di Annalisa Monfreda, direttore di Starbene
Quarant’anni fa l’Italia aveva bisogno di Starbene. E cioè di avvicinare medici e pazienti. Di rendere comprensibili i paroloni dietro cui gli esperti si rifugiavano e gli ammalati trovavano l’alibi per maledire la sorte. Starbene nasceva per rispondere ai bisogni di nuovi lettori. Che volevano prendersi cura di sé ed essere consapevoli delle proprie scelte.
Quarant’anni dopo, tutto è cambiato. I medici sono star televisive, rispondono alle gente sui social network, al telefono, online. E non solo loro. Tutti parlano di salute, diete, benessere, con o senza titolo. Siamo di fronte al fenomeno opposto: l'eccesso di informazione e il dilagare delle false notizie, che trovano canali di diffusione difficilmente distinguibili da quelli realmente autorevoli. E così, sempre più persone scelgono cure alternative di dubbia efficacia, smettono di vaccinare i propri figli, abusano di antibiotici o abbandonano una terapia ai primi segnali di ripresa.
Quarant’anni dopo, Starbene ha ancora una missione da compiere. Quella di mettere ordine nel rumore, di fare chiarezza nella confusione. Oggi, per festeggiare questo anniversario, usciamo con un settimanale rinnovato nella grafica, ma fedele più che mai al suo Dna. E che porta la sua voce autorevole su canali sempre nuovi. La vostra email, tanto per cominciare: la newsletter 1 news di salute al giorno approfondirà quotidianamente l’argomento caldo di cui sentirete parlare sui social o in tv (potete iscrivervi sul nostro sito). Non solo: nasce anche il podcast di Starbene, contenuti audio da sentire mentre andate al lavoro o correte sul tapis roulant.
Perché cambiare, secondo noi, non vuol dire tradire la propria storia e la propria missione. Ma, semplicemente, essere dove sono i nostri lettori.
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Articolo pubblicato sul n° 5 di Starbene in edicola dal 17 gennaio 2017