di Valeria Ghitti
È la seconda causa di cecità al mondo e, nel nostro Paese, fa perdere la vista a 5000 persone ogni anno. Si tratta del glaucoma, malattia cronica degenerativa che danneggia in modo progressivo le cellule che collegano l’occhio al cervello.
Un nemico insidioso perché, a fronte di 1 milione di italiani in terapia, si stima che altri 500mila ignorino di avere il problema perché la patologia non dà sintomi fino a quando non compromette gran parte del campo visivo.
Proprio in questi giorni, però, è stato annunciato l’avvio del primo studio italiano centrato sulla neuroprotezione, l’ultima e innovativa strategia contro il glaucoma.
LE SCOPERTE SUI FATTORI DI RISCHIO
Di solito, la colpa del danno nervoso causato dal glaucoma è attribuita a un aumento della pressione all’interno dell’occhio, dovuta a un accumulo di liquido (l’umor acqueo) che preme sul nervo ottico. La terapia principale consiste nel ridurla con farmaci (colliri a base, per esempio, di betabloccanti o prostaglandine), laser (per liberare le vie di deflusso dell’umor acqueo) oppure attraverso la chirurgia (in modo da creare nuove vie).
«Diversi studi, però, hanno dimostrato che ciò rallenta la progressione della malattia ma non riesce a fermarla del tutto», rivela il professor Luciano Quaranta, direttore del Centro per lo studio del glaucoma dell’Università degli studi di Brescia.
Inoltre, alcuni pazienti sviluppano il disturbo pur avendo una pressione intraoculare normale, segnale che questo non è l’unico fattore di rischio: «Le ricerche più recenti hanno messo in evidenza come la malattia sia anche la conseguenza di una degenerazione delle cellule ganglionari della retina, che concorrono a formare il nervo ottico. Un processo che non dipende dalla pressione oculare» continua l’esperto.
L’AIUTO IN PIÙ ARRIVA DAL COENZIMA Q10
Proprio per questa ragione alle terapie tradizionali, che restano comunque fondamentali, si cominciano ad associare quelle neuroprotettive, che agiscono proprio difendendo i neuroni della retina dalla distruzione.
«Tra i meccanismi all’origine della degenerazione delle cellule ganglionari c’è lo stress ossidativo, dovuto all’eccesso di radicali liberi. Per questo si punta all’uso di sostanze antiossidanti, e quella risultata più promettente finora è il coenzima Q10» continua Quaranta. È già utilizzato in collirio, associato alle terapie tradizionali e, somministrato localmente, ha mostrato di essere efficace contro la morte delle cellule ganglionari della retina. «Il suo uso contro il glaucoma è riconosciuto dalla comunità scientifica e, con lo studio che stiamo per iniziare, puntiamo ad ottenere dati a conferma della sua efficacia», conclude lo specialista.
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Articolo pubblicato sul n. 14 di Starbene in edicola dal 21/03/2017