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Troppe patatine fritte favoriscono ansia e depressione

A dirlo è una ricerca cinese pubblicata sulla rivista “Pnas”. Tutta colpa dell’acrilammide, sostanza già ritenuta dannosa per altri motivi. Ecco cosa sostiene lo studio

Foto: iStock



Che mangiare troppi cibi fritti non faccia bene alla salute è noto da tempo, soprattutto per gli effetti sul fegato. Ma che possa aumentare la probabilità di andare incontro ad ansia e depressione è una novità. A indicarlo è una ricerca cinese, condotta da un team di medicina della Zhejiang University e pubblicata sulla rivista Pnas. Secondo gli esperti, consumare di frequente alimenti fritti, e in particolare patatine fritte, farebbe crescere il rischio di disturbi di ansia del 12% e di depressione del 7%. Tutta colpa dell’acrilammide, una sostanza che si produce con la frittura che influisce sul metabolismo dei grassi nel cervello.

Cosa dice lo studio: il legame tra acrillamide e cervello

Lo studio, condotto su 140.728 persone, ha mostrato gli effetti dell’acrilammide sul cervello. In particolare, ci sarebbe un nesso tra questa sostanza tossica, che si produce con la frittura dei cibi ad alte temperature, e alcuni processi convolti nei disturbi dell’ansia e delle neuroinfiammazioni. Un effetto dell’acrilamide, infatti, sarebbe quello di alterare il metabolismo dei grassi nel cervello, in particolare dei fosfolipidi e degli sfingolipidi. Sono gli stessi che giocano un ruolo importante nell’insorgenza dell’ansia e della depressione: da qui il nesso con questi disturbi.

«Il risultato di questo studio non stupisce perché conferma alcuni processi causati dall’acrillamide. Questa, infatti, può influire sul metabolismo dei grassi nel cervello, che aumentano lo stress ossidativo», spiega il professor Luca Piretta, gastroenterologo e nutrizionista dell’Università Campus Biomedico di Roma. «In pratica, aumenta l’azione delle sostanze ossidanti, che danneggiano cellule e organi facilitandone l’invecchiamento». 

Le patatine fritte e l'ansia

Ma l’azione dell’acrillamide può anche andare oltre. «Va ricordato che nel cervello c’è una barriera, chiamata barriera ematoencefalica, che fa da filtro nel lasciar passare alcune sostanze e non altre. L’acrillamide, secondo diversi studi, può inibire alcune proteine che tutelano questa barriera, facilitandone la permeabilità e agevolando l’accesso non solo dell’acrillamide stessa, ma anche di altre sostanze», dice ancora Piretta.

Questa l’alterazione può facilitare processi infiammatori che, secondo gli studiosi cinesi, sono alla base dell’insorgenza di ansia e depressione. «Non stupisce che lo studio abbia mostrato ulteriori e nuovi effetti negativi dell’acrillamide, in questo caso sul cervello. D’altro canto anche questo organo ha bisogno di nutrirsi e lo fa tramite le sostanze assunte con l’alimentazione. Anche la caffeina, ad esempio, ha un’azione pure sul sistema nervoso centrale. Più difficile, però, è capire il nesso tra acrillamide, ansia e depressione».

Come osserva il gastroenterologo, infatti, la ricerca è stata condotta su un campione molto ampio di popolazione, ma le modalità con cui è stata effettuata non garantiscono che ci sia un nesso di causa-effetto diretto. «Se io intervisto delle persone chiedendo loro cosa mangiano e poi mettendo a confronto le risposte con il loro eventuale stato depressivo o ansioso non posso stabilire in modo univoco che la causa di questo siano gli alimenti: potrebbe anche essere il contrario, cioè che questi soggetti mangiano patatine fritte perché vivono una condizione di ansia o depressione. In questo caso, quindi, ci vorrebbero ulteriori approfondimenti», suggerisce l’esperto.

Gli altri effetti nocivi dell’acrillamide

Non ci sono dubbi, invece, su altri effetti negativi dell’acrillamide, prodotta non solo tramite frittura.

«Si tratta di una sostanza pro-ossidante, che danneggia altri organi oltre al cervello: primo tra tutti il fegato, che serve proprio a filtrare e distruggere alcune delle molecole che assumiamo tramite l’alimentazione. Al di sopra di determinate dosi, inoltre, è stata provata l’azione cancerogena di questa sostanza», afferma spiega Piretta. «Naturalmente dipende dalle quantità: una frittura ogni tanto non è di per sé pericolosa».

Dove si trova l’acrillamide

L’acrillamide non si sviluppa solo tramite la frittura.

«L’acrillamide è il prodotto finale di una reazione che si verifica quando si uniscono, ad alte temperature, zuccheri e amminoacidi. Le patate, per esempio, contengono zuccheri e, quando sono fritte, producono acrillamide. Ma lo stesso avviene anche con prodotti da forno come il pane bruciacchiato: l’annerimento della crosta è indice della presenza di acrillamide. Anche in questo caso, quindi, occorrerebbe limitarne il consumo».

Attenzione in particolare per giovani e maschi

Secondo lo studio cinese, a risentire maggiormente degli effetti nocivi dell’acrillamide sono i consumatori maschi e più giovani.

Le conclusioni della ricerca avrebbero trovato conferma in uno sperimentale su pesci zebra, usati come modello genetico per indagare diverse patologie. Si è visto che l’esposizione a lungo termine all’acrilammide aveva peggiorato i comportamenti ansiosi e depressivi, come la tendenza a evitare la luce. Da qui l’idea di approfondire ulteriormente le ricerche, esortando però nel frattempo a un consumo moderato di fritture e soprattutto di patatine.


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