La prima a predisporre un vademecum sanitario per le popolazioni alluvionate dell'Emilia Romagna è stata l'Ausl romagnola. A ruota anche l’Istituto Superiore di Sanità ha fornito indicazioni e norme di comportamento ai cittadini e ai volontari impegnati nelle operazioni di soccorso e aiuto nelle zone colpite dalle due ondate di maltempo. Tra queste misure si parla anche di vaccinazione antitetanica e di norme igieniche per evitare l’epatite. Perché e quando è necessario provvedere alla profilassi?
Perché fare l’antitetanica
Le acque che hanno sommerso case, capannoni e strade in Emilia Romagna potrebbero essere contaminate da sostanze che provengono da sistemi fognari, di tipo chimico, e da rifiuti agricoli o industriali con possibili effetti nocivi sulla salute. Per questo l’Ausl Romagna ha esortato a prestare la massima attenzione, offrendo anche servizi di vaccinazione antitetanica senza appuntamento per la popolazione residente (per info [email protected]).
Ma quali sono le fonti di pericolo? «Il rischio tetano è dato dalla massiccia presenza di fango, acque reflue e residui fognari mischiatisi a corsi d’acqua di fiumi e torrenti. Ci possono essere detriti di legno e ferro che possono avere spore tetaniche, quindi per chi non ha mai fatto la vaccinazione o l’ha ricevuta da più di 10 anni è consigliabile una somministrazione», chiarisce l’epidemiologo Massimo Ciccozzi dell’Università Campus Biomedico di Roma.
La vaccinazione antitetanica, lo ricordiamo, ha una validità di 10 anni. Se non si ricorda la data dell’ultima somministrazione, è possibile controllare tramite il Fascicolo Sanitario Elettronico, accedendo con Spid o tessera sanitaria.
Le norme igieniche, per bambini e adulti
Particolare attenzione è riservata alla fascia d’età più giovane, ai bambini, per il rischio che possano mettersi le mani sporche in bocca o che possano toccarsi gli occhi. «Per i bambini, ma in genere per tutti, valgono le norme igieniche comuni che ormai ben conosciamo, quindi lavarsi le mani. È bene anche utilizzare i guanti se si maneggia il fango e non camminare a piedi scoperti, evitando quindi di indossare, ad esempio, le sole ciabatte: gli stivali sono raccomandati, a maggior ragione per proteggersi in caso di lesioni che possono infettarsi a contatto con materiali arrugginiti», prosegue l’esperto.
C'è il rischio di epatite?
Nei giorni scorsi si è parlato anche di potenziale rischio di epatite A. «È vero che l'epatite A è un’infezione che colpisce il fegato, causata da un virus che si trova nel circuito oro-fecale, dunque esiste un rischio collegato proprio al fatto che le acque reflue possano essersi unite a quelle dei fiumi, però circoscriverei il potenziale pericolo. Non credo si renda necessaria la vaccinazione. Importante lavarsi le mani ogni volta che si è toccato il fango, senza toccarsi bocca o occhi», raccomanda l'esperto.
Rischio di gastroenteriti e da muffe
Occorre prestare attenzione anche al rischio di contrarre infezioni gastrointestinali. «L’origine è sempre la stessa, le acque, nelle quali possono esserci batteri che possono dare luogo a infezioni gastrointestinali, come l’Escherichia coli, che dà tipicamente vomito o diarrea», conferma l’epidemiologo. Che aggiunge: «Occhio anche alla possibilità che nel fango ci siano carcasse di animali: sono potenzialmente pericolose per la salute». Quindi importante usare sempre i guanti e lavare le mani appena possibile. «Non occorre indossare mascherine, perché non c’è la possibilità di trasmissione di microorganismi tramite l’aria».
L’Ausl, intanto, esorta ad arieggiare i locali per favorire l’asciugatura delle pareti e dei pavimenti, allo scopo di evitare il più possibile la formazione di muffe. Se ci fossero spore o polveri in quantità tale da essere inalate, allora è raccomandato di coprirsi naso e bocca con un panno o con una mascherina, anche FFP2. «Ad Haiti, dopo lo tsunami, si verificò un’epidemia di colera proprio per questo, ma in Emilia fortunatamente l’alluvione – pur tremenda e con conseguenze importanti – è durata pochi giorni. Certo, occorre essere molto prudenti dal punto di vista igienico», spiega Ciccozzi.
Gli accorgimenti prima di accendere luce e gas
Tra le altre raccomandazioni da parte delle autorità c’è quella di prestare attenzione ad accendere luce e gas o di utilizzare eventuali elettrodomestici: è necessario controllare che l’impianto e le prese di corrente elettrica non siano bagnati, avvalendosi di personale specializzato.
Se si viene in contatto con il fango o acque reflue, infine, è sempre bene lavare i capi d’abbigliamento sporchi a 60° C, disinfettando anche occhiali o visiera, con acqua calda e detergenti. Lo stesso tipo di trattamento andrà riservato a tutte le superfici dure, come muri e pavimenti, mentre per quelle ruvide è raccomandato il ricorso a spazzole rigide.
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