Gli italiani sono pessimisti sul futuro della salute: quasi il 40% è convinto che la salute della popolazione sarà peggiore entro cinque anni, percentuale che raggiunge quasi il 50% nel giro di 20 anni. Una previsione negativa ancora più diffusa tra i medici: per uno su due staremo infatti peggio già nel 2028, per più di sei su dieci entro il 2043. A dirlo è l'indagine "La salute che verrà", promossa da Novartis Italia, che evidenzia l'urgenza di investire sul futuro della salute e dunque sul progresso del Paese attraverso investimenti in Ricerca & Sviluppo mirati sull’innovazione.
Ad incidere negativamente sulle previsioni degli italiani è la pressione sul Sistema Sanitario Nazionale con la conseguente difficoltà ad accedere alle prestazioni sanitarie (42%), ma anche l’aumento dei tumori (38%), di malattie collegate a stili di vita errati (38%) e dei disturbi come ansia e depressione (37%). Pensando invece alle leve che potranno migliorare la salute del futuro, i cittadini guardano all’innovazione diagnostica (40%) e terapeutica (39%), ai progressi della ricerca scientifica (39%), all’avanzamento della tecnologia e della telemedicina (38%), ma anche alla diffusione di alcune pratiche come l’assistenza domiciliare (78%) e lo sviluppo di partnership pubblico-privato (72%).
Il patto di Novartis con l'Italia
Su questa rotta, nell'ottica di potenziare la capacità di innovazione scientifica nel Paese, Novartis Italia ha appena annunciato un investimento di 350 milioni di euro entro il 2025 per collaborare per il futuro con istituzioni nazionali e regionali, società scientifiche e associazioni pazienti, per reimmaginare la salute insieme e affrontare le principali sfide sanitarie del domani, prima tra tutte la riduzione delle disuguaglianze nell’accesso alle cure e all’innovazione.
È stato quindi firmato un Protocollo di intesa con il Consiglio nazionale dei giovani, organo consultivo del Governo in tema di politiche giovanili, che definirà la visione e le esigenze delle giovani generazioni che determineranno il futuro della salute nei prossimi anni. Ad apporre le loro firme, sorridenti, Francesco Marchionni, vice presidente del Consiglio nazionale dei giovani con delega a Salute e Benessere, e Valentino Confalone, country president di Novartis Italia.
«Abbiamo deciso di investire in Italia 350 milioni entro il 2025 per rafforzare la nostra attività di Ricerca & Sviluppo e quella di produzione nei poli di eccellenza di Torre Annunziata e di Ivrea», ha detto Confalone.
Punta quindi sul nostro Paese l'importante Gruppo farmaceutico svizzero, ora focalizzato sulla realizzazione di farmaci innovativi attraverso lo sviluppo di piattaforme altamente tecnologiche - come ad esempio le terapie avanzate, i radioligandi e i farmaci a base di siRNA - nelle cinque aree con i maggiori bisogni medici: cardiovascolare, immunologia, neuroscienze, tumori solidi ed ematologia.
I poli di Torre Annunziata e di Ivrea
Il polo campano di Torre Annunziata, con il suo Campus, è un importante centro per l’innovazione, un riferimento per imprese e start up ad alta intensità di ricerca in cui vengono prodotte 140 milioni di confezioni all’anno per 118 Paesi. Nel centro piemontese, invece, si sviluppano i radioligandi, l’ultima frontiera dell’oncologia di precisione capace di riconoscere selettivamente le cellule tumorali ed eliminarle senza danneggiare quelle sane. Anche questo stabilimento ha una rilevanza strategica per i mercati internazionali, con oltre il 75% della produzione destinata all’estero.
Mentre già collabora attivamente con il Consiglio nazionale dei giovani per integrare le necessità e le aspettative delle nuove generazioni nella costruzione della sanità del domani, Novartis ha anche un altro piano nel mirino: ha l’ambizione di siglare con ognuna delle 20 Regioni italiane almeno un accordo di partnership entro cinque anni. Obiettivo: affrontare le sfide sanitarie delle comunità.
22 novembre 2023