Dolcificanti, cos’è l’eritritolo e perché se ne parla tanto

In questi giorni l’eritritolo è finito sotto la lente: usato come dolcificante, secondo un nuovo studio aumenterebbe il rischio di infarto e ictus. Ecco cosa sappiamo finora



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In molti usano l'eritritolo in cucina e in genere nell’alimentazione come alternativa allo zucchero perché molto meno calorico e in grado di non alzare la glicemia. In alcuni casi è indicato nei soggetti che hanno problemi di obesità, diabete o patologie come la sindrome metabolica.

L'eritritolo si ottiene tramite la fermentazione del mais e per questo viene indicato come “bio” in alternativa a edulcoranti artificiali. Ma ora uno studio, condotto dalla statunitense Cleveland Clinic e pubblicato su Nature Medicine, ha lanciato un allarme: secondo i ricercatori americani, infatti, ai prodotti dolcificati con eritritolo è associato a un maggior rischio di infarto e ictus.

A chiarire i dubbi è Monica Germani, nutrizionista, dietista e direttrice del Poliambulatorio TMedical Institute di Roma e Meta Clinic Milano.


Cos’è l'eritritolo, usato come dolcificante?

«Si tratta, appunto, di un carboidrato di origine vegetale: viene estratto dalla frutta o dal mais e fatto fermare in modo chimico tramite alcuni batteri e infine immesso in commercio sotto forma di dolcificante. È utilizzato da molto tempo negli Stati Uniti, mentre in Europa è stato introdotto solo nel 2016 – chiarisce Germani –. Di fatto è definito naturale perché proviene da sostanze naturali, ma non lo è del tutto, perché la fermentazione avviene a livello industriale e con procedure di laboratorio».

Quante calorie e zuccheri ha l'eritritolo?

«A differenza dello zucchero (ogni cucchiaino equivale a circa 20 calorie), l’apporto calorico dell'eritritolo è pressoché pari a zero, esattamente 0,2 calorie per grammo. Non apporta quasi calorie, quindi, a meno che non lo si assuma in dosi elevate, che però possono dare tossicità. Anche l’indice glicemico è minimo, mentre il potere dolcificante è del 60/80% in più rispetto al saccarosio, quindi il comune zucchero da tavola», risponde la nutrizionista.


Quali sono i benefici dell'eritritolo?

Dal momento che dopo l'ingestione l'eritritolo viene scarsamente metabolizzato dall'organismo, quindi entra nel sangue e si elimina principalmente attraverso l'urina, e considerando che il corpo umano produce naturalmente basse quantità di eritritolo, un’aggiunta come dolcificante può essere indicata in alcuni soggetti.

«Il fatto che non sia del tutto assorbito dalla flora batterica a livello intestinale, ci permette un consumo di bevande dolcificate o cibi dolci, con il vantaggio però di una minor quantità di calorie. Va bene, quindi, per i diabetici o persone con insulino-resistenza».

«Un altro vantaggio – spiega Germani - è che non dà picchi glicemici come un dolce normale e quindi significa non che non abbiamo fame dopo 30 minuti, né dà alterazione della glicemia: l’importante è che non lo sommiamo ad altri zuccheri o non consumiamo contemporaneamente altri prodotti che contengono anche altri zuccheri, altrimenti l’effetto benefico viene vanificato. Insomma, è sconsigliabile preparare un muffin con eritritolo e zucchero normale», spiega l’esperta. Che aggiunge: «Un altro vantaggio è che, a differenza di altri dolcificanti specie artificiali, non dà né meteorismo né diarrea o pancia gonfia. È indicato, quindi, anche in chi soffre di colon irritabile, colite o morbo di Crohn perché non dà effetti collaterali a livello intestinale. Infine, non altera il sapore della pietanza, come invece accade alla stevia che lascia un retrogusto di liquirizia, specie nelle bevande. È utile quindi per preparare dolci senza zucchero in casa, senza però esagerare con le porzioni perché comunque vanno a sommarsi ad altri ingredienti come burro, latte o uova e ferina».

Ci sono precauzioni nell’uso di questo dolcificante?

«Esistono diversi studi che suggeriscono una certa attenzione nel consumo di tutti i dolcificanti. Questo è legato a cosa accade quando si assumono. Quando ingeriamo zucchero “tradizionale”, il pancreas produce insulina che lo fa entrare nei tessuti dove viene metabolizzato. In passato sembrava che questo meccanismo non accadesse con i dolcificanti. Si è visto, invece, che il corpo riconosce il segnale del dolce e produce insulina, seppure in quantità minima, mentre la glicemia rimane a livelli normali. Se, però, questo accade di frequente perché consumiamo molti dolcificanti, nel lungo periodo si innesca un’insulino-resistenza: in pratica i recettori dell’insulina si chiudono e lavorano meno. Questo significa che dobbiamo prestare estrema attenzione alle porzioni e all’utilizzo dei dolcificanti: sarebbe preferibile, quindi, ridurre il numero di bevande ‘dolci’ piuttosto che mantenerne una quantità maggiore ricorrendo ai dolcificanti. Lo stesso vale per il consumo di dolci: i prodotti alternativi allo zucchero ci permettono di evitare il danno che questo può causare, ma occorre sempre buon senso nelle porzioni».

Perché è arrivata l’allerta per rischio infarto da eritritolo?

«Il motivo, da quel che si legge nello studio, sembra che sia legato al fatto che l’eritritolo favorirebbe l’addensamento del sangue, quindi la formazione di piccole placche nelle arterie, un po’ come accade con il colesterolo. Quelle placche potrebbero causare un ictus se si staccasse un coagulo, oppure potrebbero favorire un infarto se andassero a intasare le coronarie. Quindi a oggi i ricercatori avrebbero individuato questo tipo di nesso, mentre non è ancora chiaro che tipo di pazienti sono più soggetti a questo eventuale rischio. Per ora si sa solo che innescherebbe questo meccanismo», spiega l’esperta.

Come usare l'eritritolo in modo sicuro?

«Abbiamo detto che l'eritritolo serve a sostituire lo zucchero, ma non deve venire meno l’impegno a ridurre la quantità di quest’ultimo: insomma serve a togliersi lo sfizio di mangiare o bere qualcosa di dolce, senza abusarne – avverte Germani –. La dose corretta non dovrebbe superare gli 0,5 grammi/1 grammo per kg di peso corporeo inteso in un soggetto normopeso. Quindi non in rapporto al peso reale, ma a quello che dovrebbe avere. È anche molto importante non ingerire questo genere di dolcificanti a stomaco vuoto, perché succede quello che spiegavamo in precedenza, cioè si potrebbe favorire a lungo andare una insulino-resistenza: meglio accompagnarne l’assunzione con un po’ di frutta secca o un altro alimento», conclude la nutrizionista.


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