L’uso regolare di integratori a base di Omega 3 potrebbe aumentare, anziché ridurre, il rischio di malattie cardiache e ictus nelle persone in buona salute cardiovascolare, rallentando invece la progressione della malattia e riducendo il rischio di morte in chi ha già problemi al cuore. A suggerirlo è uno studio pubblicato sulla rivista BMJ Medicine, che fornisce dati contrastanti circa questi grassi definiti “essenziali” perché non sintetizzabili dal corpo eppure indispensabili per la salute. Come regolarci?
Cosa dice lo studio sugli Omega 3
I ricercatori hanno indagato il legame fra l’uso regolare di integratori con olio di pesce (ricca fonte di acidi grassi Omega 3) e nuovi casi di fibrillazione atriale, infarto, ictus, insufficienza cardiaca e morte per qualsiasi causa sia in persone prive di malattie cardiovascolari note sia in soggetti cardiopatici.
Per farlo, hanno utilizzato le informazioni di 415.737 individui (per il 55% donne), di età compresa tra 40 e 69 anni, estrapolandole dal database dell’UK Biobank Study, una raccolta di dati epidemiologici, iniziata nel 2006, a cui ha partecipato su base volontaria mezzo milione di cittadini britannici in forma anonima.
Durante un periodo di monitoraggio di quasi 12 anni, 18.367 persone hanno sviluppato fibrillazione atriale, 22.636 hanno avuto un infarto, un ictus o hanno sviluppato insufficienza cardiaca, mentre 22.140 sono morti e 14.902 non hanno sviluppato fibrillazione atriale o gravi malattie cardiovascolari.
In particolare, per coloro che godevano inizialmente di una buona salute cardiaca all’inizio dello studio, l’uso regolare di integratori a base di olio di pesce sembra aver aumentato del 13% il rischio di sviluppare fibrillazione atriale e del 5% di avere un ictus. Al contrario, con la medesima supplementazione, i soggetti già cardiopatici hanno mostrato un rischio diminuito del 15% di progredire da fibrillazione atriale a infarto e del 9% di progredire da insufficienza cardiaca a morte.
Cosa sono gli Omega 3
A dispetto di ogni timore, i grassi sono fondamentali per la buona salute fisica e mentale. Il nostro organismo è formato da trilioni di cellule: ogni giorno ne formiamo di nuove per sostituire quelle vecchie e consentire al corpo di svolgere tutte le sue funzioni in modo ottimale.
I grassi – o lipidi, in termini tecnici – entrano in gioco nella parte più delicata della nascita di una cellula, ossia nella formazione del suo involucro esterno, la cosiddetta membrana: questa è composta proprio di grassi, per cui dalla loro qualità e quantità dipende la vita stessa.
«Nello specifico, gli Omega 3 sono acidi grassi polinsaturi che fanno parte della nostra normale alimentazione, in particolar modo se consumiamo il pesce grasso come il salmone, il pesce azzurro come lo sgombro, le alghe e i semi di lino», spiega il dottor Giuseppe Musumeci, direttore di Cardiologia presso l’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino.
«Inoltre, ormai da anni, si trovano in commercio sotto forma di integratori alimentari, dove gli Omega 3 più utilizzati sono l’acido eicosapentaenoico, detto più semplicemente EPA, e l’acido docosaesaenoico, noto come DHA».
Cosa dice la scienza sugli Omega 3
Nel corso degli anni, è stato dimostrato il loro effetto antinfiammatorio, antiossidante e migliorativo del profilo lipidico, in termini di riduzione dei trigliceridi. «In passato, gli integratori di Omega 3 sono stati utilizzati anche come trattamento nei pazienti con ipertrigliceridemia e malattia cardiovascolare nota, perché si era osservata una riduzione degli eventi, soprattutto delle aritmie cardiache», riferisce il dottor Musumeci.
«In realtà, gli studi sono contrastanti: alcuni hanno fornito un segnale positivo, altri neutro. Non a caso questi integratori rientrano nella cosiddetta spesa sanitaria out of pocket, ovvero sostenuta direttamente dal privato cittadino e non rimborsata dal Servizio sanitario nazionale».
Pur non essendo mai stati segnalati effetti collaterali particolarmente importanti, in genere gli integratori di Omega 3 vengono consigliati ai pazienti con trigliceridi alti e pregressa malattia cardiovascolare oppure con malattie infiammatorie, per esempio di tipo reumatologico, ma ci sono anche indizi positivi, mai confermati però, nella prevenzione della demenza.
Quando assumere gli integratori di Omega 3
In conclusione, lo studio pubblicato sulla rivista BMJ Medicine conferma che l'assunzione di Omega 3 è utile nei pazienti con disturbi cardiovascolari, perché sembra ridursi quella forma di aritmia chiamata fibrillazione atriale. Non così, per chi, invece, ricorre a questi integratori senza averne reale necessità: secondo i ricercatori, infattti, in questi casi, la fibrillazione atriale si può addirittura sviluppare.
Quale conclusione possiamo trarre? «L’uso di questi integratori va incentivato in pazienti selezionati e con determinate criticità, mentre non trova indicazione in chi non presenta una problematica cardiovascolare», conclude il dottor Musumeci, che annuncia: «È alle porte l’arrivo di un nuovo farmaco, l’icosapent etile, un prodotto ultra-puro a base di acidi grassi Omega-3, che comprende non meno del 96% di EPA in una capsula da 1 grammo. A differenza degli integratori, questo sarà rimborsato dal Ssn per i pazienti con malattia cardiovascolare nota e ipertrigliceridemia grave, perché ha dato risultati estremamente positivi in uno studio, REDUCE-IT, mostrando un beneficio soprattutto in chi ha una storia di infarto miocardico».
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