di Davide Racaniello
Spesso ci ritroviamo a fare i conti con sintomi quali stanchezza generale, astenia, ridotta capacità di compiere sforzi fisici e dolori muscolari ricorrenti.
In effetti circa il 25% della popolazione sana ed oltre il 50% della popolazione anziana o affetta da patologie croniche, accusa condizioni riferibili a stanchezza fisica e mentale.
In molti casi legati ad eventi transitori quali cambi di stagione, infezioni, diete inadeguate o terapie farmacologiche ma talvolta inquadrate in uno scenario più complesso come patologie croniche, aging o severi stati di malnutrizione, queste condizioni si caratterizzano tutte per l’aumentata richiesta di energia.
In assenza dei necessari adeguamenti, purtroppo la sintomatologia incalza, interessando anche il sistema immunitario e quello nervoso.
A questo punto difficoltà di concentrazione, cali del tono dell’umore, comparsa di stati ansiosi e nei casi più gravi anche depressivi, potrà far precipitare il quadro clinico.
Dagli alimenti all’ATP
Affinché tutti i sistemi funzionino al meglio, ogni cellula deve essere energeticamente rifornita. Il carburante che la cellula è in grado di utilizzare per compiere le sue attività è una piccola molecola, nota come Adenosin-tri-fosfato o ATP.
Tuttavia per poter far fronte alle ingenti richieste di questa molecola, che aumentano ulteriormente nelle condizioni elencate precedentemente, la cellula deve riuscire a tramutare efficacemente i nutrienti assunti attraverso gli alimenti proprio in questa molecola.
Queste reazioni, che nell’insieme prendono il nome di metabolismo intermedio, vedono la partecipazione attiva e imponente proprio della carnitina.
Pertanto l’adeguata presenza di carnitina, consentirà affrontare al meglio le diverse necessità, mentre stati carenziali, si ripercuoteranno inevitabilmente dapprima sulla produzione di energia e successivamente sulla qualità di vita.
Il ruolo della carnitina nella produzione di energia
Prima di descrivere il ruolo della carnitina nella produzione di energia, è doveroso fare due premesse:
1. La centrale metabolica nella quale si svolgono gran parte delle reazioni necessarie a trasformare i nutrienti in energia è un piccolo organello presente all’interno delle cellule noto come mitocondrio;
2. Gli acidi grassi, sono una delle fonti più redditizie per la produzione di ATP. Tuttavia, gli acidi grassi costituiti da più di 14 unità carboniose, per dirla in altre parole quelli a lunga catena e pertanto più produttivi dal punto di vista energetico, non possono raggiungere l’interno del mitocondrio in autonomia.
Il mitocondrio, infatti, è circondato da una membrana esterna, assolutamente impermeabile a questi grassi. Ed è proprio qui che interviene la carnitina!
La carnitina si fa carico dell’acido grasso, preventivamente acetilato, attraverso un enzima presente sulla membrana esterna, noto come CPT 1, e così diffonde attraverso questo muro impermeabile.
Superata la prima barriera, attraverso, un specifico trasportatore attraversa anche la seconda membrana mitocondriale, nota come membrana mitocondriale interna, raggiungendo così finalmente il cuore del mitocondrio (matrice mitocondriale).
Qui, mediante un ulteriore enzima, noto come CPT 2, la carnitina potrà rilasciare l’acido grasso, così che possa essere ossidato e trasformato in energia, e ritornare sulla superficie del mitocondrio per riavviare un nuovo ciclo.