Tutti in uno. Si potrebbe riassumere così il senso del test sul sangue che permette con un unico prelievo di conoscere il proprio stato di salute dal punto di vista oncologico. Ma è proprio così? Purtroppo no. Lo studio Pathfinder presentato a Esmo, il congresso europeo di oncologia, ha in effetti dimostrato che si potrebbe fare, ma non è ancora arrivato “quel” momento.
Il test si è rivelato in grado di identificare un “segnale cancerogeno”, ovvero alterazioni comuni a più di 50 tipi di tumori diversi, nell’1,4% dei partecipanti e, tra quelli con esito positivo, la diagnosi oncologica è stata successivamente confermata in circa il 40% dei casi.
«I risultati hanno mostrato una elevata specificità del test, permettendo di diagnosticare precocemente il tumore in 35 pazienti tra quasi 7000 soggetti coinvolti nello studio», interviene Antonio Russo, ordinario di Oncologia Medica all’Università di Palermo e Presidente del Collegio deli oncologi medici universitari (COMU. «Tuttavia, in oltre il 60% dei pazienti risultati positivi al test non è seguita una vera e propria diagnosi di malattia oncologica, con un considerevole stato di ansia».
La biopsia liquida potrebbe essere il futuro
I ricercatori hanno utilizzato quale test la biopsia liquida. Grazie a questo esame, il sangue prelevato viene analizzato con una tecnologia all’avanguardia, che permette di ottenere una vera e propria fotografia del Dna circolante. Vale a dire, dei pezzettini di Dna che la cellula tumorale rilascia nel sangue.
«La sensibilità della biopsia liquida in un contesto di diagnosi precoce, come per l’appunto il lavoro scientifico appena pubblicato, risulta condizionata da un elevato tasso di falsi positivi», continua il professor Russo, che fa parte del Consiglio Direttivo AIOM, l’associazione che riunisce gli oncologi italiani. «Per questo le ricerche stanno continuando, con l’obiettivo di fare chiarezza su questo aspetto e comprenderne le ragioni».
La strada quindi è ancora lunga. Ma attenzione. La biopsia liquida forse sarà il futuro, però oggi esistono comunque esami e controlli che permettono di cogliere un tumore in anticipo, con percentuali di guarigione anche oltre al 90%. I principali? La mammografia, il pap test, il test sulle feci per la ricerca del sangue occulto, cioè i check da eseguire in base alle raccomandazioni per lo screening, indicate sul sito del Ministero della salute.
E per chi è forte fumatore, è appena stato varato il programma per la salute dei polmoni. Massima allerta anche in caso di qualsiasi cambiamento, come un sintomo che non migliora nonostante le cure, oppure la comparsa di una nocciolina sottopelle, o ancora, alterazioni a un neo. In questi casi non perdere tempo, ma parlarne col medico.
La biopsia liquida viene già utilizzata nell’ambito del percorso di cura per alcune forme tumorali, com’è emerso durante il congresso nazionale di oncologia AIOM22. «Al momento viene impiegata per verificare la mutazione del gene EGFR nel caso del tumore al polmone non a piccole cellule avanzato», chiarisce il professor Russo, che ha appena pubblicato una monografia scientifica sulla biopsia liquida. «In particolare, la scelta cade sulla biopsia liquida nei pazienti che non hanno ancora ricevuto terapie, quando non è possibile eseguire la biopsia tradizionale. Oppure quando la terapia con il farmaco anti-EGFR non dà risultati, per identificare se è intervenuta una mutazione a causare resistenza del tumore nei confronti della terapia. Da poco inoltre viene utilizzato anche nel caso dei tumori del colon retto e del seno, sempre nelle forme avanzate».
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