di Monica Marelli
Grandi cambiamenti in arrivo per chi causa incidenti mortali sulle strade sotto l’effetto di alcol, droga e perfino sonnolenza. In questi giorni infatti il Senato sta lavorando al provvedimento, già approvato dalla Camera, che riguarda l’inasprimento delle pene per il reato di omicidio stradale: chi uccide guidando in stato di ebbrezza grave, con un tasso alcolemico oltre 1,5 g per litro o sotto effetto di droghe, rischierà da 8 a 12 anni di carcere. Pene di 5 o 10 anni, invece, se il tasso alcolemico supera lo 0,8 g/l oppure se l’incidente è causato da guida pericolosa (eccesso di velocità, contromano, infrazioni ai semafori, ecc). E non è finita: ora il governo italiano sta lavorando al decreto legge che avvia la riforma del codice della strada in modo da recepire la direttiva europea (2014/85/UE) che dall’1 gennaio 2016 rivoluzionerà il mondo dei trasporti. Una delle novità più importanti riguarda la prevenzione degli incidenti causati da chi soffre della sindrome delle apnee ostruttive del sonno (Osas): per ottenere l’idoneità alla guida sarà obbligato a sottoporsi a esami ed eventuali terapie.
Occhio se dormi male di notte
Secondo un recente studio italiano pubblicato sulla rivista specializzata Chronic Respiratory Disease, l’Osas e la sonnolenza diurna che ne consegue provocano ogni anno in Italia ben 17.360 incidenti, con 231 morti e ben 12.180 feriti. Ma di cosa si tratta? Durante le apnee notturne, una persona smette di respirare per qualche secondo e nei casi più gravi per oltre un minuto. Succede al 50% degli uomini e al 23% delle donne, specie in presenza di obesità e di consumo serale di alcol. In posizione sdraiata e soprattutto a pancia in su nella parte inferiore della faringe lo spazio per il passaggio dell’aria si riduce: l’ossigeno nel sangue cala e il sistema cardio-circolatorio è messo a dura prova. «Le conseguenze sono a breve e lungo termine: di giorno si è stanchi e assonnati e con gli anni possono insorgere problemi come ipertensione, infarto e ictus», afferma il dottor Sergio Garbarino, neurologo esperto in medicina del sonno e presidente della Commissione nazionale sonnolenza, sicurezza e trasporti dell’Associazione italiana malattie medicina del sonno.
Cosa prevedono le nuove regole
Con la nuova legge, chi fa la patente dovrà, indirizzato dal medico di famiglia se c’è il sospetto di Osas, fare dei test fra cui quello cardio-respiratorio (si monitora durante il sonno la quantità di ossigeno che entra con la respirazione e si contano le apnee), la polisonnografia (si valuta con sensori collegati a una macchina l'impatto delle apnee anche sul cervello) o la valutazione di un chirurgo. «Acquisirà la patente solo se dimostrerà di aver completato il percorso di cura con successo, attraverso certificazione medica specialistica», spiega Garbarino. In fase di rinnovo patente basterà un’autocertificazione. In sostanza, quando il medico certificatore farà le domande di rito, con la nuova legge sottoporrà anche quella relativa all’Osas.come si scopre e si cura il disturbo «Di solito sono le persone che ci vivono accanto ad accorgersi se c’è qualcosa che non va. Il partner, infatti, osserva che il compagno russa molto e spesso ha brusche interruzioni del respiro. Oppure, si notano improvvisi episodi di sonnolenza, anche alla guida. Il consiglio è di rivolgersi presto a uno specialista in medicina del sonno». Dalla Osas, infatti, si può guarire. Rivela il neurologo: «In caso di sovrappeso, è necessario dimagrire. Nelle forme lievi, poi, può bastare favorire una corretta posizione (su un fianco) durante il sonno. Nei casi più seri, si ricorre a un dispositivo medico (C-PAP) che immette aria costante nelle prime vie aeree superando l'ostruzione nelle faringe». Si può usare anche una specie di bite, un dispositivo che, indossato durante la notte, fa avanzare la mandibola di quel poco che basta per evitare l’ostruzione nella faringe.
Ma il cellulare ne provoca di più
Secondo uno studio condotto dal Dipartimento di medicina di laboratorio di Niguarda di Milano, 1 guidatore su 5, coinvolto in un incidente, è risultato positivo all’uso di droghe: nel 49% dei casi cannabis, nel 34% cocaina, nel 3,1% anfetamine. «Gli incidenti si dimezzerebbero se, oltre che dell'etilometro, le forze dell'ordine disponessero del narcotest, per ora troppo costoso», spiega Giordano Biserni, già ispettore superiore della Polstrada. Altra condotta irresponsabile, l'uso del telefono alla guida. «Secondo gli ultimi dati Aci/Istat, è diventata la prima causa di incidenti stradali in Italia», sottolinea Biserni. Nel 2014, infatti, il 20,1% degli scontri è stato causato dal cellulare: il 12,4% guida con lo smartphone in mano, un giovane su 4 ammette di scattarsi selfie, chattare e navigare al volante. Il risultato: 181 mila incidenti nel 2014, la prima causa di morte sotto i 40 anni, la prima causa di invalidità permanente per i giovani.
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Articolo pubblicato sul n. 50 di Starbene in edicola dal 01/12/2015