Si intitolava Siamo fatti così uno dei cartoni animati più istruttivi degli anni Novanta, che illustrava in maniera divertente il funzionamento del corpo umano. Simile a una di quelle navicelle spaziali su cui si muovevano gli agguerriti globuli bianchi è la videocapsula endoscopica, una minuscola telecamera (grande quanto una pastiglia di antibiotico) che – dopo essere stata deglutita – viaggia nel corpo per filmare l’apparato digerente.
«Da circa un ventennio, questa videocamera miniaturizzata viene impiegata per esplorare l’intestino tenue, la parte più nascosta dell’intestino, che va dal duodeno fino al colon e che prima era visualizzabile solo in maniera indiretta, mediante esami radiologici lunghi e complicati», racconta il professor Cristiano Spada, professore ordinario di Gastroenterologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e direttore dell’Unità operativa complessa di Endoscopia Digestiva Chirurgica del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS.
La nuova videocapsula
Più di recente, questa tecnica è stata introdotta anche come alternativa alla colonscopia tradizionale, offrendo un’opzione molto attraente per i pazienti, perché non invasiva. «In realtà, questa forma di colonscopia viene poco sfruttata dagli specialisti perché è puramente diagnostica e non consente di prelevare biopsie né di eseguire procedure operative come l’esame convenzionale», spiega il professor Spada.
A quel punto, però, restava la parte alta dell’apparato digerente: «A differenza dell’intestino, simile a un tubo, lo stomaco ricorda un pallone ed è quindi difficilmente analizzabile con gli strumenti “senza fili”, perché si è sempre temuto di perderne alcune regioni. Adesso, però, c’è una novità», annuncia l’esperto.
Come funziona la gastroscopia senza tubo
Grazie a una consolle di controllo esterna, una sorta di joystick che consente di riprendere i comandi in qualsiasi momento, la videocapsula può essere gestita da un sistema magnetico e riesce a informare in tempo reale sulla sua posizione, come una sorta di “Google maps” dello stomaco.
«Aumentando o diminuendo i campi magnetici, questo innovativo sistema ci consente di far salire o scendere la videocapsula, di fermarla in un punto preciso o di farla ruotare su se stessa, permettendo un’esplorazione completa dello stomaco», assicura il professor Spada.
I vantaggi? Il nuovo sistema risparmia al paziente fastidio, evita la sedazione e, una volta raggiunto il piloro, può interrompere l’esplorazione oppure può continuare il suo viaggio, unendo alla gastroscopia una visualizzazione del piccolo intestino per osservare quasi tutto l’apparato digerente. «Non serve una preparazione particolare: al paziente viene solamente chiesto di bere dell’acqua prima di deglutire la videocapsula, in modo da distendere lo stomaco», descrive l’esperto.
La videocapsula è robotizzata
Il sistema è dotato di un software di intelligenza artificiale, che attribuisce alla videocapsula una sorta di “pilota automatico”, in grado di applicare i campi magnetici in piena autonomia: «Questo permette all’operatore di visualizzare sul monitor quali porzioni di stomaco sono state analizzate. Qualora restino escluse alcune aree, il sistema lo comunica affinché si possa disattivare il pilota automatico e riprendere i comandi per controllare manualmente il magnete», illustra il professor Spada.
La procedura è breve (dura circa 20 minuti) e riesce a individuare e analizzare con grande accuratezza lesioni anche molto piccole a livello dello stomaco e del duodeno.
Per chi è indicata la gastroscopia con videocapsula
In termini di attendibilità, la gastroscopia con videocapsula è sovrapponibile a quella tradizionale, ma non consente atti terapeutici. «Ciò significa che non è indicata in quei pazienti che necessitano di biopsie, mentre può essere utile in assenza di sintomi di allarme per valutare ad esempio il quadro morfologico di una patologia benigna, come la malattia da reflusso gastroesofageo oppure un’esofagite», sottolinea il professor Spada.
Quanto alle controindicazioni, dovendo utilizzare dei campi magnetici, la gastroscopia senza tubo è sconsigliata nei pazienti con pacemaker cardiaci, defibrillatori o altri dispositivi metallici impiantabili, come nel caso della risonanza magnetica. «Inoltre, è importante che il paziente non abbia una stenosi, cioè un restringimento a livello del tubo digerente, altrimenti la videocapsula non riuscirà a passare», precisa l’esperto.
Al momento, solo in regime privato
Trattandosi di una novità, l’esame non viene al momento rimborsato dal Servizio sanitario nazionale. «Come sempre accade con le nuove tecnologie, quando vengono immesse nell’uso clinico quasi mai sono riconosciute e inserite nelle liste del Servizio sanitario nazionale. Ma vista l’utilità di questa indagine, anche su larga scala, immaginiamo che già nei prossimi anni potrà essere inserita tra le prestazioni erogabili dal nostro sistema sanitario», conclude il professor Spada.
4 ottobre 2023
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