di Gianluca Liva, dell’associazione Factcheckers
Il quotidiano Libero del 23 marzo 2018 ha intitolato così la prima pagina: “Un richiedente asilo su due è matto da legare e va curato. Accoglienza da pazzi”. Il titolo rilanciava un articolo, firmato da Renato Farina, in cui si afferma che “(...) Più di metà dei 183.681 immigrati (richiedenti asilo, profughi riconosciuti o in attesa di appello) soffrono di turbe psichiche, disagi mentali, allucinazioni”.
Non è assolutamente vero che il 50% dei richiedenti asilo sia pazzo.
L'articolo cita uno studio compiuto da Medici senza frontiere dove, però, si trattava il tema dei disturbi mentali, e non di disturbi psichiatrici. C’è una enorme differenza tra, ad esempio, un disturbo da stress post traumatico e una patologia mentale accertata.
Le conclusioni dell’articolo si basano su una completa mistificazione dei dati proposti dallo studio di Medici senza frontiere (condotto su un numero limitato di persone e non di certo sui 183.681 individui citati), che mettono in luce la sofferenza di persone che sì hanno subito un trauma, ma che in nessuna maniera possono essere etichettate come “pazze”.
I migranti che approdano sulle nostre coste sono persone che molto spesso vanno incontro a dei traumi, a causa della violenza, dei maltrattamenti e delle umiliazioni subite. Anche per questo, un anno fa, il Ministero della Salute ha pubblicato alcune linee guida per aiutare quelle persone che, fuggendo da situazioni disperate, possono incorrere in eventi così spiacevoli da risultare traumatiche. Anche i cittadini e le cittadine italiane possono rivolgersi a uno psicologo per superare un particolare trauma ma non per questo vengono definiti “pazzi”.
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Articolo pubblicato sul n. 19 di Starbene in edicola dal 24/04/2018