di Laura Della Pasqua
1. La Vitamina D non protegge dal virus
2. Via libera Ue all’antivirale Paxlovid
3. Il 70% delle segnalazioni di reazione avversa ai vaccini viene dalle donne
1. La Vitamina D non protegge dal virus
L’Aifa ha messo un punto alle discussioni sull’utilità o meno dei farmaci a base di vitamina D per combattere il Covid. L’Agenzia italiana per il farmaco ha chiarito che la somministrazione di questa vitamina è inefficace nella protezione dal virus e per le infezioni respiratorie in generale. Inoltre è inefficace e inappropriata per la prevenzione cardiovascolare e cerebrovascolari e per la prevenzione dei tumori.
La D è un ormone prodotto a livello della cute a seguito della esposizione solare. Piccole quantità possono essere assunte anche con la dieta. È contenuta nel salmone, nell’olio di fegato di merluzzo, nel pesce azzurro, nel tuorlo d’uovo, nel latte, nei latticini, nel maiale. La sua funzione è di regolare l’assorbimento intestinale di calcio e fosforo, favorendo la normale formazione e mineralizzazione dell’osso.
La vitamina D, inoltre, agisce sul sistema immunitario e contribuisce alla normale contrattilità muscolare. Per garantirsi un apporto sufficiente basta esporsi alla luce del sole per 15 minuti al giorno. La dieta non può essere considerata una fonte adeguata perché la presenza, nella maggior parte degli alimenti, è limitata.
2. Via libera Ue all’antivirale Paxlovid
La Commissione europea ha autorizzato la commercializzazione dell’antivirale Paxlovid sviluppato da Pfizer. L’autorizzazione è valida per 5 anni. Prescrivibile dal medico di famiglia, l'utilizzo di questo farmaco deve avvenire entro 5 giorni dalla positività al Covid.
L’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, lo aveva già raccomandato nel trattamento precoce degli individui fragili risultati positivi e ad alto rischio di progressione verso forme gravi (ad esempio, pazienti con patologie oncologiche, affetti da malattie cardiovascolari, diabete mellito non compensato, broncopneumopatia cronica, obesità grave). Circa un anno fa la Commissione aveva autorizzato la sua immissione in commercio in modo condizionale ma ora ha tolto questo vincolo. Il farmaco si assume per bocca.
3. Il 70% delle segnalazioni di reazione avversa ai vaccini viene dalle donne
Nel 14° Rapporto dell’Aifa, sulla sorveglianza dei vaccini, emerge che il 70% delle segnalazioni di sospetta reazione avversa causata dal vaccino, registrate nel biennio 2021-2022, viene dalle donne, mentre il 30% dagli uomini. L’Agenzia per il farmaco spiega queste diverse percentuali con la maggiore attenzione della platea femminile al proprio stato di salute e alla possibile influenza di fattori biologici, ormonali e genetici. Non sembra quindi attribuibile a una diversa esposizione ai vaccini. Infatti la somministrazione è in un rapporto pressoché uguale tra i due sessi. La maggiore differenza di segnalazioni tra i sessi si registra nella fascia di età 40-49 anni dove la percentuale nelle donne è 2,7 volte maggiore rispetto a quella degli uomini.