaio di abitanti di San Leo, piccolo comune romagnolo, chiamato a raccolta dallo stesso sindaco al motto “giù i chili di troppo”. Benvenuti sugli schermi di Un paese a dieta, reality in due puntate (in onda l'8 e il 12 giugno 2022, alle 21,25 sul canale Nove), che mostrerà l’evoluzione e il risultato di questa sfida lunga 100 giorni. Ad aiutare il primo cittadino, Leonardo Bindi, nella remise en forme dei suoi compaesani ci saranno tre super esperti:
Carla Lertola, dietologa e storica consulente di Starbene, Amaurys Perez, ex pallanuotista azzurro ma in questo caso village trainer e lo chef Roberto Valbuzzi. La curiosità di sapere come andrà a finire è tanta, perché, siamo sinceri, non è proprio facile perdere peso in una terra come la Romagna, che fa della buona tavola il suo fiore all’occhiello. A trovare un trait d’union tra sana alimentazione, piacere del palato e benessere psicofisico ci pensa la dottoressa Lertola, che non è certo nuova all’esperimento: per anni ha fatto dimagrire le lettrici del nostro giornale seguendole passo passo nella rubrica-reality “Ex fat”. In attesa di vederla in tivù, le abbiamo chiesto qualche pillola di orientamento sul tema.
Dottoressa Lertola c’è addirittura bisogno di mettere un intero paese a dieta? Siamo tutti in sovrappeso?
Non è tanto una questione di effettiva necessità numerica, quanto di comunicare a un gruppo sempre più vasto di persone due concetti basilari. Il primo: dieta non è sinonimo di sacrificio. Limita un po’ la libertà a tavola, ma non è fatta di rinunce assolute, tipo saltare i pasti o bandire certi cibi. Il secondo: quello che compri e mangi deve andare necessariamente insieme alla nostra cultura alimentare e alla fantasia. Non ha senso il binomio “bistecca e insalata”, altrimenti addio buoni propositi! Possiamo fare mille diete, più o meno serie, ma torniamo sempre al punto di partenza. Quando si parla di regime dimagrante, infatti, bisogna tenere sempre conto che l’essere umano è fatto di piacere, e non solo di dovere.
Ancora non ci siamo convinti che possiamo perdere peso mangiando un po’ di tutto?
Gli equivoci sul significato vero di “dieta” sono ancora tanti. Questa parola viene dal greco antico diaita, che significa “stile di vita” e così va interpretata nel lungo periodo, praticamente per tutta la vita. In termini concreti, non deve servire solo a perdere chili: una volta raggiunto il peso forma, le persone devono avere imparato a mangiare bene. Ci si riesce, per sempre, solo se la dieta porta a un vantaggio, a un benessere psicofisico generale.
In effetti, circolano tante false credenze sui cibi dannosi o meno per la linea…
A iniziare dai carboidrati, ritenuti ingrassanti. Oggi, infatti, vanno di moda le diete low carb, un grande errore sul fronte linea. L’equivoco si può scomporre facilmente: non si dimagrisce di più e prima, innanzitutto; non è una scelta gestibile nel tempo e men che meno favorevole all’organismo, soprattutto. Il massimo della salubrità (e della sazietà) rimane ancora il cosiddetto piatto di Harvard: un pasto bilanciato deve includere per metà vegetali (verdura +frutta), un quarto di proteine (carne, pesce, formaggi ecc.) e un quarto di carboidrati complessi (pasta, pane, farro, orzo ecc.). Quest’ultimi sono essenziali per avere energia prolungata, mantenere stabile la glicemia ed evitare i picchi di fame.
Con quali occhi va guardata una cura dimagrante?
Con quelli del buonsenso, direi. Inutile disperarsi se qualche volta – ed è umano farlo– si sgarra perché per ingrassare ci vuole altro che un cioccolatino qua e là o una pizza ogni 10 giorni. Inutile anche pensare di mettersi a dieta perché a 50 anni si hanno tre chili in più rispetto ai propri 20 anni. A una certa età, infatti, i confronti vanno fatti in orizzontale, non in verticale. È normale essere un po’ più rotondi perché a, parità di condizioni, abbiamo più massa grassa che magra, quindi il metabolismo lavora meno. Facciamo più fatica a mantenere il peso.
A proposito: c’è un peso ideale?
No, c’è un peso ragionevole. Ha due caratteristiche: rientra come Bmi (indice di massa corporea) nella normalità e viene mantenuto con il minimo degli sforzi, sempre all’interno di un’alimentazione sana beninteso. Poi, pesiamoci il meno possibile, che è talmente condizionante! A parte il fatto che possono esserci delle oscillazioni giornaliere del tutto normali, per sapere come vanno le cose basta tenere d’occhio quanto ci stringono o meno i vestiti. È un risultato più veritiero della bilancia!
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