Uno degli effetti collaterali del Covid-19 sono le fake news. Colpa del fatto che del nuovo Coronavirus si sa poco, e quindi ogni giorno nascono ipotesi e nuovi studi. Ma se le ipotesi dei ricercatori, per quanto azzardate, vengono sempre sottoposte al riscontro della comunità scientifica, le stesse, rilanciate dal passa parola del web, rischiano di diventare fake news.
«Alla luce delle nostre conoscenze, alcune delle ipotesi fatte sul virus sono teoricamente plausibili, altre sono fake news ormai conclamate», commenta Fabrizio Pregliasco, virologo da tempo in prima linea nella lotta contro il Covid-19, ricercatore all’Università di Milano, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi e presidente Anpas, Associazione nazionale pubbliche assistenze. Ecco 12 false notizie commentate dal nostro virologo.
1. La nuova rete 5G aiuta il virus a propagarsi
Le onde elettromagnetiche di ultima generazione 5G aiuterebbero il virus come mezzo di trasporto per farlo entrare nel nostro organismo. L’affermazione nasce dal fatto che a Whuan, la cittadina cinese dal quale è partita la pandemia, esisterebbe una rete già completa e avanzata di ripetitori 5G. La Commissione internazionale sulla protezione dalle radiazioni non ionizzanti non ha trovato prove di questo pericolo. «Trovo poi i presupposti di questa “notizia” anche privi di logica», dice Pregliasco. «Una delle poche certezze che abbiamo è che il virus si propaga con le gocce di saliva e per via aerea a breve distanza, non con le onde elettromagnetiche».
2. Le zanzare possono passare il Coronavirus
«Lo si era detto anche per l’Aids e questa paura torna, ma è certamente infondata», spiega il virologo. «Le zanzare possono passare la malaria e altre malattie, non il Covid-19. A quest’ora saremmo tutti contagiati, altro che quarantena».
3. I condizionatori propagano il Covid come la legionella
La malattia del legionario, che provoca una forma di polmonite, è scatenata da un germe che trova il suo ambiente ideale nei ristagni d’acqua e poi si propaga nell’aria. I condizionatori sono stati chiamati in causa in passato perché, se non disinfettati secondo le regole, sarebbero fonte di contagio. «Ma il Coronavirus non si riproduce nell’acqua stagnante: ha bisogno di persone e di cellule per contagiare», conclude Pregliasco.
4. Tagliarsi la barba evita il contagio
La fake news è partita dall’interpretazione sbagliata di un grafico diramata dal Cdc (Center for desease control Usa) che spiegava quale tipo di barba non interferiva con un corretto posizionamento della mascherina negli ambienti di lavoro. «Ovviamente, chi è rasato o ha la barba molto corta o ai margini del perimetro della mascherina la indossa al meglio, ma la paura e il tam tam su web hanno fatto diventare la barba un potenziale “raccoglitore” di virus. Ma la barba è innocente», commenta il medico.
5. Gli animali domestici possono trasmettere il virus
«Semmai è stato il contrario», avverte Pregliasco. «Abbiamo casi di animali che sono stati contagiati dall’uomo e non viceversa, ma sono casi rari. Cani, gatti e i nostri abituali amici di casa hanno un sistema immunitario completamente diverso dal nostro e non sono in grado di trasmettere questo virus».
6. Le bibite ghiacciate aiutano il virus, quelle calde lo uccidono
«Una cosa è certa: il virus muore a 60 gradi e riesce a infettare gli organismi umani che hanno una temperatura media di 37 °C. Pensare che una bevanda calda possa ucciderlo agendo localmente, cioè in bocca e nell’esofago è assurdo. Ciò vale anche facendo il ragionamento all’inverso», spiega Pregliasco.
7. Prendere il sole (e sudare) previene il contagio
L’ipotesi si basa sempre sulla teoria del caldo di cui sopra, che ucciderebbe il virus. «Prendere la tintarella, per quanto faccia caldo, non garantirà mai la temperatura che lo uccide davvero, che è 60 °C. E poi il virus si lega alle cellule e arriva respirando, non attraverso la pelle. Neanche sudare è sufficiente a “espellere” lo sgradito ospite, così come non è veicolo di contagio: lo ha ribadito il Ministero della Salute, anche a proposito dell’attività fisica», spiega Pregliasco. Infine, casi di Covid-19 si sono registrati anche in Paesi caldissimi.
8. Certi cibi possono trasmettere il virus
Si è parlato soprattutto del pane fresco, della verdura cruda e del pesce. «I virus di tipo respiratorio in genere non si trasmettono con i cibi», spiega il virologo. «Il timore nasce dal fatto che si è parlato tanto del mercato del pesce e di animali vivi contagiosi a Wuahn. Aggiungi che le nostre gastroenteriti classiche estive sono legate al consumo di cibi crudi contaminati, ed ecco servita la fake news. In realtà il rischio non è sulla superficie degli alimenti, soprattutto se cotti e ben lavati, ma sulle confezioni che li contengono. Ecco perché dobbiamo usare i guanti e lavarci le mani quando facciamo la spesa. È vero invece che il virus si può trasmettere per via oro-fecale, ma il cibo dovrebbe essere contaminato da feci infette».
9. L’aglio e il miele sono una cura naturale per il Coronavirus
Vista la diffusione della notizia, è dovuta intervenire addirittura l’Organizzazione Mondiale della Sanità. « Che ha sottolineato come l’aglio sia un alimento con alcune proprietà antibatteriche, ma non efficace contro il virus», spiega Pregliasco. «Il Ministero della Salute si è invece occupato del miele, ottimo alimento ma non antivirale specifico».
10. Il vaccino antinfluenzale facilità il contagio del Covid 19
«Falso, anzi: ci permetterà di fare diagnosi differenziale fra influenza normale e infezione da Coronavirus. Assieme a quello contro lo pneumococco che provoca gravi polmoniti, sarà ancora più raccomandato nelle prossime stagioni», dice il virologo.
11. Lo yoga protegge dal virus
Tutto nasce dal fatto che questa pratica aiuta a respirare meglio. Ma il Ministero della Salute è stato chiaro: non ci sono evidenze scientifiche che lo yoga sia protettivo nei confronti di questo virus.
12. Il virus si concentra anche nei luoghi all’aperto
I ricercatori dell’Istituto di scienze dell’atmosfera del Cnr hanno studiato questa possibilità concludendo che la probabilità di trasmissione in ambienti aperti è molto bassa, visto che anche a Wuhan le concentrazioni di Covid-19 nelle aree pubbliche erano ai limiti della rilevabilità, cioè quasi introvabili (meno di 3 particelle virali ogni metro cubo). Maggiori probabilità in ambienti chiusi dove sono presenti molti contagiati, come gli ospedali.
articolo pubblicato il 23 aprile 2020
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