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Virus Zika: un anticorpo riesce a bloccare l’infezione

Un anticorpo prodotto dal nostro sistema immunitario può accelerare il processo di guarigione in chi viene a contatto con il virus. I ricercatori stanno mettendo a punto un farmaco e un vaccino ad hoc. Ce ne parla il virologo Fabrizio Pregliasco

iStock




di Oscar Puntel


Si chiama Zikv-117 ed è l’anticorpo che riesce a bloccare l'infezione del virus Zika, sia nei feti sia negli individui adulti. È stato isolato fra i globuli bianchi di 3 persone che avevano contratto l’infezione, che nell'uomo causa problemi neurologici seri, come la microcefalia, nei feti, e la sindrome di Guillain-Barré, negli adulti. Lo riporta la rivista Nature, dopo lo studio del gruppo della Vanderbilt University (Stati Uniti).


IDENTIFICATO NEL SANGUE UMANO

L’anticorpo è il prodotto della risposta immunitaria: è così che il nostro sistema di difesa reagisce e blocca il virus, estraneo al corpo. Nella ricerca, Zikv-117 è stato identificato nel sangue umano e inoculato ad alcuni topi prima dell'infezione, ad altri dopo.

L’obiettivo era quello di capire se questo anticorpo potesse indurre un’accelerazione al processo di guarigione e limitare i danni nel caso delle donne in gravidanza, quindi proteggere il feto.

Al termine dei test, si è visto che la quantità di particelle di virus (cioè la carica batterica in circolo) nell'organismo veniva ridotta sia nelle madri, sia nei nati. La carica virale si abbassava, come se l’anticorpo bloccasse il virus. Si sono individuati anche meno danni alla placenta e i feti erano cresciuti meglio. «Questi test sono un ottimo inizio per mettere a punto uno strumento terapeutico una volta contratta l’infezione da Zika», commenta Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano. «Ci vorrà ancora qualche anno per poter disporre del farmaco per la cura sull’uomo, saranno necessari altri test per confermarne la sicurezza e l’efficacia clinica, ma siamo sulla buona strada».


L’ANTICORPO PROTEGGE IL FETO

Per il ricercatore Michael Diamond, co-autore dello studio, l'anticorpo isolato è «il primo farmaco antivirale che ha dimostrato di funzionare durante la gravidanza per proteggere i feti dal virus Zika. È questa una prova di principio del fatto che il virus può essere trattato durante la gravidanza e che abbiamo un anticorpo umano che permette di farlo, almeno nei topi».

Il prossimo step, appunto, è quello di capire se la scoperta funziona anche sull’uomo. «L’anticorpo è la risposta del sistema immunitario per bloccare un'infezione in corso. Quindi, nelle donne incinte che vengono in contatto con il virus Zika, iniettare l’anticorpo potrebbe servire per bloccare un’eventuale infezione ed evitare quindi danni al feto», dice il dottor Pregliasco.


VERSO IL VACCINO?

Possiamo sperare in un vaccino? «L’iter non è breve - commenta il dottor Pregliasco -. Una volta trovato l’anticorpo, si studia il meccanismo con cui il sistema immunitario l’ha prodotto. E questo permette, generalmente, di trovare un vaccino. Vanno, infatti, ricercate le modalità con cui le nostre cellule deputate alla difesa producono da sole questo anticorpo. Il vaccino non è altro che una copia innocua e disattivata del virus, in grado di scatenare quegli anticorpi che ci difendono, qualora entrassimo in contatto con il virus vero e proprio».

Negli Usa si sta lavorando proprio a un vaccino sull’uomo. L’annuncio è stato dato dal National Institute of Health Statunitense, che coordina il progetto insieme al dipartimento della Difesa americano.

I test saranno condotti al Walter Reed Army Institute of Research Clinical Trial Center di Silver Spring, nel Maryland.

Un gruppo di ricercatori ha costruito un vaccino a partire dal virus inattivato (cioè reso incapace di replicarsi e di infettare l’uomo) e dopo test positivi sugli animali sarà provato, nei prossimi mesi, su 75 persone tra 18 e 49 anni, principalmente per verificarne la sicurezza. «Abbiamo bisogno urgente di un vaccino sicuro ed efficace contro Zika», dice Anthony Fauci, direttore dell’Institute of Allergy and Infectious Diseases. «Il virus continua a diffondersi e a causare serie conseguenze per la salute pubblica, soprattutto per donne in gravidanza e per i neonati».


novembre 2016


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