Niente più Iva in caso di interventi di chirurgia estetica. A tornare a chiederlo è un gruppo di parlamentari che ha presentato una proposta alla Camera, sollevando polemiche e riaprendo una questione già affrontata in passato.
L’idea di alleggerire i costi dei ritocchini estetici, infatti, non è nuova. Questa volta, però, potrebbe diventare realtà, anche grazie alle indicazioni giunte dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Il ricorso a interventi di chirurgia estetica, infatti, in molti casi sarebbe in grado di garantire quello «stato di completo benessere fisico, psichico e sociale» invocato dall’Oms e ricordato dai promotori della legge.
La proposta del taglio dell’Iva sui ritocchi estetici: come e perché
A presentare la mozione è stata la deputata di Forza Italia Annarita Patriarca, prima firmataria del testo sottoscritto anche da Simona Loizzo (Lega) e da Luciano Ciocchetti (Fratelli d’Italia). «Le prestazioni di medicina e chirurgia estetica devono rientrare nel novero delle prestazioni sanitarie non sottoposte a trattamento Iva», spiegano i promotori che vorrebbero spingersi oltre, chiudendo tutti i conteziosi in essere.
Nel 2005, infatti, una circolare dell’Agenzia delle Entrate esentava dall’Iva gli interventi estetici a scopo sanitario. Ma secondo la Corte di Giustizia europea rientrano in questa definizione soltanto le prestazioni legate a particolari traumi, disabilità o specifiche malattie, come i tumori. Per questo la Cassazione, con la sentenza n. 27947 del 13 ottobre 2021, aveva stabilito che spetta esclusivamente al chirurgo l’onere di provare che le operazioni sanitarie estetiche siano finalizzate ad alleviare le sofferenze psicologiche del paziente, indicando proprio casi di handicap, malattie o traumi. Che fare, dunque? E secondo quali criteri?
Quando il ritocchino è importante per la salute psicofisica
«La casistica degli interventi che portano benessere psicofisico è ampia e variegata. Per esempio, il ricorso a operazioni di chirurgia estetica o laser dopo un incidente che ha lasciato cicatrici deturpanti; oppure in caso di aggressione con l’acido, come accaduto a diverse donne: qui il danno non è solo fisico, ma anche morale e può portare con sé gravi traumi che un intervento estetico può alleviare», chiarisce Ketty Peris, professore ordinario di Dermatologia all’Università Cattolica - Policlinico Gemelli e membro del consiglio direttivo della SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e di Malattie Sessualmente Trasmesse). «Ma ci sono anche altri esempi, in caso oncologico, come per le ricostruzioni additive per tumori alla mammella, o ancora per cancellare i segni di interventi per tumori alla testa o al collo».
Interventi di chirurgia estetica, cosa è mutuabile oggi
In attesa di capire se la proposta passerà, già oggi alcuni interventi di chirurgia estetica sono mutuabili, dunque offerti gratuitamente (o dietro pagamento di un ticket) dal Servizio Sanitario Nazionale.
«In linea teorica sì, anche se poi nella realtà non è sempre così» osserva Peris. «Per esempio, una palpebra cadente che ostruisca la vista avrebbe tutti i requisiti per essere oggetto di un’operazione di chirurgia estetica o con il laser, ma di fatto per effettuarla ci si rivolge a un privato, perché le liste d’attesa in ospedale sono molto lunghe. Dopo la pandemia e con le riduzioni di personale, anche se un paziente ne avrebbe diritto, è difficile che possa ottenere questa prestazione gratuitamente o comunque in tempi rapidi. Per questo un'esenzione dell’Iva per un servizio prestato da un privato potrebbe avere senso, anche se occorre una regolamentazione attenta».
Chi e come valuta quando il bisturi ha valenza sanitaria
Il rischio, infatti, potrebbe essere di esentare dall'Iva anche interventi non indispensabili o con una mera valenza estetica, come il ritocchino alle labbra. «In questo caso, non essendoci una valenza sanitaria, non avrebbe senso chiedere di scaricare l’Iva. Lo stesso vale per una ragazzina che dovesse chiedere un intervento per aumentare il seno per piacersi di più. Il confine tra necessità sanitarie o meno è molto labile e occorre cautela nelle valutazioni», chiarisce l'esperta.
Ma esistono criteri oggettivi? «Già oggi ci sono alcuni strumenti utili, che utilizziamo per diverse casistiche. In campo dermatologico, per esempio, c’è un questionario che viene usato per i pazienti con psoriasi, una malattia che pur non essendo mortale può avere un forte impatto sulla qualità della vita. Si chiama Dermatology Quality Life Index: un punteggio superiore a 10 indica che la patologia incide pesantemente da un punto di vista psicologico, sociale o lavorativo, quindi può indicarci l’opportunità di procedere con alcune terapie. Lo stesso vale per alcune malattie oncologiche», spiega Peris.
Se a chiedere l'intervento di chirurgia estetica sono minorenni, la questione si fa ancor più spinosa. «Sicuramente una ragazza che voglia rifarsi labbra o seno avrebbe bisogno innanzitutto del consenso informato da parte di entrambi i genitori», dice l’esperta SIDeMaST. «In ogni caso, è un campo delicato: ci sono situazioni nelle quali un intervento potrebbe avere ragion d’essere, ma solo dopo un’attenta valutazione, a prescindere dall’età. Insomma, bisogna essere molto coscienziosi».
maggio 2023
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