di Gregorio Grassi
Da recenti ricerche europee sul (non più) oscuro mondo delle E-cig e dei loro fruitori è emerso che le sigarette elettroniche possono aiutare a smettere di fumare.
Secondo uno studio pubblicato dalla rivista Addiction sulla base dei dati di Eurobarometro, 6.1 milioni di cittadini dell’UE (il 35% degli utilizzatori di E-cig) hanno buttato nel posacenere la loro ultima sigaretta, grazie all’introduzione nella loro routine di questa particolare tecnologia sostitutiva, e quasi altrettanti (il 32%) hanno ridotto sensibilmente le sigarette tradizionali.
Confortanti anche i segnali che arrivano da Oltremanica. Come sottolineato da un comunicato dell’Istituto di sanità inglese Public Health England, 1.3 milioni di sudditi svapatori su 2.7 totali dichiara di aver perso il vizio del fumo. «Il Regno Unito è il paese che ha colto meglio le potenzialità della sigaretta elettronica nella lotta al tabagismo», commenta Riccardo Polosa, professore ordinario di medicina interna a Catania e consulente scientifico della Lega Italiana Antifumo. «In Italia, invece, la vendita di sigarette elettroniche è tassata e una direttiva europea ne vieta la pubblicità, come se si trattasse di fumo tradizionale. Così abbiamo solamente 500.000 svapatori a fronte di 11 milioni di fumatori».
PERCHÉ LA SIGARETTA ELETTRONICA PUÓ ESSERE UN AIUTO
«In Italia abbiamo molti luoghi comuni da sfatare sull’argomento», continua il professor Polosa. Quali? «Per esempio, si pensa che la sigaretta elettronica possa portare a fumare cose più pesanti. Ma in pochissimi hanno le loro prime esperienze con le sigarette elettroniche. La quasi totalità dei fruitori di E-cig, infatti, sono persone che sperano di diventare ex fumatori». E, stando alle statistiche, spesso ci riescono. Com'è possibile? «La sigaretta elettronica è in grado di prendere il posto di quella tradizionale nelle sue peculiarità principali», risponde Polosa, che è anche membro del Comitato Internazionale a Sostegno della Sigaretta Elettronica nell’Ambito della Salute Pubblica.
«Innanzitutto c’è la componente sensoriale, con il vapore aromatico che stimola il gusto e la vista alla stessa maniera del fumo a combustione. Esistono anche modelli con una luce a led rossa sulla punta per simulare l’effetto sigaretta accesa.
Poi c’è l’aspetto gestuale: aspirando da una E-cig compiamo un’azione del tutto simile al tiro di sigaretta, un gesto abituale, dal quale chi vuole smettere fa una gran fatica a staccarsi. Grazie alle E-cig è possibile conservarlo.
Infine, non bisogna dimenticare la funzione di aggregante sociale che svolge una sigaretta, specialmente fra i giovani. Fumare a svapo sta diventando un segno di distinzione dal gruppo, proprio come è sempre stato con la “paglietta”», commenta l'esperto.
IL PROBLEMA DELLA DIPENDENZA
Nell’ E-liquid, però, è presente nicotina e questo apre il capitolo dipendenza. «È vero che la nicotina dà forte dipendenza», afferma Polosa «ma non mi sembra giusto parlare di dipendenza da fumo elettronico. Infatti è possibile combatterla con E-liquid che contengono quantità sempre minori di questa sostanza, fino ad azzerarne il consumo.
Poi siamo soliti parlare di dipendenza da qualcosa quando quel qualcosa ci fa male», aggiunge il professor Polosa «ma gli studi più recenti, come quello pubblicato dal Journal of Toxicology Mechanisms and Methods , affermano che il danno provocato dallo svapo è trascurabile rispetto quello procurato dal fumo. Infatti si è visto che chi passa dalla sigaretta tradizionale a quella elettronica presenta nel sangue una riduzione di monossido di carbonio e delle altre sostanze volatili dannose vicinissima alla riduzione riscontrata in chi abbandona qualunque tipo di sigaretta. La nocività è quantificabile come 20 volte minore».
Possiamo comunque parlare di un pericolo di vapore passivo? «No», risponde il prof Polosa. «L’unico vapore che produce una E-cig proviene dall’esalazione. Su di esso i polmoni hanno appena agito da filtro, rendendolo innocuo per chi sta attorno allo svapatore. Non è un fenomeno paragonabile al cosiddetto fumo laterale delle sigarette tradizionali, ovvero quello dannosissimo, perché non filtrato, che scaturisce dalla punta in combustione».
agosto 2016
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