Sono giorni difficili per i pronto soccorso pediatrici, dove stanno affluendo numerosi bambini colpiti dall’influenza e dal virus respiratorio sinciziale, causa della bronchiolite. Per i genitori, non è facile distinguere tra le due infezioni. «Entrambi sono virus respiratori che causano una sintomatologia pressoché sovrapponibile, come febbre, tosse, gocciolamento nasale e stanchezza atipica», spiega il dottor Alessandro Zanasi, pneumologo e responsabile del Centro della tosse del Primus Forlì Medical Center.
«Fare una diagnosi corretta spetta sempre al pediatra, talvolta supportato da un tampone rino-faringeo per ricercare il materiale genetico di SARS-CoV-2, virus influenzale e virus respiratorio sinciziale, i principati “indiziati” della stagione fredda».
Come riconoscere i sintomi della bronchiolite
A preoccupare le famiglie è soprattutto il virus respiratorio sinciziale, che nella maggior parte dei casi infetta l’apparato respiratorio causando una sintomatologia lieve con tosse e raffreddore. Altre volte, invece, può determinare la bronchiolite, una patologia tipica soprattutto dei bambini sotto i 12 mesi e caratterizzata da una parziale ostruzione dei piccoli bronchi con una possibile insorgenza di insufficienza respiratoria.
«In tenera età, infatti, i bronchi sono molto sottili e il ristagno di secrezioni può ostruirli facilmente, limitando l’apporto di ossigeno agli alveoli polmonari», descrive il dottor Zanasi. «Da qui insorge la difficoltà respiratoria, caratterizzata da un respiro veloce e talora sibilante, una tosse insistente, l’allargamento delle narici a ogni inspirazione e la comparsa di una fossetta alla base del collo, sopra lo sterno».
Anche la perdita di appetito è segno di un peggioramento, soprattutto quando l’assunzione di latte è inferiore al 50 per cento rispetto al solito: peraltro, questo può rapidamente portare a disidratazione (labbra secche, poca pipì e pianto senza lacrime). Altri segnali da non sottovalutare sono le lunghe pause respiratorie, la scarsa reattività, la sonnolenza, le mucose cianotiche a livello delle unghie e delle labbra.
Cosa fare nel caso di bronchiolite
«È necessario il ricovero quando il bambino mostra difficoltà a respirare e non riesce a mangiare a sufficienza, in modo da mettere in atto una terapia di supporto per mantenere un’adeguata idratazione e, se occorre, per somministrare l’ossigeno», sottolinea il dottor Zanasi.
Nei casi meno gravi, a casa, è fondamentale mantenere una buona idratazione, incoraggiando il bambino ad assumere liquidi a piccoli sorsi e pasti piccoli e frequenti. «Sono utili anche gli aerosol con soluzione fisiologica per umidificare le vie aeree, i lavaggi nasali con soluzione salina e l’aspirazione delle secrezioni nasali».
Al contrario, farmaci come i broncodilatatori, i cortisonici e gli antibiotici non sono indicati di routine: in particolare, gli antibiotici non vanno utilizzati, perché l’agente responsabile è un virus e le sovra-infezioni batteriche sono rare. «No al fai-da-te, insomma», raccomanda l’esperto.
Come prevenire le infezioni
«Dal 2020, è disponibile per i bambini a partire dai 2 anni un vaccino antinfluenzale che viene somministrato con spray nasale tramite un applicatore monouso, che eroga una dose in ogni narice e risulta meno impattante rispetto alla tradizionale iniezione intramuscolare», descrive il dottor Zanasi.
«Se l’autunno è la stagione migliore per prevenire, non è troppo tardi per correre ai ripari: in questi giorni, bisogna valutare con il proprio pediatra di riferimento l’opportunità di sottoporre i figli a una vaccinazione tardiva».
Per quanto riguarda invece il virus respiratorio sinciziale, non esiste ancora un vaccino specifico, ma possiamo adottare le classiche regole di prevenzione che abbiamo imparato in epoca di Covid-19: lavare accuratamente le mani prima di accudire il bambino, non farlo stare a contatto con familiari raffreddati, arieggiare spesso la casa e non mandarlo all’asilo oppure a scuola se presenta sintomi da raffreddamento.
Evitiamo l’allarmismo
Se è vero che l’incidenza delle bronchioliti è attualmente in aumento nei bambini sotto i quattro anni di età ed è pari circa a 50 casi ogni mille assistiti, tuttavia è importante mantenere la calma.
«Questa impennata è certamente dovuta alle misure anti-Covid degli scorsi anni, che hanno limitato la circolazione dei virus e, di conseguenza, non hanno permesso alle difese naturali dei bambini di “allenarsi” contro i vari aggressori», conclude il dottor Zanasi.
«Questo debito immunitario è andato a sommarsi alle recenti festività, dove la maggiore socialità ha promosso la diffusione delle patologie respiratorie, e ovviamente al freddo, che blocca la cosiddetta clearance muco-ciliare, cioè il movimento delle ciglia che rivestono la mucosa respiratoria e portano continuamente verso l’esterno il muco in cui sono intrappolati corpi estranei, polveri e agenti patogeni inspirati con l’aria. Quando le ciglia si paralizzano, le sostanze estranee hanno facile accesso e ci ammaliamo più frequentemente».
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