di Gianluca Liva, dell’associazione Factcheckers
Da alcune settimane molti portali italiani stanno riportando la notizia secondo cui i ricercatori dell’istituto ELI Beamlines di Dolni Brezany, un avanzato centro di ricerca della Repubblica Ceca, avrebbero inventato una macchina – un laser – capace di “bruciare i tumori in un secondo”.
La scoperta ha fatto il giro del web, scatenando reazioni entusiaste, ma in realtà la vicenda è ben più complessa. In quello specifico centro di ricerca, ingegneri e scienziati sono al lavoro da anni per mettere appunto apparecchiature laser tra le più avanzate al mondo. L’obiettivo è mettere a disposizione nuove tecniche e strumenti sia per la ricerca di base che per l’applicazione medica: per la diagnosi, per le tecniche di imaging e per la radioterapia.
Tra i vari filoni di ricerca c’è quello che indaga come l’uso di fasci di particelle (protoni, ioni o elettroni) possa intervenire sui tumori. Il nuovo macchinario brevettato al centro ELI Beamlines sfrutta gli elettroni. Più sorgenti di elettroni vengono indirizzate con grande precisione verso la zona tumorale, irraggiandolo. La novità consiste nella possibilità di intervenire, in futuro, con maggiori precisione ed efficacia.
I ricercatori stessi non hanno mai dichiarato di avere scoperto come “bruciare immediatamente tutti i tumori”: il nuovo laser è promettente ma non è ancora stata fatta alcuna indagine clinica per documentarne l’effettiva efficacia. Ci vorranno anni prima di arrivare – auspicabilmente – all’utilizzo sulle persone che stanno affrontando un cancro. Come spesso accade, l’ottimo lavoro di un gruppo di scienziati è stato “travisato”, esagerandone i risultati e, al contempo, alimentando nel pubblico le speranze a brevissimo termine. A rendere la notizia così popolare in Italia è stata la presenza, tra gli autori, di un ricercatore di nazionalità italiana.
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Articolo pubblicato nel n° 23 di Starbene in edicola dal 21 maggio 2019