di Gianluca Liva, dell’associazione Factcheckers
A marzo 2019 l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) aveva inserito la triptorelina tra i medicinali coperti dal Servizio sanitario nazionale. La triptorelina è un farmaco che viene impiegato nel contesto di varie patologie e situazioni, come nel caso del tumore al seno o alla prostata. La decisione dell’AIFA aveva provocato alcuni malumori, dato che il farmaco viene prescritto anche nei casi di disforia di genere, la condizione per cui una persona sente che la propria identità di genere è diversa dal proprio sesso.
A inizio ottobre hanno ricominciato a diffondersi articoli che puntano il dito contro questo utilizzo della triptorelina, un medicinale “blocca pubertà”, capace di “castrare i nostri figli”. Vengono riportati presunti effetti collaterali che rendono la triptorelina “un farmaco che se va bene ti fa diventare demente, e se va male, ti ammazza!”.
Si tratta di articoli di pura disinformazione allarmistica. La triptorelina è un farmaco sicuro, impiegato da anni, e dagli effetti reversibili. Nel caso specifico della disforia di genere, la triptorelina esercita un’azione sul sistema endocrino e ritarda il manifestarsi dei cambiamenti fisici tipici della pubertà. Il suo impiego viene valutato con estrema attenzione dal personale sanitario, dai genitori e dalla persona interessata. Il fine è quello di mitigare le sofferenze di una persona che, in una fase molto delicata della crescita, assiste allo sviluppo di caratteri sessuali secondari (come il seno o la barba) in cui non si riconosce.
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Articolo pubblicato sul n. 47 di Starbene, in edicola dal 5 novembre 2019