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La chemioterapia può scatenare reazioni allergiche?

Si manifestano in casi rari e, per alcuni tipi, in percentuali ridottissime. Un esperto aiuta a fare chiarezza

credits: iStock



Risponde il dott. Gianno Beretta, oncologo, internista ed ematologo a Milano


Il caso di Marina Ripa di Meana, apparsa in tv con il volto velato perché “sfigurato” da farmaci chemioterapici assunti per combattere il tumore al rene, ha sollevato un vespaio sulla loro sicurezza.

Il timore diffuso è che possano scatenare gravi reazioni allergiche. In realtà queste si manifestano raramente, nell’1% dei casi e, per alcuni tipi di chemioterapici, in percentuali ancora minori.

I farmaci più a rischio sono l’adriamicina, antibiotico ad ampio spettro antitumorale, i tassani prescritti soprattutto in caso di tumore al seno, i derivati del platino, la vincristina estratta dal fiore della Pervinca Maggiore (Vinca Major), tutti i derivati proteici (compresi gli anticorpi monoclonali di ultima generazione) e l’interferone usato soprattutto contro il linfoma, il mieloma e le leucemie.

Occorre però distinguere tra una vera e propria allergia, che si manifesta con eruzioni cutanee esantematiche e/o papulomatose accompagnate da eritema e prurito, e una reazione “citotossica” a fior di pelle dovuta proprio alla tossicità della molecola. È il caso della bleomicina, prescritta soprattutto per il tumore ai testicoli.

Per prevenire tali reazioni questi farmaci vengono normalmente somministrati in ospedale, insieme a una flebo di cortisone e antibiotici. Nulla però toglie che, se il paziente manifesta una sensibilità individuale, possa “coprirsi” di macchie.


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Articolo pubblicato sul n. 24 di Starbene in edicola dal 30/5/2017


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