I diverticoli sono comuni a ben il 50% degli italiani over 60, soprattutto donne. Negli ultimi anni, però, anche un 10% della fascia 40-50 anni si ritrova a dover fare i conti con questa sorta di tasche che si formano sulle pareti dell’intestino, soprattutto quelle del colon sinistro.
Passare al contrattacco non è però difficile, evitando che queste formazioni possano svilupparsi indisturbate o che, peggio ancora, si infiammino, mettendo a rischio il benessere intestinale.
Per sapere come destreggiarsi ne abbiamo parlato con la dottoressa Zenia Pirone, gastroenterologa ed endoscopista dell’ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano.
Come ci si accorge di avere i diverticoli?
Nell’80% dei casi lo si scopre casualmente, magari attraverso un esame diagnostico eseguito per altre ragioni. Tuttavia, alcuni sintomi, spesso molto sfumati e simili a quelli di un colon irritabile, possono funzionare da campanello d’allarme: alterazioni dell’alvo (con periodi di stipsi alternati a fasi di diarrea), spasmi e dolore ricorrenti soprattutto al fianco sinistro, meteorismo addominale.
Essere certi della presenza dei diverticoli oggi non è difficile, e non c’è bisogno di ricorrere necessariamente a esami invasivi: se ci sono sintomi sospetti, a un occhio esperto può bastare un’ecografia delle anse intestinali per individuarli. Altrimenti si ricorre alla colonscopia, compresa quella virtuale, e alla Tac dell’addome con mezzo di contrasto.
Una volta scoperti, bisogna seguire una terapia?
No, basta mettere in pratica poche regole che migliorano il transito intestinale ed evitano complicanze: bere un litro e mezzo di acqua al giorno lontano dai pasti, e consumare 30 g di fibre quotidiane, garantite da una porzione di cereali integrali e dalle racomandatissime 5 porzioni di frutta e verdura.
Ok alle fibre, ma quali in particolare?
Bisogna orientarsi soprattutto sulle fibre solubili, come l’inulina, contenute in verdure quali carciofi (veri e propri leader delle fibre, perché ne contengono 7,9 g ogni 100 g), radicchio, cipolle, tarassaco e pomodori, consumati preferibilmente cotti. Ok anche alla peptina, di cui sono ricche soprattutto mele e prugne.
Il sovrappeso e la sedentarietà favoriscono la comparsa dei diverticoli?
Certamente: i chili di troppo aumentano la pressione intraddominale e i cedimenti delle pareti intestinali, mentre la mancanza di moto facilita ulteriormente la stipsi. L’antidoto: muoversi regolarmente. Bastano 20-30 minuti di camminata a passo spedito al giorno.
E se, nonostante il buono stile di vita, i disturbi intestinali non passano?
Bisogna rivolgersi al medico: può prescrivere antibiotici (a base per esempio di rifaximina, ciprofloxacina) o la mesalazina, antinfiammatorio specifico per la mucosa intestinale.
Se i diverticoli si fanno “sentire spesso”, può prescrivere gli stessi farmaci anche a scopo preventivo: da assumere per brevi cicli. Può associarli a regolatori intestinali (a base di macrogol) che contrastano la stipsi e mantengono “pulito” l’intestino, evitando pericolosi ristagni di feci (fonte di infezione), e a probiotici a base per esempio di lattobacilli e/o bifidobatteri, arricchiti con inulina, fibra che facilita la crescita dei batteri intestinali “buoni”, riequilibrando così il microbiota che funziona da sentinella nei confronti dei processi infiammatori.
I diverticoli possono infiammarsi?
Sì, e succede proprio se non si seguono le buone regole “salva intestino”. La stipsi ha via libera e le feci, irrimediabilmente dure, ristagnano all’interno dei diverticoli, alterando immediatamente la flora batterica e permettendo ad alcuni germi, che di solito sono innocui, di prendere il sopravvento e di dare il via a una diverticolite: il dolore addominale aumenta, la pancia risulta tesa e gonfia, compare la febbre (spesso associata a nausea e vomito), e possono addirittura manifestarsi perdite di sangue (per esempio miste alle feci), segno che i diverticoli stanno sanguinando. L’infiammazione può ulteriormente complicarsi e i diverticoli perforarsi, dando il via a una vera e propria emergenza chirurgica da pronto soccorso.
Che fare in questo caso?
Rivolgersi al medico o meglio a un pronto soccorso, soprattutto se i dolori sono molto intensi, la febbre è alta o c’è sanguinamento.
In caso di infezione ci vogliono gli antibiotici?
Sì. Le cure necessarie in caso di febbre e sintomi importanti prevedono antibiotici specifici (come per esempio la ciprofloxacina), riposo a letto e, per qualche giorno una dieta liquida a base di centrifugati, tisane poco dolcificate, brodi e priva di fibre, per evitare di stressare l’intestino.
Le cure si possono effettuare a casa?
Dipende dall’entità dell’infiammazione. Se importante, può essere necessario un ricovero in ospedale, dove antibiotici e liquidi vengono somministrati per via endovenosa.
Una volta superata la crisi, però, si possono inserire nuovamente nella dieta cibi che contengono fibre, cominciando con quelli che ne sono più poveri come frutta cotta sbucciata, o verdure cotte. Ricovero ospedaliero immediato, invece, se ci sono complicanze (formazione di ascessi) o addirittura una perforazione, eventualità che fortunatamente si verifica solo in un 3% dei casi.
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Articolo pubblicato nel n° 9 di Starbene in edicola dal 12 febbraio 2019