Screening: come evitare i falsi positivi

Alcuni test di laboratorio possono dare esito positivo anche si è perfettamente sani. Ecco come aumentarne l’attendibilità



di Ida Macchi

Esami del sangue o delle urine: capita a tutti di doverli effettuare, magari per un normale controllo di routine, o nel sospetto di qualche problema di salute. Ma forse non sai che alcuni test di laboratorio hanno un rischio molto elevato di dare un falso positivo, a volte più alto di quello di un responso veritiero.

In pratica: decretano uno stato di malattia, anche se sei sana. Con tutti gli effetti che ne derivano: ansia e timori per la tua salute, praticamente a vuoto.

Ecco allora l’elenco dei test che con più facilità possono dare esiti falsati, spesso con l’involontaria complicità dei tuoi comportamenti.

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CREATININA E AZOTEMIA

Se ti prescrivono questi esami per valutare la funzionalità dei reni, non andare subito in ansia in caso risultino positivi. «I valori della creatinina (una sostanza di rifiuto eliminata di norma con le urine) dovrebbe attestarsi tra 0,5 e 1,2 mg/dl, ma basta che tu sia disidratata (per colpa di attacchi di diarrea, o di un’eccessiva sudorazione) perché il test sia falsato», spiega il dottor Roberto Colombo, coordinatore dei laboratori Humanitas.

«Identico rischio di alterazione se soffri di ittero di Gilbert (un lieve disturbo congenito) e in laboratorio il campione viene fatto reagire con una particolare sostanza (il reattivo di Jaffè).

Anche l’azotemia ha un’attendibilità molto bassa e può risultare positiva (con valori superiori a 40 ml/dl) se hai bevuto pochi liquidi, o hai consumato troppe proteine (carne, latticini, per esempio) nelle 24 oreprecedenti l’esame».

Prima di preoccuparti, ripeti i due esami eliminando i fattori che possono falsare i risultati.

MARCATORI TUMORALI

Bassa attendibilità anche con alcuni esami che dosano i marcatori tumorali. Quelli più soggetti a falsi positivi: il CEA e il Ca 19.9. Il primo dosa nel sangue il Carcino-Embryonic Antigen, una glicoproteina che si innalza in presenza di numerosi tumori (del colon-retto, del polmone, del seno, per esempio), mentre il CA 19.9 è un marcatore del tumore del pancreas.

«Il CEA è normalmente alto nei fumatori, senza che questo segnali la presenza di una neoplasia, mentre i valori di entrambi i test si innalzano in chi soffre di malattie infiammatorie dell’intestino (morbo di Crohn, colite ulcerosa per esempio), o di bronchite cronica», spiega il dottor Colombo.

«Falsi positivi in agguato anche a seconda del reagente che viene utilizzato nel laboratorio d’analisi e, proprio per questo, i dosaggi di questi marcatori tumorali non andrebbero prescritti per valutare il rischio di neoplasie o per la loro diagnosi precoce, come spesso succede. Sono invece utili quando i tumori sono stati già identificati, per valutare gli effetti delle cure: i loro valori si abbassano, senza rischi di errore, se le terapie sono efficaci».

TEST HIV

Nessun rapporto a rischio, nessun uso di droghe, eppure il test dell’Hiv, il temibile virus dell’Aids, risulta positivo: «Se succede in gravidanza, la probabilità di errore è molto alta, soprattutto se il test viene effettuato come screening nei primi 3 mesi di attesa», spiega il dottor Colombo.

«La presenza del piccolo nel pancione innesca una sorta di marasma antigenico nell’organismo della futura mamma e nel suo sangue circolano numerosi fattori immunologici che possono far erroneamente risultare positivo il test per l’Aids.

Prima di temere per la propria salute e per quella del bebè in arrivo, perciò, è sempre importante effettuare un test di conferma: è un esame del sangue che va a dosare gli anticorpi nei confronti dell’Hiv, in modo più specifico e preciso e che, come tale, non rischia di dare falsi positivi».

ESAME DELLE CPK

Hai effettuato un esame delle CPK nel sangue per valutare la salute del cuore e il loro valore è molto alto, superiore a 300 mU/:

«Questo dato può segnalare un infarto cardiaco, ma non sempre è così. Il valore di questi enzimi che si liberano dalle cellule muscolari (comprese quelle del cuore) può andare alle stelle per colpa di un’intensa attività fisica, un’iniezione intramuscolare, dopo uno strappo al muscolo di una gamba o essere stata seduta su una superficie dura per ore, nei giorni precedenti l’esame», spiega
il dottor Colombo.

Insomma, può dare un falso positivo solo per colpa di un affaticamento muscolare.

PER GLI UOMINI: IL PSA

Il tuo partner ha effettuato il dosaggio del PSA per controllare la prostata e l’esito è positivo, ovvero superiore ai 4 ng/ml: « In 7 casi su 10 questi risultati non indicano un carcinoma della ghiandola dell’apparato genitale maschilei», sottolinea il dottor Colombo.

«Il Psa può essere alto, per esempio, per colpa di un’infiammazione della prostata, specialmente nelle persone anziane. Oppure se si è fatta una lunga pedalata, una visita andrologica (con l’esplorazione rettale), o se si è avuto un rapporto sessuale con eiaculazione, il giorno precedente l’esame».

Conviene dunque ripetere il test dopo qualche giorno di riposo, o dopo aver risolto un’eventuale infiammazione della ghiandola.

URINOCOLTURA: OCCHIO AL PRELIEVO

Nel sospetto di un’infezione delle vie urinarie, possono prescriverti un’urinocoltura, ma se non raccogli bene il campione, rischi di contaminarlo e che l’esito sia positivo, anche se in realtà non è così.

Ecco come devi procedere per evitare sorprese: dopo una accurata pulizia dei genitali con acqua corrente e sapone, elimina il primo getto di pipì (può essere contaminato dai germi presenti normalmente nel canalino che convoglia le urine all’esterno) e raccogli in un contenitore sterile solo il getto successivo, avendo l’accortezza di non toccare con le dita l’interno del contenitore, neppure quando lo chiudi per consegnarlo al laboratorio d’analisi.

OPPIACEI NELLE URINE?

Una positività agli oppiacei può sicuramente mettere in allarme i genitori che sospettano l’uso di droghe da parte dei figli. In
realtà, il test che li dosa nelle urine può risultare falsamente positivo semplicemente se chi lo effettua consuma alimenti ricchi di semi di papavero, come dei normalissimi panini.

Occhio a metterli in tavola, perciò, soprattutto se si fa parte di una categoria di lavoratori obbligati, per legge, a effettuare questo test di screening annualmente.

Articolo pubblicato sul n.48 di Starbene in edicola dal 15/11/2016

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