A volte le tecniche di fecondazione assistita non hanno successo perché non si riesce a stimolare le ovaie dell’aspirante mamma a produrre un numero di sufficiente di ovuli. Alla base di questo problema possono esserci l’età non più giovane, la menopausa precoce o una risposta inadeguata alle stimolazioni ormonali.
Fino a ieri l’unica soluzione era il ricorso agli ovuli di una donatrice, ora invece è possibile superare l’ostacolo con le tecniche di “ringiovanimento ovarico” messe a punto dall’Ivi (Instituto valenciano de infertilidad).
«Attenzione, però: sono riservate alle donne sotto i 38 anni, eventualmente entrate in menopausa da meno di un anno», precisa la dottoressa Daniela Galliano, direttrice del centro Ivi (Instituto valenciano de infertilidad) di Roma. Le tecniche sono due: la frammentazione del tessuto ovarico (Offa) e l’infusione di cellule staminali nell’arteria ovarica (Scot).
«Nella prima metodica, la paziente è sottoposta a una laparoscopia con cui si preleva una parte della corteccia esterna dell’ovaio: questa viene frammentata, in modo da stimolare la crescita degli ovociti immaturi, e poi ri-impiantata»,spiega ancora la direttrice del centro.
«La seconda, ancora in via sperimentale, consiste in un trapianto di midollo osseo, sempre con lo scopo di rigenerare l’ovaio». La tecnica Offa è attualmente disponibile solo nei centri Ivi spagnoli e costa 3000 €.
F.M.
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Articolo pubblicato sul n. 30 di Starbene in edicola dall'11/7/2017