Nei primi mesi di vita di un bambino l’uomo è spettatore di un rapporto simbiotico tra madre e figlio che lo può portare a sentirsi inutile, incapace di dare quello che vorrebbe o dovrebbe», spiega il dottor Michele Cucchi, psichiatra e direttore del Centro medico Santagostino di Milano. «Ai papà di oggi si chiede di essere interscambiabili con la mamma nel dare la pappa, cambiare i pannolini, cantare la ninna nanna... Non è facile svolgere questi compiti se non lo si è mai fatto o se si viene criticati dalla partner».
II contraccolpo di un nuovo arrivato nella coppia può essere fortissimo: «L’uomo sente crescere il peso delle responsabilità e, nello stesso tempo, vede tutta l’attezione della partner spostarsi sul figlio. Risultato: va in tilt», dice ancora l’esperto. Anche perché i rapporti sessuali si fanno più diradati: manca il tempo o l’occasione, oppure la mamma è stanca. Il rischio principale è che il neopapà si chiuda in se stesso. Se ciò accade, il rapporto con la partner si deteriora e ne risente anche quello con il figlio.
Ma per uscire da questa spirale di tristezza e sconforto basta acquisire la consapevolezza che questo momento difficile è destinato a passare. «Spesso succede che nel giro di 2-3 mesi il disagio vada via da solo», commenta il dottor Cucchi. «Bisogna aspettare che la neofamiglia trovi il suo equilibrio. È un tempo fisiologico: dopo, se il neopapà è ancora giù di tono è meglio che consulti uno specialista per inquadrare e trovare una soluzione al suo problema. Spesso, bastano 4-5 sedute con lo psicoterapeuta per fare sfumare il baby blues».