C’è un legame tra “l’ormone del buonumore”, così viene definita la serotonina, e il long Covid. Chi è stato contagiato da questo virus ha sperimentato in maniera più o meno lunga, e in modo più o meno grave, i postumi della malattia. È una sindrome che si stima abbia colpito almeno 65 milioni di persone nel mondo dall'inizio della pandemia. Deficit di memoria, calo di concentrazione, stanchezza, spossatezza sono alcune delle eredità del Covid che possono protrarsi per mesi ma anche per anni.
A lungo la ricerca ha cercato di capire cosa ci fosse all’origine di tali disturbi. Ora uno studio di un pool di ricercatori dell'Università della Pennsylvania, pubblicato su Cell e citato anche su Science online, fornisce una spiegazione. Il Covid, come è già noto, provoca un'infiammazione, quale risposta del sistema immunitario all’infezione, ma (è questa la scoperta) causa anche un calo della della serotonina. Questo ormone ha tra le sue funzioni quella di essere una sorta di “messaggero” che incide sulla regolazione dell’umore, del sonno e della digestione ma anche sulla guarigione delle ferite, sulla salute delle ossa e sul desiderio sessuale. Bassi livelli di serotonina possono avere effetti negativi fisici e psicologici, fino a rappresentare una delle cause della depressione. Lo studio ha aggiunto un tassello in più a ciò che già era noto. Ovvero che l’infiammazione da Covid provoca un calo della serotonina e ciò può determinare quei problemi cognitivi che alcuni pazienti reduci dal contagio, accusano.
Gli scienziati sono arrivati a questa conclusione analizzando campioni di sangue e feci tratte da malati da long Covid per un periodo da 3 a 22 mesi dall’infezione, confrontandoli con gruppi di persone senza sintomi post-Covid e nella fase iniziale dell'infezione. Ciò che si è riscontrato è che, mentre in tutti gli altri pazienti i livelli di serotonina (che si abbassano all'inizio della malattia) tornavano normali dopo un certo periodo, nei pazienti affetti da Covid lungo il normale livello dell'ormone non si era ristabilito.
Per verificare quanto osservato, il team ha infettato dei topi con il Covid o ha iniettato loro un farmaco che stimola una risposta infiammatoria simile. Entrambi i trattamenti hanno causato un calo della serotonina nel sangue.
I residui virali, insomma, spingerebbero il sistema immunitario a produrre proteine, che a loro volta riducono la capacità del corpo di assorbire triptofano (la sostanza necessaria per "estrarre" la serotonina dal cibo). I ricercatori consigliano di assumere sostanze che aumentino la produzione di serotonina: potrebbe essere la chiave per superare il long Covid.
Alcuni ricercatori, d'altro canto, hanno espresso alcune perplessità sui risultati dello studio perché si basa principalmente su esperimenti sui topi e lascia diverse domande in sospeso. La serotonina, per esempio, era ridotta solo nel sangue degli animali, non nel loro cervello, complicando quindi le spiegazioni su come la molecola eserciti effetti neurocognitivi.
Gli scienziati hanno anche sottolineato che il long Covid si manifesta in diversi modi, pertanto un basso livello di serotonina potrebbe probabilmente definire uno di questi modi. Sarà necessario un approfondimento della ricerca per sapere come ciò potrebbe causare il deterioramento cognitivo, visto che il collegamento al momento rimane oscuro.
Sul Covid la scienza deve fare ancora tanta strada.
20 ottobre 2023
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