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Alzheimer, l’importanza del corretto stile di vita

Lo sottolinea Airalzh (Associazione Italiana Ricerca Alzheimer), che con il Bando AGYR 2021 ha finanziato alcuni progetti di ricerca legati agli stili di vita e alla prevenzione della malattia

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Adottare un corretto stile di vita e mantenersi socialmente, mentalmente e fisicamente attivi. Sono pochi, e davvero semplici, gli accorgimenti da adottare per ridurre il rischio di contrarre patologie legate all’invecchiamento, come ad esempio la malattia di Alzheimer, di cui il 21 settembre 2022 ricorre la Giornata internazionale.

Airalzh (Associazione Italiana Ricerca Alzheimer) con il Bando AGYR 2021 ha finanziato alcuni progetti di ricerca legati agli stili di vita e prevenzione della malattia di Alzheimer. Sono circa 1 milione, in Italia, le persone malate di demenza, di cui la maggior parte affette da Alzheimer. Questa malattia, complessa e multifattoriale (che di solito si sviluppa dopo i 65 anni), ha una forte componente genetica. Si ritiene che la maggior parte dei casi sia causata dall'interazione di diversi fattori di predisposizione genetica con fattori ambientali. 

Sebbene la comprensione della malattia continui a migliorare, al momento non esiste una cura. I farmaci disponibili mirano principalmente a rallentare il declino cognitivo e ridurre alcuni disturbi comportamentali. Per comprendere meglio le origini della malattia, una delle principali sfide della ricerca è quella di caratterizzare meglio i suoi fattori di rischio genetico, identificando i processi fisiopatologici in gioco e, quindi, proporre nuovi bersagli terapeutici.


Lo studio del genoma

Due docenti di Neurologia dell’Università di Firenze, il Prof. Sandro Sorbi e la Prof.ssa Benedetta Nacmias (rispettivamente Past President e Vice Presidente di Airalzh – Associazione Italiana Ricerca Alzheimer) sono stati convolti nello studio del genoma relativo al più grande gruppo di malati di Alzheimer analizzato finora. La ricerca, che è stata pubblicata sulla rivista Nature Genetics, ha individuato 75 regioni del genoma associate alla patologia, 42 delle quali non erano mai state implicate in precedenza nella malattia.

 «A seguito di questa importante scoperta – afferma il Prof. Sandro Sorbi, Prof. Ord. di Neurologia presso l’Università degli Studi di Firenze e Direttore Neurologia I dell’Azienda Osped. Univ. Careggi di Firenze - queste regioni sono state caratterizzate per dare loro un significato in relazione alle nostre conoscenze cliniche e biologiche e quindi ottenere una migliore comprensione dei meccanismi cellulari e dei processi patologici in gioco». 

Nella malattia di Alzheimer sono già ben documentati due fenomeni patologici cerebrali: l'accumulo di peptidi beta-amiloide e la modificazione della proteina Tau, i cui aggregati si trovano nei neuroni. È stata confermata l'importanza di questi processi patologici: le analisi delle varie regioni del genoma confermano che alcune sono implicate nella produzione di peptidi amiloidi e nella funzione della proteina Tau. Inoltre, queste analisi rivelano anche che, nella malattia di Alzheimer, è in gioco una disfunzione dell'immunità innata e dell'azione della “microglia”, ovvero cellule immunitarie presenti nel sistema nervoso centrale che svolgono un ruolo di "raccoglitore di rifiuti" eliminando le sostanze tossiche.

«Questo studio – aggiunge il Prof. Sandro Sorbi, Past President di Airalzh - mostra per la prima volta che la via di segnalazione dipendente dal fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-alfa) è coinvolta nella malattia. Il fattore alfa di necrosi tumorale è una citochina, cioè una proteina del sistema immunitario implicata nella cascata infiammatoria, in particolare nei meccanismi di lesione tissutale. Questi risultati, inoltre, aprono nuove strade per la ricerca terapeutica. Confermano, per esempio, l'utilità della conduzione di studi clinici su terapie mirate alla proteina precursore dell'amiloide, il proseguimento della ricerca sulle cellule microgliali (iniziata alcuni anni fa) ed il targeting della via di segnalazione del TNF-alfa».


Lo stile di vita principale prevenzione dell'Alzheimer

I fattori ambientali e genetici, gli stili di vita, l’accesso ai servizi sanitari sono tutti elementi che possono influenzare il potenziale di salute e/o di malattia di ciascun individuo, sia sul lungo che sul breve periodo. Proprio per questo motivo, tenendo in considerazione che, a causa dell’invecchiamento della popolazione, entro il 2050 la malattia di Alzheimer potrebbe colpire 1 persona su 85 a livello mondiale (coinvolgendo 130 milioni di individui), è necessario adottare un corretto stile di vita e mantenersi attivi dal punto di vista sociale, mentale e fisico.

Per ridurre il rischio di contrarre patologie legate all’invecchiamento, come ad esempio la malattia di Alzheimer e, al contempo, sostenere la longevità, è sufficiente adottare dei piccoli accorgimenti all’interno della vita di tutti i giorni.

Airalzh (Associazione Italiana Ricerca Alzheimer), con il Bando AGYR 2021 (Airalzh Grants for Young Researchers), ha voluto premiare alcuni progetti di ricerca legati alla prevenzione della malattia di Alzheimer ed agli stili di vita.  

«Un corretto stile di vita – conclude il Prof. Sandro Sorbi - comincia a tavola e prosegue nella vita quotidiana. È importante, quindi, mantenersi socialmente, mentalmente e fisicamente attivi. Fatto confermato anche da una ricerca a livello internazionale, pubblicata nel 2015, che ha analizzato le diete di oltre 2000 adulti raffrontandole con l’incidenza della malattia. Airalzh continua quindi a finanziare la Ricerca sull’Alzheimer, premiando giovani ricercatori e ricercatrici, che quest’anno stanno sviluppando progetti di ricerca sugli stili di vita e prevenzione della malattia di Alzheimer».

Ogni anno, l’Associazione finanzia giovani ricercatori con il Bando AGYR, fondi che permettono di sviluppare e potenziare carriere indipendenti. 

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