di Marzia Nicolini e Roberta Piazza
Ecco dove si nascondono i grassi saturi cattivi. Le quantità indicate corrispondono a una porzione secondo la Società italiana di nutrizione umana.
Groviera: 1 porzione da 50 g fornisce circa 5,8 g di grassi saturi poco sani: miristico e palmitico.
Latte intero: 1 bicchiere da 200 ml di latte intero è fonte di 2,58 g di grassi saturi cattivi.
Salame: 50 g contengono 3,11 g di saturi cattivi, 7 g di oleico e 2,2 g di Omega 6.
Ricotta: 100 g di quella vaccina regalano quasi 4,8 g dei saturi più pericolosi per le arterie.
Pollo arrosto: Con 100 g assumi 2 g di grassi saturi poco sani (che scendono a 1,09 g se togli la pelle).
Perché devi stare attenta ai cibi light
Occhio anche ai cosiddetti cibi light: secondo uno studio di laboratorio condotto presso l'Università della Georgia (Stati Uniti) e pubblicato sulla rivista Physiology & Behavior, gli alimenti “low fat” favorirebbero l'aumento di peso e i disturbi del metabolismo.
«Questi prodotti, infatti, compensano la riduzione di grassi con l'aggiunta di zuccheri e spesso anche di sodio», afferma il dottor Fabio Gregu, biologo specializzato in Scienza dell'alimentazione.
Risultato? «Oltre a raggiungere, se non addirittura superare, il contenuto calorico dei cibi “normali”, hanno una composizione nutrizionale sbilanciata che li rende particolarmente dannosi: fanno aumentare in fretta il livello di zuccheri nel sangue e saziano per poco tempo».
Che fine ha fatto la margarina?
L'abbandono della discussa idrogenazione (che consisteva nell'aggiunta di atomi di idrogeno per trasformare gli oli vegetali da liquidi a solidi) non è bastata a rilanciare la margarina, che in tanti casi trovi oggi nei supermercati con nomi di fantasia. «Viene ottenuta miscelando grassi vegetali vari con emulsionanti e altri additivi.
Il risultato è sì un prodotto light, con il 60% di lipidi contro l'83% del burro, ma con quasi la metà di grassi saturi», spiega il tecnologo alimentare Giorgio Donegani. Che consiglia quindi di preferire altri tipi di condimenti.
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Articolo pubblicato sul n. 23 di Starbene in edicola dal 23/5/2017