Sono stati tre giorni intensi, quelli del Congresso ICAR (Italian Conference on Aids and Antiviral Research), tanti i temi affrontati, e un grande dubbio: sarà reale la diminuzione di nuovi casi di Hiv durante il 2020? Un dubbio, questo, più che lecito. «La cautela è d’obbligo e per varie ragioni», spiega Andrea Gori, Direttore Malattie infettive dell’ospedale Policlinico di Milano. «Innanzitutto, era impossibile l’accesso alle strutture sanitarie al fine di poter eseguire il test di diagnosi, oltre al fatto che in questi due anni di pandemia non ci sono state iniziative mirate alla proposta di test e alla diagnosi precoce da parte delle Associazioni di volontariato. Certo, dall’altra, va detto che con le discoteche chiuse e con le limitazioni alla movida, sono diminuite le occasioni di incontri occasionali». Tutto è rimandato al primo dicembre 2022 quando, in occasione della giornata mondiale contro l’AIDS, verranno diramati i dati reali di questi due anni. Ma nel frattempo, sono ricominciate le attività sul territorio.
Come fare il test Hiv fai-da-te
In Italia vivono oltre 120mila persone con HIV, di cui circa 18mila inconsapevoli dell’infezione. È il cosiddetto sommerso, cioè chi continua la solita vita quotidiana, senza sapere di avere contratto l’infezione. Per questo, le campagne si soffermano sull’importanza di utilizzare il profilattico e di sottoporsi al test in caso di rapporto a rischio. Ma anche, confessare al partner l’avventura di una notte, una forma di tutela e di rispetto per la salute propria e dei propri cari.
L'autotest si può acquistare in farmacia, oppure ordinare online attraverso una farmacia accreditata per l'e-commerce e ricevere il pacchetto a casa. È semplice da eseguire e affidabile. Se risulta positivo, è necessario rivolgersi a un Centro ospedaliero per ripetere l’analisi in laboratorio. Non è necessaria la prescrizione del proprio medico curante e viene eseguito nel rispetto della propria privacy: non viene richiesto alcun documento personale, ma viene usato un codice criptato per l’identificazione, come sancisce la legge 135/90. E per qualsiasi dubbio, si può navigare sul sito di una delle associazioni pazienti, come anlaidsonlus.it e lila.it
Perché è fondamentale la diagnosi precoce
Dal 4 maggio scorso è visibile in chiaro sulla piattaforma Discovery+ la serie TV Stigma invisibile, con le storie reali di persone che convivono con il virus, com’è avvenuta la scoperta, cos’è accaduto “dopo”. «A distanza di un paio di settimane dal contagio è possibile che si sviluppino febbre, mal di gol e stanchezza», chiarisce il dottor Gori. «Sono sintomi che il medico confonde spesso con quelli della mononucleosi. E non richiede ulteriori accertamenti, perché si fida del paziente che spesso cela informazioni importanti sulla sua vita sessuale. Ma questo è un grande errore, perché la diagnosi precoce significa anche proteggere altre persone».
Dopo questa prima esplosione di sintomi si sta bene, ma si continua inconsapevolmente a essere contagiosi. E il virus torna a dare segno di sé a distanza di molti anni quando ormai la malattia è avanzata e compaiono i sintomi ormai conclamati della malattia, candidosi, ghiandole gonfie, forte dimagrimento. «Le terapie oggi disponibili sono in grado di controllare l’infezione, azzerandone la replicazione», conclude il dottor Gori. «In questo modo, il virus non è più trasmissibile. Si interrompe da una parte la catena del contagio e dall’altra, la progressione della malattia, a tutto vantaggio della persona con HIV che può quindi vivere una vita assolutamente normale. Sono cure estremamente efficaci, prima si iniziano e meglio è. Per questo, non mi stancherò mai di ripeterlo, è fondamentale la diagnosi precoce».
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