di Gianluca Liva, dell’associazione Factcheckers
A metà giugno Facebook ha cancellato una pagina che sembrava appartenere al naturalista e divulgatore scientifico britannico Sir David Attenborough.
La pagina in realtà non aveva nulla a che fare con questa persona e si trattava a tutti gli effetti di un falso. Uno dei post diventati virali incoraggiava i lettori a salvare le api, esauste e denutrite, alimentandole con una soluzione di acqua e zucchero. Il post si è diffuso a macchia d’olio – anche grazie all’hashtag #savethebees – e in poco tempo ha raggiunto anche il pubblico italiano.
Il rimedio per salvare le api consisteva nel lasciare all’aria aperta (in giardino o in terrazzo) un cucchiaino di acqua e zucchero. La dolce bevanda avrebbe garantito alle api i nutrimenti necessari per tonificarsi e tornare in salute. Purtroppo, però, questo rimedio non ha alcuna efficacia.
La moria delle api è un terribile dato di fatto a cui bisogna porre rimedio al più presto e gli apicoltori, in alcuni casi, forniscono alimenti supplementari per proteggere una colonia e incrementare la produzione di miele. Tuttavia gli esperti sottolineano come i rimedi improvvisati come quello suggerito dal post su Facebook siano inutili, quando non addirittura dannosi.
Una soluzione di acqua e zucchero non rappresenta un alimento ideale per le api dato che non contiene le proteine, le vitamine o i lipidi necessari per una corretta alimentazione. Un'alimentazione a base di acqua e zucchero può minacciare la salute di una colonia di api e può alterarne il comportamento. In passato, infatti, si è osservato come un'alimentazione priva di proteine costringesse le api a nutrirsi delle loro stesse larve, compiendo così un vero e proprio atto di cannibalismo.
In più, l’idea di salvare le api lasciando qualche cucchiaino di acqua e zucchero all’aperto sembra quantomeno pretenziosa. Per aiutare le nostre amiche api in questo momento così difficile, gli scienziati suggeriscono che il rimedio più efficace sia anche quello più intuitivo: piantare più fiori nei nostri giardini.
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Articolo pubblicato sul n. 38 di Starbene in edicola dal 3 settembre 2018