di Marco Morello
Come da copione, si comincerà il nuovo anno animati da straordinarie promesse rivolte a sé stessi: mettersi in forma, imparare un’altra lingua, approfondire questa o quella passione. Eppure, chi tiene alla propria salute e fa uso regolare di sigarette, dovrebbe darsi altre priorità: mettere al primo posto l’urgenza di smettere di fumare. Che il fumo uccida è risaputo a chiunque, persino a chi tenta d’ignorarlo (basta buttare l’occhio su qualunque pacchetto); abbandonarlo sul serio è molto più di un ottimo proposito.
È una sfida dura, una gara contro sé stessi. Una missione non certo impossibile, ma nemmeno semplice. Prima del buon senso, lo dicono i dati: in 15 anni di politiche restrittive contro le bionde – alzi la mano chi non si ricorda la Legge Sirchia, è entrata in vigore nel 2005 – i fumatori in Italia sono ancora poco meno di 10 milioni. Una fetta notevole della popolazione, come certifica l’Istat. E i mesi duri del lockdown non hanno poi fatto chissà quale enorme differenza: a dire basta, lo ricorda l’Istituto Superiore di Sanità, sono stati giusto 334 mila uomini e 295 mila donne, circa 630 mila persone in tutto.
La sigaretta elettronica può aiutare a smettere in modo graduale
Insomma, se un evento epocale come una pandemia non ha scoraggiato troppo i fedelissimi di questa abitudine nociva, figuriamoci se lo farà il solito slancio di grandiosi obiettivi che prelude l’addio al 2020. Chi vorrebbe ma non riesce a smettere di fumare, potrebbe provare con un passaggio meno brutale del nulla improvviso e assoluto. Del niente che soppianta il tutto, perché l’organismo ne sente la mancanza. Ecco, la sigaretta elettronica è in grado di salvare le apparenze con sé stessi. Di non abbandonare la gestualità, diminuendo gradualmente la quantità di nicotina alla quale ci si è abituati (già, nessuno scoop, la sostanza dà dipendenza), riducendo potenzialmente i danni che si fanno al proprio organismo.
La filosofia è quella del cosiddetto rischio ridotto: se non c’è modo per azzerarlo, tanto vale contenerlo. Scegliere un piano b che non rifulge di splendore come quello principale, ma di certo è meglio dello status quo. In questo modo la pensano stati come il Regno Unito, la Nuova Zelanda e il Canada, scienziati e organismi deputati alla sanità pubblica, che sostengono il vaping come male minore. Nel senso che può portare al congedo dalle bionde o, se proprio ciò non avviene, almeno il vapore inalato contiene quantità e livelli sostanzialmente inferiori di sostanze chimiche nocive rispetto al fumo di tabacco.
Effetti positivi del vaping
Studi clinici su fumatori adulti hanno dimostrato che quando questi passano al vaping, sperimentano riduzioni rapide e significative dell’esposizione a sostanze tossiche e cancerogene, non dissimili dai livelli riscontrati nei consumatori di prodotti come i cerotti sostitutivi della nicotina e in chi non ha mai fumato. Inoltre, dati clinici hanno dimostrato che i fumatori adulti che passano al vaping hanno generalmente riscontrato miglioramenti nella salute polmonare e cardiovascolare. Infine, non sono stati segnalati effetti avversi gravi negli adulti che sono passati dal fumo al vaping dopo un utilizzo fino a due anni.
Nella medesima direzione vanno le conclusioni pubblicate poche settimane fa dall’organizzazione indipendente Cochrane, che ha valutato l’effetto e la sicurezza del vaping nell’aiutare i fumatori adulti a raggiungere l’astinenza dal fumo a lungo termine. Le ultime revisioni a cura di Cochrane, nome parecchio quotato all’interno della comunità scientifica, hanno concluso che «le sigarette elettroniche aiutano le persone a smettere di fumare… e funzionano meglio della sola forza di volontà; al loro utilizzo non sono associati gravi effetti indesiderati o danni fino a due anni di utilizzo».
Un’avvertenza: ventiquattro mesi sono comunque un orizzonte limitato per la ricerca. La stessa Cochrane ha evidenziato che sono necessarie indagini ulteriori per confermare nel lungo periodo il potenziale di riduzione del danno da tabacco attraverso lo svapo. Nei consumatori del Bel Paese, comunque, questa percezione si è già sedimentata. Il 58 per cento tra quanti hanno scelto le sigarette elettroniche l’ha fatto perché le ritiene meno dannose per la salute e, in parallelo, per smettere di fumare o evitare di esporre familiari e amici al fumo passivo. A rilevarlo è l’Osservatorio myblu, realizzato da Kantar Italia per Imperial Tobacco Italia.
In questa scia, la multinazionale ha lanciato il programma bluCARE. Attivo anche in Germania e in Grecia, si rivolge a quanti hanno iniziato a utilizzare la sigaretta elettronica myblu con il desiderio di smettere di fumare o ridurre il consumo quotidiano di prodotti tradizionali. «L’intento di questa iniziativa è quello di fornire un supporto nel mantenere alta la propria motivazione», spiega Sonia Nicastro, Sales and Marketing Manager Italy di Imperial Tobacco Italia: «Per 60 giorni, chi decide di aderire attraverso il nostro sito web ufficiale, riceverà consigli per non abbandonare questo obiettivo che, come da sempre sosteniamo, rappresenta “something better”, qualcosa di meglio per tutti i fumatori adulti». E chissà che il 2021 sia l’anno giusto per trasformare un buon proposito in una nuova abitudine.
dicembre 2020