di Gianluca Liva, dell’associazione Factcheckers
L’8 agosto 2019 nella zona della città di Arcangelo, nel nord-ovest della Russia, è avvenuto un incidente con del materiale nucleare.
L’evento, molto contenuto, ha evocato gli spettri dell’incidente di Chernobyl anche a causa della posizione del governo russo, molto restio a fornire i dettagli su quanto accaduto.
Nelle settimane successive all’incidente, alcuni portali italiani hanno cavalcato l’onda di preoccupazione lanciando messaggi deliberatamente allarmistici. In particolare, c’è chi ha suggerito di ricorrere immediatamente all’acquisto di pastiglie di iodio - uno dei rimedi più comuni per evitare l’accumulo di radiazioni nella tiroide - come se le radiazioni fossero arrivate anche in Italia, nel silenzio più totale da parte delle istituzioni.
Chiariamo subito che l’incidente russo non ha comportato alcuna conseguenza per chi vive in Italia. Nella frammentarietà di informazioni rilasciate, pare (ma non è del tutto sicuro) che i cittadini della zona russa interessata abbiano effettivamente ricorso allo iodio in via precauzionale. Al contrario, i rivelatori di radiazioni italiani non hanno segnalato particolari picchi radioattivi e, di conseguenza, non c’è alcuna necessità di assumere pastiglie di iodio. Sull’incidente russo andrà fatta necessariamente chiarezza ma, per quanto riguarda i rischi per la popolazione italiana non c’è alcun rischio: si sta parlando di un evento di piccole dimensioni accaduto in una zona a circa 4.000 chilometri di distanza dai nostri confini.
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Articolo pubblicato sul n. 39 di Starbene in edicola dal 10 settembre 2019