Sapevi che dagli insetti impollinatori dipendono i tre quarti delle colture alimentari e addirittura il 90% delle specie di piante selvatiche presenti in natura? Un lavoro indispensabile quello di api, bombi, farfalle, falene, vespe, mosche e alcuni coleotteri (come la cetonia dorata), che trasportano il polline di fiore in fiore permettendo la formazione di semi e quindi di frutti. Eppure la loro funzione è sempre più minacciata dall’uso di pesticidi, dall’inquinamento, dalla riduzione di habitat naturali e dai cambiamenti climatici.
La conseguenza? Una perdita globale del 3-5% di frutta, verdura e noci che, secondo il recente studio (Pollinator Deficits, Food Consumption, and Consequences for Human Health) condotto dalla Harvard TH Chan School of Public Health, causerebbe addirittura 427.000 morti all’anno per malattie associate. E proprio per fermare questo processo si stanno moltiplicando progetti per ripristinare gli habitat graditi agli insetti educando le persone a esserne custodi.
Butterfly watching e parco delle api
Nascono così parchi della biodiversità, trekking con gli esperti e percorsi tematici. È il caso del Butterfly watching di Alassio (Sv) (visitalassio.eu), una delle nuove eco-escursioni fra la macchia mediterranea e i terrazzamenti fioriti della collina di Vegliasco, nei dintorni della Torre Adelasia. Proprio qui, fino all’autunno l’agrotecnico e guida ambientale Matteo Serafini accompagnerà i visitatori in camminate per osservare e riconoscere le farfalle. L’esperto sta inoltre progettando, in collaborazione con il comune ligure, un itinerario con segnaletica ad hoc che dalla primavera 2024 sarà operativo come Sentiero delle farfalle.
Spostandosi in Toscana, nella zona del Chianti Classico si erge su di un colle la mole duecentesca del Castello di Meleto (castellomeleto.it). Qui, oltre alla vite e all’ulivo della tenuta agricola biologica, ha preso forma il Parco delle Api, dove 90 arnie sono circondate da alberi da frutto e specie di fiori a loro graditi. Un ettaro e mezzo di terreno sottratto alle vigne con pannelli esplicativi che raccontano il ciclo di vita delle api e più di 30 varietà di piante scelte per assicurare nutrimento agli animali da marzo a ottobre. Ci si avvicina insieme agli apicoltori indossando le tute protettive fra camomilla, lavanda, lupinella, meli e mandorli e, dopo l’incontro ravvicinato con le api, si assaggia il frutto del loro lavoro con una degustazione di formaggi e miele millefiori selvatico. Grazie al progetto “Nel nome dell’Ape”, inoltre, si può adottare un’arnia che garantisce 2 kg di prelibato nettare all’anno.
Corridoi verdi e bug hotel
Tra i progetti per proteggere gli impollinatori, c’è Life PollinAction, ideato e coordinato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia (mizar.unive. it/lifepollinaction.eu) in collaborazione con altri partner pubblici e privati. A essere interessati sono alcuni comuni del Veneto, come Caldogno e Cartigliano (Vi), Carceri (Pd) San Bellino (Ro) e Mirano (Ve), dove sono state messe a dimora siepi, bordure e aiuole amiche della biodiversità. Lo scopo dell’iniziativa, che si concluderà nel 2025, è proprio quello di “mitigare la crisi dell’impollinazione“ pianificando e realizzando veri e propri corridoi verdi e bug hotel (casette in legno e materiali naturali per insetti).
Concluso nei mesi scorsi, è invece il Percorso Impollinatori (percorsoimpollinatori.com) realizzato nell’ambito del progetto comunitario europeo Sting tra l’Appennino Cesenate e il Parco d’Abruzzo che ha organizzato photo contest e pic nic nei prati fioriti con entomologi e produttori bio.
Le città Slowbee
Dalla parte degli impollinatori sono scesi in campo anche gli 88 comuni italiani del network Cittaslow (cittaslow.it), che hanno siglato il patto “CittaslowBee”. «Uno strumento concreto che riporta, per esempio, l’elenco delle piante mellifere indicate per la piantumazione di parchi urbani e aree pubbliche. Oppure, per i cittadini, le modalità di prendersi cura di giardini e balconi fioriti. E ancora agli agricoltori vengono suggerite le buone pratiche per aumentare l’abbondanza degli impollinatori, sia domestici che selvatici» spiega Pier Giorgio Oliveti, segretario generale dell’associazione.
Qualche esempio? C’è l’Autostrada delle api di Usseglio (To), un corridoio ecologico che arriva fino a Stupinigi, dove sono state installate piante mellifere e aiuole amiche degli insetti. Ci sono le dieci cassette dell’apiario di comunità di Parrano (Tr) a disposizione di chiunque voglia imparare a produrre il miele, magari partecipando ai corsi di apicoltura che verranno avviati dall’Apicoltura La Valle del Chiani. E ancora il progetto Pista delle api di Castel San Pietro Terme (Bo), da realizzare lungo la ciclabile del fiume Sillaro, dove piante come tiglio, lavanda, ginestra ristoreranno gli impollinatori mentre i ciclisti pedalano. Fino agli oltre 7 ettari di BoscAsolo, un’oasi di biodiversità didattica nella Città del Miele di Asolo (Tv), dove camminare tra alberi da frutto, ulivi secolari, sorgenti, e installazioni interattive sull’importanza di un ecosistema popolato da insetti che lavorano anche per noi.
Ma non si rischia di essere punti?
«Nel caso di impollinatori dotati di aculeo, come api e bombi, il rischio esiste per quanto poco frequente», precisa l’agrotecnico Matteo Serafini. «In generale, gli apoidei sono poco inclini a pungere se non proprio come ultima risorsa. Diverso discorso vale per altri imenotteri quali vespe e calabroni che invece si innervosiscono più facilmente davanti a gesticolazioni e movimenti a scatto. Il comportamento corretto? Restare calmi e allontanarsi. È anche vero che colori sgargianti o molto scuri e odori particolari possono suscitare interesse da parte di certi insetti e facilitare il loro avvicinamento. Sarebbe dunque consigliabile vestirsi con colori chiari e non usare profumi.
Per quanto riguarda alcune farfalle, ho notato invece che i sali depositati sulla pelle quando sudiamo le attirano. Anche il consumo di certi cibi e bevande, come la birra (lievito e fermentazione zuccherina ricordano i frutti maturi), possono influenzare il comportamento degli insetti. In particolare, le api sono attratte dalle banane: pare che il ferormone usato per coordinarsi in caso di attacco/difesa abbia lo stesso odore di questo frutto. In ogni caso gli impollinatori vanno osservati alla giusta distanza, magari con una macchina fotografica dotata di un piccolo teleobiettivo per zoomare e vedere poi a casa di che specie si tratta».
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