di Gianluca Liva, dell’associazione Factcheckers
Da gennaio 2020, le donne in gravidanza possono ricorrere gratuitamente al NIPT (Non Invasive Prenatal Test) presso le strutture sanitarie pubbliche dell’area metropolitana di Bologna.
Si tratta di un test sicuro e non invasivo che comporta un prelievo di sangue. Il test permette di prevedere con ottima attendibilità alcune alterazioni dei cromosomi: le trisomie 21 (sindrome di Down), 18 (sindrome di Edwards) e 13 (sindrome di Patau). Le critiche non sono mancate. Alcuni articoli pubblicati online accusano i responsabili dell’introduzione del test di avere avviato una pericolosa selezione eugenetica, mirata all’eliminazione sistematica dei bambini nati con sindrome di Down. Inoltre, negli articoli si legge che il test non sarebbe sicuro per il feto dato che comporterebbe comunque il successivo ricorso a amniocentesi e villocentesi. Si tratta di accuse che sono state prontamente respinte.
«È ovvio che non c’è assolutamente alcun tentativo eugenetico da parte dei proponenti del test», spiega Antonio Farina, professore di Ginecologia e Ostetricia del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna, «inoltre il NIPT non va a caccia di donne in più a cui fare l’amniocentesi ma, invece, ne esclude un numero enorme».
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Articolo pubblicato sul n. 7 di Starbene in edicola dal 28 gennaio 2020