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Come stai? Presto te lo dirà un cerotto

Non solo misurazione del livello di idratazione e del pH. Sono allo studio patch in grado di individuare alcune malattie attraverso l’analisi del sudore

Foto: iStock




La tecnologia va veloce più della luce e, quando la ricerca incontra la medicina, ecco nascere l’innovazione capace di cambiarci la vita. Anche sotto forma di un semplice cerotto, in grado di dirci addirittura se siamo malati con l’analisi del sudore.

A dicembre 2018 Gatorade ha lanciato uno spot che vede protagonisti diversi campioni dello sport, in cui compare un patch che attraverso la traspirazione misura il livelli di idratazione e che verrà prossimamente messo in commercio. Mentre L’Oréal a gennaio 2019 ha presentato (ricevendo il premio per l’innovazione) il suo “My Skin Track pH” di La Roche-Posay al Consumer Electronics Show di Las Vegas. Grazie alla tecnologia microfluidica, il dispositivo del brand francese raccoglie le tracce di sudore dai pori attraverso una rete di microcanali, fornendo un’analisi accurata del pH in 15 minuti. Nonostante il My Skin Track pH venga venduto come “l’innovazione dell’anno”, la sperimentazione è molto più avanti: come dicevamo, i nuovi sensori sono addirittura in grado di dirci molto sulla nostra salute.


Che cosa arriverà sul mercato

È da un paio d’anni che si parla di dispositivi indossabili capaci di analizzare il sudore per diagnosticare patologie. La novità di questi giorni è un patch (per il commercio, ci vorranno un annetto o due) che non ha bisogno di fili né batterie per funzionare. Ha l’aspetto, appunto, di un cerotto tondo, è sottilissimo, flessibile e per nulla invasivo: mentre sudi, lui ti tiene sotto controllo. Funziona grazie a minuscoli fori alla base che, a contatto con la pelle, permettono al sudore di penetrare in modo naturale. Da lì, una complessa rete di valvole e microcanali, ognuno della larghezza all’incirca di un capello, lo convoglia in minuscoli serbatoi dotati di un sensore che reagisce a contatto con una sostanza chimica. Così riesce a fornire informazioni in tempo reale non solo sul pH di chi lo indossa e sul suo livello di sudorazione, ma anche sui livelli di cloruro, glucosio e lattato in circolo (fornendo diagnosi di fibrosi cistica, diabete o ipossia). «È tutto qui», ha spiegato al New York Times John Rogers, ingegnere biomedico alla Northwestern University e principale artefice del nuovo dispositivo. «Non c’è nulla che penetri nella pelle, e non c’è alcuna fonte di energia che guidi il flusso».


Su cosa si sta lavorando

L’équipe di Rogers ha iniziato a testare la tecnologia in particolar modo per diagnosticare la fibrosi cistica, condizione genetica molto rara. I medici oggi sono già in grado di analizzare le concentrazioni di cloruro nel sudore per vedere se un bambino ne è affetto, ma normalmente utilizzano un apparecchio rigido e scomodo che va stretto al braccio del piccolo per una misurazione una tantum. Il team americano sta anche sviluppando dei sensori che rilevino la presenza di urea e creatinina, indicatori della salute dei nostri reni. Altri gruppi di ricercatori stanno invece studiando dei sensori per l’analisi del diabete e di disturbi mentali, inclusa la depressione.


Il peso fa la differenza

Sudano di più gli uomini o le donne? A rispondere ci ha pensato uno studio riportato su Experimental Physiology, che ha dimostrato come le differenze di genere non hanno nulla a che fare con la sudorazione. La ricerca, condotta su 36 maschi e 24 femmine sottoposti a 2 sedute di attività fisica (una leggera, l’altra moderata), a una temperatura di 28 °C e un tasso di umidità del 36%, ha appurato come a sudare maggiormente siano stati i volontari con una massa corporea più importante, indipentemente dal sesso.


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Articolo pubblicato nel n° 12 di Starbene in edicola dal 5 marzo 2019

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