Sordità: un progetto per migliorare udito e comprensione

La mente incide sul modo in cui sentiamo, così come i suoni attivano la corteccia cerebrale: questo legame ha ispirato un progetto multidisciplinare per migliorare la comprensione in caso di sordità



113931

Non ascoltiamo solamente con le orecchie, ma anche con il cervello. Eppure, troppo spesso, dimentichiamo il peso della nostra mente sul senso più generoso di tutti, l’udito, quello che ci permette di prestare attenzione agli altri: dobbiamo “mettere testa” per dare un senso e com prendere ciò che sentiamo, per decifrare le parole, per interpretare il significato dei suoni. Ecco perché un calo uditivo può assopire le zone cerebrali deputate a questi ruoli e aprire facilmente la strada alle principali forme di demenza, come dimostrato da diversi studi scientifici.

«Avere un buon udito è fondamentale per il nostro equilibrio psicofisico, perché ascoltare ci mette in relazione con il mondo, consente i rapporti interpersonali ed è fonte di emozione e piacere, se pensiamo alla musica oppure ai suoni della natura», commenta il dottor Carmelo Monaco, amministratore delegato di Fonema Italia, centro polispecialistico che opera nel settore del benessere uditivo.


Un progetto rivoluzionario

Da queste considerazioni è nato “Udito & Mente”, un progetto ideato da Fonema Italia che sfrutta un approccio multidisciplinare per misurare non soltanto la capacità uditiva (“sento quindi percepisco”), ma anche il livello cognitivo del paziente (“sento quindi capisco”). «Con questa iniziativa abbiamo aderito all’appello lanciato a maggio 2017 dall’Organizzazione mondiale della sanità, che aveva invitato tutte le istituzioni pubbliche e private a prendere provvedimenti contro la sordità, una patologia invisibile che influisce sulla qualità di vita e aumenta di cinque volte il rischio di demenza negli anziani», racconta il dottor Monaco.

Ma in cosa consiste “Udito & Mente”? Già a partire dai 40-50 anni, viene offerta alla popolazione la possibilità di testare i due aspetti che danno nome al progetto attraverso uno screening che prevede tre fasi distinte. «Il primo step consiste in un auto-test, da svolgere semplicemente con un tablet nell’arco di 10-15 minuti, che permette di testare il proprio udito e ricevere il risultato sulla propria mail o su quella di una persona di fiducia, come un familiare o il medico curante».


Comprensione sotto esame

Nella seconda fase, invece, vengono misurate le capacità cognitive della comprensione in tre diverse situazioni ambientali, dove la voce è rispettivamente più bassa, pari o superiore al rumore di fondo, fatto di brusii, rumori, chiacchiere di altre persone e così via. «In questo modo, ricostruiamo i principali ambienti di vita in cui ciascuno di noi può ritrovarsi, fornendo una percezione reale della propria situazione uditiva». In base ai primi dati raccolti, il 70% della popolazione supera senza problemi questi due test, per cui sente bene in tutti gli ambienti sfavorevoli-neutri-favorevoli e non mostra problemi cognitivi, mentre il 30% dei partecipanti ha difficoltà: c’è chi sente bene a livello di percezione ma ha problemi cognitivi, c’è chi ha solo problemi uditivi, c’è chi somma problemi uditivi a quelli cognitivi.


Quando serve una riabilitazione

Il percorso si conclude con una terza fase di riattivazione cognitiva, completamente gratuita per chi presenta perdite uditive, ma disponibile anche per chi non manifesta alcun problema ma vuole comunque allenare la propria mente: «L’obiettivo è riattivare le zone del cervello incaricate di ricevere, gestire, elaborare e comprendere le stimolazioni uditive attraverso particolari esercizi di stimolazione cognitiva. Per esempio, ai pazienti viene chiesto di ascoltare delle frasi, di ripeterle e poi di dire se sono vere o false. Oppure viene fatto recitare l’alfabeto al contrario, dalla Z alla A».

L’obiettivo è proporre un allenamento cognitivo per evitare che il cervello, restando inattivo in alcune delle sue aree, si atrofizzi come avviene per tutti gli altri muscoli del corpo se non vengono esercitati con costanza. «Non a caso, di recente, è stato dimostrato uno stretto legame fra ipoacusia e malattia di Alzheimer, oltre che altre malattie neurologiche. Ma la sordità è causa anche di deperimento fisico, ridotta indipendenza, minori interazioni sociali, difficoltà nelle attività quotidiane, isolamento, tendenza alla depressione, aumento del rischio cardiovascolare e diminuzione del vigore generale».


Lotta all’Alzheimer

Unico nel suo genere, il progetto “Udito & Mente” è mirato a contrastare non soltanto i deficit uditivi, ma anche la demenza, che in Italia interessa un milione di persone, di cui circa 600 mila con Alzheimer: «Per questi ultimi si spendono 42,352 miliardi di euro l’anno, di cui 11,364 miliardi per le cure sanitarie e assistenziali in senso stretto, mentre tutto il resto grava per la quasi totalità sui caregiver, ovvero i familiari, per le cosiddette spese indirette», riflette Monaco.

«Fare uno screening uditivo intorno ai 40-45 anni rappresenta la soluzione ideale per un intervento precoce, ma anche dopo può ritardare potenzialmente di 1-2 anni l’insorgenza delle principali patologie correlate alla sordità, come depressione, isolamento, calo di attenzione, rallentamento della velocità di elaborazione del segnale sonoro e così via, che nella maggior parte dei casi portano a declino cognitivo e demenze precoci».


A chi rivolgersi

“Udito & Mente” può essere utile anche per chi indossa già una protesi acustica. «Spesso, infatti, non bastano i classici apparecchi per tornare a sentire bene, perché il cervello va riallenato all’ascolto e alla comprensione. Proprio come accade per i muscoli dopo un infortunio, servono tempo, ma soprattutto percorsi di rieducazione personalizzati sulla base delle singole esigenze, ovvero delle condizioni uditive e cognitive di partenza», conclude il dottor Monaco.


Fai la tua domanda ai nostri esperti


Leggi anche

Storia vera. La tennista Giulia Bassini: «La mia infinita sfida alla sordità»

Problemi di udito: cosa fare

Apparecchi acustici: perché migliorano udito e qualità della vita

10 regole per proteggere l'udito