Già nel settembre 2019 il professor Walter Ricciardi, ex presidente dell'Istituto Superiore di Sanità e oggi consigliere del ministro Speranza per l'emergenza Covid, definiva il nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn) «uno degli ultimi al mondo», «un elefante nero destinato all'estinzione». E ancora non era piombata la pandemia. Poneva l'attenzione sui tagli alla sanità pubblica, sulla carenza di personale, sull'invecchiamento della popolazione e sull'aumento delle malattie croniche.
L'anello debole del Servizio sanitario nazionale? L'accessibilità alle prestazioni pubbliche, che dovrebbero garantire al cittadino visite, esami, terapie o interventi chirurgici in una struttura pubblica a spese dello Stato, pagando solo una piccola quota, il cosiddetto ticket. Ma le liste d'attesa sono troppo lunghe, come lamentava ancor prima dell'emergenza Coronavirus Cittadinanza attiva del Tribunale per i diritti del malato. Spesso poi non tengono conto delle esigenze diagnostiche e terapeutiche urgenti legate a malattie importanti come quelle oncologiche. Per di più, per alcune prestazioni, il ticket supera il costo richiesto dai trattamenti privati.
Secondo il IX Rapporto Rbm-Censis presentato nel 2019, il 35,8% degli italiani nell'ultimo anno non è riuscito a prenotare, almeno una volta, una prestazione nel sistema pubblico perché ha trovato le liste d'attesa chiuse. In media, sono 128 i giorni d'attesa per una visita endocrinologica, 114 per una diabetologica, 65 per una oncologica, 58 per una neurologica, 57 per una gastroenterologica. I giorni d'attesa per effettuare una mammografia? 97.
Il surf tra pubblico e privato
I dati parlano chiaro: l'Italia oggi spende per la salute solo l'8,8% del Pil, percentuale ben inferiore alla media generale degli altri Stati europei. La conseguenza è che spesso gli italiani si arrangiano come possono, di tasca loro, oppure, ancor peggio, rinunciando ad esami di controllo e analisi.
Non a caso svettiamo, di contro, nelle spese "out of pocket" per la salute, ovvero sborsate di tasca propria dai cittadini per effettuare privatamente visite mediche ed esami diagnostici, che in Italia toccano il 23,5% della spesa sanitaria totale: le più alte d'Europa. Combinare pubblico e privato è ormai il modo per avere la sanità di cui si ha bisogno, surfando da una soluzione all'altra. Spendere per la salute sembra inevitabile.
La prevenzione rischia così di diventare un bene di lusso: secondo il settimo rapporto di Banco Farmaceutico, il 20% delle persone è costretto a rinunciare ad esami di controllo e analisi semplicemente perché non se li può permettere, e quando non è possibile evitare interventi o cure specialistiche private di costo elevato, spesso si ricorre a un prestito: 5,7 milioni di italiani negli ultimi tre anni si sarebbero indebitati per far fronte a spese mediche (dati Eurispes).
Gli italiani puntano sulle assicurazioni sanitarie
Tempi d'attesa pachidermici tramite Ssn, ticket sempre più costosi, visite private care: ecco che oggi gli italiani per coprire le spese mediche sono sempre più propensi a stipulare assicurazioni sanitarie, come la polizza salute di Helvetia.
Nel 2018 il totale dei soldi versati per sottoscrivere una polizza sanitaria privata ha superato i 2,9 miliardi di euro, un dato che negli anni è in costante crescita.
Ma in cosa consiste un'assicurazione sanitaria a rimborso? Il funzionamento è molto simile a quello delle altre assicurazioni. La polizza va a coprire in parte o totalmente le spese per la propria salute, come medicine, esami specialistici, visite mediche, infortuni. Si tratta di un contratto privato fra un cittadino sottoscrivente e una compagnia assicurativa che, in cambio di un pagamento annuo prestabilito, copre le spese in base a specifiche clausole, fino a una cifra massima concordata.
La compagnia paga direttamente le prestazioni sanitarie usufruite nei centri medici convenzionati. Qualora venissero effettuate in centri non convenzionati, il paziente anticipa la spesa, la giustifica portando cartelle cliniche e documentazioni mediche, poi l'assicurazione rimborsa. Nel contratto stipulato viene definito con precisione che cosa l'assicurazione paga e che cosa non è tenuta a pagare.
La polizza salute Helvetia
L'assicurazione sanitaria di Helvetia, rappresentanza italiana della compagnia assicurativa svizzera, si chiama Helvetia MyHealth. Offre il rimborso delle spese a seguito di ricovero e di intervento, un più rapido accesso alle prestazioni, la scelta fra strutture selezionate, un'assistenza telefonica 24 ore su 24 e altri servizi, come consigli su vaccinazioni e medicinali. Ai sottoscrittori over 30 anni con una polizza poliennale (5 o 10 anni), inoltre, offre uno screening diagnostico gratuito con cadenza biennale.
È versatile: permette di scegliere il tipo di garanzia più adatto alle proprie esigenze e l'entità della somma assicurata per quanto riguarda il rimborso delle spese.
Sul fronte rimborsi, per essere al riparo dal dover anticipare somme di cui non si ha disponibilità, si può usufruire del pagamento diretto da parte di Helvetia: basta usufruire della prestazione presso una struttura convenzionata, tramite la Centrale Operativa che è in contatto con i Centri clinici disponibili, distribuiti in maniera capillare sul territorio.
La polizza Helvetia MyHealth si compone di due sezioni, la Sezione Rimborso spese sanitarie e la Sezione Grandi Interventi chirurgici.
Per la Sezione Rimborso spese sanitarie, l’assicurazione garantisce il rimborso delle spese sanitarie sostenute per ricovero, intervento chirurgico o day hospital resi necessari da malattia o infortunio, anche per parto o interruzione terapeutica della gravidanza. Inoltre, il bambino nato da una madre assicurata è protetto gratuitamente fino alla prima scadenza annua. All'interno della copertura privilegiata ci sono anche assistenza sul posto o rimpatrio in caso di malattia o infortunio all'estero, rimborso delle rette per un accompagnatore, rimborso di accertamenti, visite e/o terapie di alta specializzazione senza ricovero, visite specialistiche, diaria per convalescenza post-ricovero, rimborso delle cure odontoiatriche a seguito di infortunio.
Con la seconda sezione, invece, la polizza garantisce le spese sanitarie sostenute per un "Grande Intervento chirurgico", ovvero un'operazione rientrante nella lista presente nelle Condizioni generali di assicurazione, che include interventi particolarmente delicati e invasivi.