Risponde Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia medica, San Raffaele Resnati a Milano
Recentemente si è parlato molto della scelta di Alysia Montaño, mezzofondista americana, di correre gli 800 metri al quinto mese di gravidanza.
L’atleta non è nuova a queste imprese, poiché circa 3 anni fa aveva già gareggiato alla trentaquattresima settimana di attesa. La ritengo una decisione azzardata.
Si può fare running, se si è allenate e la gestazione procede senza problemi, nei primi tre mesi di gravidanza. Dopo si verificano alcuni cambiamenti nel corpo materno che aumentano il rischio di incidenti.
L’arco plantare, per esempio, si abbassa di circa ½- 1 cm, e questo comporta delle alterazioni nella statica e della dinamica del piede. L’aumento dell’utero, inoltre, accentua la lordosi lombare e moltiplica i rischi di mal di schiena, disturbo che con la corsa può peggiorare.
Inoltre, dopo il primo trimestre si innalza la produzione di una sostanza, la relaxina, che ha soprattutto la funzione di rilassare la sinfisi pubica (cartilagine molto spessa che unisce le due ossa del pube) al fine di rendere più agevole il parto.
La relaxina però agisce anche sui legamenti, moltiplicando i rischi di distorsione e rendendo, di conseguenza, più frequenti le cadute, particolarmente pericolose per una donna incinta.
Infine, se il running viene praticato durante il secondo o il terzo trimestre di gravidanza a livello molto intenso, toglie sangue alla placenta per indirizzarlo ai muscoli, inducendo un calo di ossigeno che non è benefico per il bebè in arrivo.
Fai la tua domanda ai nostri esperti
Articolo pubblicato sul n. 30di Starbene in edicola dall/11/7/2017