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Storia vera. Quando mio marito mi ha detto: sono gay

Dopo il coming out di Marco Bianchi, noto divulgatore scientifico, ci chiediamo: ma cosa prova una donna quando il marito rivela la sua vera identità sessuale? Scopriamolo attraverso le parole di Claudia

Foto: iStock



“Sono omosessuale, lo sono sempre stato, però solo ora ho capito che sto bene con te come amico, perché quello che va oltre, probabilmente, è con un uomo”. Con queste parole Marco Bianchi, divulgatore scientifico della Fondazione Veronesi e food mentor, ha confessato la verità alla moglie, dopo una relazione decennale e la nascita di una figlia, che oggi ha 4 anni. Nei giorni scorsi, il suo racconto ha dominato le pagine dei giornali, e non solo. In tanti si sono chiesti come si sentisse la moglie, che si è trincerata dietro un comprensibile silenzio. Noi abbiamo cercato di capirne di più raccogliendo una storia molto simile.


Tanta serenità, poca passione
Claudia Berlinelli ha 48 anni e vive vicino a Firenze. Lo tsunami l’ha travolta 5 anni fa, ma i segni della sofferenza sono ancora visibili sul volto e nelle parole. «È stato duro riprendersi. Mi sono fatta aiutare da una psicologa e anche i miei ragazzi si sono appoggiati a uno specialista». Claudia ha 2 figli, 15 e 12 anni. L’altro genitore è Ottavio, l’ex marito, incontrato il primo giorno di università. «È diventato presto il mio migliore amico: mi leggeva nell’anima e ci legavano interessi e valori comuni».

Ben presto arriva anche la passione. Claudia e Ottavio si laureano a pochi mesi di distanza e lei lo aiuta ad aprire una piccola impresa di import-export: diventano soci, gli affari vanno bene e così festeggiano le nozze e l’arrivo del primo figlio. «Se mi guardo indietro, vedo una donna serena, ma non al settimo cielo. Soprattutto tra le lenzuola, non c’erano mai picchi di passione. Mio marito era un galantuomo, quello che non si dimentica l’anniversario, ma di certo non era preso dal fuoco del sesso».


La rabbia di sentirsi annullata
Con la seconda gravidanza, Claudia mette in stand-by il lavoro. Ottavio cerca un nuovo socio e lo trova in Sandro. «Quest’ultimo non ha mai nascosto la sua omosessualità. Ma io non avevo problemi ad accettarlo. Mese dopo mese, però, mio marito diventava freddo, assente con i figli, sempre in viaggio. Ho attribuito i problemi al lavoro, gliene ho parlato e lui ha puntato il dito contro di me, troppo materna e poco sensuale».

Allora Claudia si dedica di più al marito, ma il rapporto non decolla. «Perciò, abbiamo fatto terapia di coppia per un anno, e io ero rinata. Fino all’ultima seduta, quando mio marito mi ha vomitato addosso la sua omosessualità, confessando che ero stata la sua prima e unica donna. Ora amava Sandro.

Mi sono sentita morire: metà della mia vita era costruita su una menzogna. Gli ho chiesto di andarsene di casa. Ai ragazzi ho detto che era via per lavoro. Però, non ho mai provato odio per lui: ero arrabbiata con me stessa, per non aver capito. Ecco, mi sono sentita stupida: non avevo sospettato nulla e non ero stata capace di tenermi un uomo. Se mi avesse tradito con un’altra mi sarebbe sembrato più normale, un episodio legato a un momento no. Ma questo era rifiuto totale verso di me come donna, mi sentivo annullata».


L’annuncio ai figli
Claudia si chiude nel silenzio, troppa vergogna confidarsi con un’amica. Un giorno riceve una lettera di Ottavio, che le chiede di tornare a casa. «Non per amore. Ha ammesso che aveva paura, non riusciva a parlarne con parenti ed amici. Aveva bisogno di tempo e io gliel’ho dato perché è il padre dei miei figli. Siamo rimasti sotto lo stesso tetto per un anno. Dodici mesi in cui ci siamo messi a nudo e abbiamo comunicato, pian piano, la realtà ai nostri cari, figli compresi.

Nel frattempo, io mi sono fatta seguire da una psicologa: mi sentivo sbagliata e non mi fidavo di nessuno. Se anche l’uomo della mia vita mi aveva mentito, come potevo credere agli altri?». Per Claudia sono stati tanti i giorni bui, in cui a malapena si alzava dal letto e non sapeva dare la giusta risposta alle domande dei figli. «La specialista ci ha aiutato a lavorare sul concetto di tabù: i pregiudizi ci impediscono ancora oggi di accettare una relazione omosessuale. Dobbiamo liberarcene per comprenderne la normalità. Con i ragazzi, poi, abbiamo insistito sul fatto che l’amore e il rapporto con il papà non sarebbe cambiato.


La ricostruzione di se stessa
Per quanto riguarda me, i veri scogli sono l’autostima e la mia identità: devo imparare che rimango comunque una persona di valore. Ora ho trovato un impiego part time e mi iscriverò a dei corsi di aggiornamento professionale». Ottavio, intanto, si è trasferito, ma non vive con Sandro, sta prendendo le misure della sua nuova vita. «Credo che sia sempre stato attratto dagli uomini, ma lui per primo non l’ha mai accettato. Ora l’ha fatto e va avanti a piccoli passi. Per esempio, non vuole imporre la presenza di Sandro ai ragazzi. Io? Non so se mi innamorerò ancora. Per ora mi sento più tranquilla. E va bene così».


Una dichiarazione che spezza i legami
«Se il tradimento è qualcosa che sconvolge la vita di una donna, quello con un partner dello stesso sesso può essere devastante». A dirlo è Laura Duranti, piscologa e psicoterapeuta. «Sapere che l’uomo con cui hai vissuto anni nascondeva un segreto così importante, fa crollare anche legami molto solidi, perché l’ambiguità sessuale spazza via tutte le certezze sulle quali è costruito il rapporto.

Alcune donne sono disposte a perdonare il tradimento con un’altra: si sentono sullo stesso piano, pensano di poter “competere” per riconquistare il partner avendo le medesime armi per ricostruire la relazione. In questo caso, invece, si sentono inadeguate, fuori dai giochi. Così, per difesa, può scattare la rabbia più feroce o una profonda tristezza. Emozioni sane, che possono diventare una trappola dalla quale non si riesce a uscire. Non è facile mantenere la calma davanti a una scoperta così devastante: allora, può essere utile chiedere aiuto a uno psicoterapeuta».


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Articolo pubblicato sul n. 40 di Starbene, in edicola dal 17 settembre 2019

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