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Dieta e longevità: cosa dice uno studio giapponese su grassi e carboidrati

Secondo ricercatori giapponesi, non si può parlare di dieta in modo generalizzato, perché le esigenze di uomini e donne sono diverse. Una sensibile riduzione dei carboidrati nei primi e dei grassi nelle seconde può essere associata a un aumento della mortalità. Leggi qui

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Alla fine dopo tanti tipi di dieta, siamo tornati al punto di partenza, al vecchio, saggio, consiglio “mangiare di tutto un po’”. È quanto suggerisce uno studio giapponese che rivoluziona alcuni punti saldi della moderna cultura sull’alimentazione della longevità. Quando si parla di dieta, il primo pensiero è che grassi e carboidrati debbano essere ridotti al minimo per poter invecchiare in salute. Ebbene proprio dal Paese che ha la più alta percentuale di anziani arriva un messaggio diverso. Lo studio è stato condotto da un team di ricerca guidato da scienziati della Scuola di Specializzazione in Medicina dell'Università di Nagoya, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Scuola di specializzazione in odontoiatria dell'Università di Tohoku, della Facoltà del Benessere dell'Università di Shigakkan, dell'Ospedale Universitario di Kyushu e di numerosi altri centri del Sol Levante. Il primo caposaldo della ricerca è che non si può parlare di dieta in modo generalizzato perché le esigenze organiche degli uomini e delle donne sono diverse. Dall’esame di 35.000 uomini e 46.000 donne di età compresa tra 35 e 69 anni, nell’arco di nove anni, è emerso che una sensibile riduzione dei carboidrati negli uomini e dei grassi nelle donne può essere associata a un aumento della mortalità per tutte le cause.


Cosa dice la ricerca

Secondo la ricerca, gli uomini che ottenevano meno del 40% di energia, cioè di calorie quotidiane, dai carboidrati, avevano un rischio di morte precoce per tutte le cause, più elevato rispetto a quegli uomini che invece ne ottenevano tra il 50 e il 55%. Tra le donne, invece, chi otteneva oltre il 65% delle proprie calorie dai carboidrati aveva un rischio di vita più corta.

Diversa, invece, la situazione per quanto concerne i grassi. Quando questi superavano il 35% delle calorie quotidiane, negli uomini erano associati a un rischio superiore di decessi per cancro e malattie cardiovascolari. Nelle donne invece un minor consumo di grassi era lievemente abbinato a un aumento del rischio di morte per cancro e tutte le cause.

Secondo la nutrizionista americana, Michelle Routhenstein, autrice di un libro su cosa cucinare per mantenere un cuore sano (The Truly Easy Heart-Healthy Cookbook), i grassi nelle donne sono coinvolti nella produzione di estrogeni che svolgono una funzione cardioprotettiva.


La dieta giapponese utile per la longevità

Diversi esperti di nutrizione hanno sottolineato che lo studio giapponese va contestualizzato, ovvero i risultati sono legati alle abitudini alimentari della popolazione giapponese, molto diverse da quelle occidentali. Quindi non devono promuovere comportamenti alimentari insalubri.

La professoressa Linda Van Horn, epidemiologa della nutrizione clinica, in un'intervista a MedicalNewsToday, ha spiegato che i risultati della ricerca giapponese non possono essere applicati agli Stati Uniti, dove esiste un alto tasso di obesità, come pure in altri Paesi occidentali.

La dieta giapponese è da tempo oggetto di studio perché considerata alla base della longevità di questa popolazione. È caratterizzata dal consumo di pesce, verdure, soia, alghe, riso, cereali integrali e tè verde, ed è ricca di nutrienti essenziali, antiossidanti e acidi grassi omega-3, che quindi contribuiscono alla lunga vita e alla prevenzione delle malattie.


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