Bruce Willis è stato colpito da afasia “che sta influenzando le sue capacità cognitive” e quindi, per il momento, “si sta allontanando dalla carriera che ha significato così tanto per lui”. Sono le parole della moglie lanciate sui Social e destinate a tutti i fan del celebre attore. Un dramma nel dramma, perché l’afasia è una condizione che colpisce proprio la capacità di comprensione delle parole, ma anche quella di esprimersi, di articolare in modo chiaro le frasi, di leggere e quindi di recitare.
Il problema dell'afasia colpisce oltre 150mila persone nel nostro Paese, con 20mila nuovi casi all’anno, ed è tornato alla ribalta per quanto è successo al protagonista di Pulp Fiction e di altri famosi film di Hollywood.
Quali sono la cause
«Di solito l’afasia è conseguente a una patologia che sta a monte», spiega il professor Luigi Ferini Strambi, neurologo dell’Ospedale San Raffaele di Milano, dove esiste un Centro di neuroriabilitazione segnalato dall’Aita, la Federazione delle Associazioni italiane afasici (leggi sotto). «Per esempio un ictus, un trauma cranico o una malattia neurodegenerativa come l’Alzheimer, e ne può essere uno dei segni iniziali. L’afasia colpisce le aree cerebrali che governano il linguaggio, ecco il perché delle difficoltà nell’esprimersi in modo intelleggibile per gli altri».
Non sappiamo oggi se l’attore americano sia stato colpito da una forma acuta (conseguente a un ictus, per esempio) o da una afasia primaria progressiva, connessa cioè a un patologia degenerativa. In ogni caso, quando il danno a monte non è chiaro, per esempio perché il trauma alla testa è sembrato leggero e apparentemente senza conseguenze, o la malattia degenerativa non era stata ancora diagnosticata, il neurologo esegue diversi test sul paziente, che riguardano fra l’altro la comprensione delle parole, la fluidità del linguaggio, la capacità di ripetere e ricordare».
La terapia del linguaggio
La terapia parte dal momento in cui viene risolta la patologia scatenante (come l’ictus), l’affianca e/o segue un percorso suo, a volte lungo. «Ci vuole pazienza, e molto dipende dal danno di partenza e dalla sua reversibilità, ma i miglioramenti sono possibili», spiega il neurologo.
«Non esistono farmaci che la curano in modo specifico l’afasia ma si punta sulla riabilitazione, in particolare sulla logopedia, la scienza che rieduca al linguaggio ed è condotta da professionisti preparati in modo specifico anche per l’afasia».
I miglioramenti dipendono anche dall’età e dallo stato di salute del paziente, ma possono essere importanti, come ha dimostrato anche la storia del celebre giornalista Rai Andrea Vianello, che ha sofferto di afasia grave (“Non riuscivo nemmeno a dire il nome dei miei tre figli”, racconta nel libro scritto per Mondadori, Ogni parola che sapevo) conseguente a un ictus cerebrale, e che oggi sta bene ed è tornato al suo lavoro dopo una lunga riabilitazione.
A chi rivolgersi
Chi volesse ulteriori informazioni e approfondimenti può contattare Aita, la Federazione delle Associazioni italiane afasici (numero verde 800/912326), che aiuta i pazienti e i familiari a gestire la malattia e fornisce, oltre a informazioni preziose e aggiornamenti sul tema, anche i Centri di riferimento regionali per la riabilitazione e la cura. Altro comntato utile è quello della Federazione logopedisti italiani.
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